Di questo passo non si conteranno più i nomi dei possibili commissari alla sanità di Calabria che sistematicamente saltano, rinunciano, vengono impallinati oppure con proposte irricevibili sul piatto sono costretti alla ritirata. E più passano le ore e i giorni e più la partita dentro il governo finisce per prendere la forma di una “metastasi” in grado di mandare a carte quarantotto persino il governo anche perché è lo stesso Conte che ha mostrato ampiamente di non saperne venire più a capo, tutt’altro. Da qui la presa d’atto risoluta e contingente del Quirinale che intende non perdere neanche un minuto di tempo più. La nomina del commissario alla sanità di Calabria è finita direttamente sul tavolo del Capo dello Stato che avrebbe così deciso di scendere in campo, sia pure informalmente e da tessitore, per sbloccare la faccenda in modo definitivo. Convinto, il Colle, che su questa insidiosissima buccia di banana si farà male l’esecutivo, il premier e soprattutto la Calabria e i calabresi che in piena zona rossa (che quasi certamente verrà confermata) si trovano da un mese senza commissario alla sanità che è poi quello che deve firmare, tra l’altro, anche gli acquisti urgenti, le gare, le forniture regionali determinanti in fase pandemica. Un vero e proprio disastro, quello del pantano di Calabria, che potrebbe deflagrare anche in scenari di disordine sociale e il Colle del resto è lì per questo, proprio perché ha le “antenne” più attrezzate.
È quindi iniziato un lavoro diplomatico di alto livello per sbrogliare la matassa e tra le strade che il Quirinale starebbe seguendo in queste ore con più insistenza ci sarebbe quella che porta al profilo inattaccabile non tanto di chi è calabrese per forza ma di chi comunque la Calabria la conosce e conosce pure la materia di sanità. Mettici pure la ‘ndrangheta da contrastare e il “disegno” a matita porta dritti all’ex ministro della Salute ed ex presidente della commissione nazionale Antimafia Rosi Bindi. Tra l’altro eletta proprio in Calabria nel corso dell’ultima esperienza parlamentare. Un nome forte ma non tecnico, dal profilo impegnativo e che ha avuto modo di “apprezzare” tanto la sanità quanto la ‘ndrangheta e la Calabria. Sarà la volta buona? Chissà, presto per dirlo e non è dato sapere al momento cosa ne pensi eventualmente la diretta interessata a tal proposito. Ma sul suo nome si starebbe lavorando. Certo è che sono ore delicatissime per lo scenario politico nazionale e per la Calabria. Dopo la sostanziale bocciatura di Miozzo è sceso il gelo nel governo. Miozzo avrebbe chiesto mani libere e soprattutto, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, avrebbe anche chiesto di rientrare in organico rispetto allo stato pensionistico nel quale si trova. Riduttivo però immaginare che tra le sue richieste e l’offerta del governo ci fosse solo una questione economica sullo sfondo. Più probabilmente, il ginecologo che si è specializzato nello Zimbawe, ha realizzato che sarebbe stato affiancato da robuste figure tecniche gestionali e potrebbe non aver gradito essendo il suo un profilo soprattutto vocato al mondo della cooperazione medica. Certo è che il coordinatore del Cts sembrava ad un passo dalla nomina, così come del resto sembrava anche ad un passo Mostarda (che probabilmente Casalino ha fatto impallinare facendo uscire prima il nome) per non dire dell’ex rettore della Sapienza nominato salvo poi “accorgersi” che la moglie non gradiva il trasferimento di meridiani. Una situazione complessivamente grottesca, ai limiti del ridicolo, con lo stesso premier Conte fortemente indebolito dopo aver assicurato in tv che la partita è chiusa mettendoci la faccia, segno evidente di una situazione fuori controllo soprattutto per lui.
Da qui l’intervento del Quirinale, che sulla faccenda sente “puzza di bruciato”. E sente pure, probabilmente, che la Calabria è ad un passo dal diventare una miccia accesa sopra una tanica di benzina…
I.T.