Una, Bettelini, a presenziare l’inaugurazione dell’Usca di Rossano, l’unità di pronto soccorso mobile che in tempi di Covid vuol dire ospedale all’aperto. L’altra, Panizzoli (che risulta in servizio in Regione Lombardia), qualcuno la descrive ancora in carnee ed ossa a firmare atti aziendali in continuità, come se niente fosse. Una, Bettelini, al vertice commissariale dell’Asp di Cosenza, l’Asp tra le più grandi del Paese e con più euro dentro. L’altra, Panizzoli, omologa di potere e di “padania” a capo dell’ospedale hub dell’Annunziata, il presidio che deve curare più gente tra quelli in circolazione in tutto il Mezzogiorno. Tutte e due unite da un singolare quanto ineffabile destino, che poi è lo stesso che le ha coinvolte al potere di tre quarti di sanità in Calabria (questo il reale peso della provincia di Cosenza). Esperienza manageriale non dissimile, retaggio geografico e di regnanza quasi sovrapponibile, la “chiamata” al vertice delle rispettive aziende nel bel mezzo del “decreto Calabria”, quello con Cotticelli sovrano. Ma c’è un’altra vicissitudine che le unisce ancora di più. Con la decadenza (2 novembre) del vecchio “decreto Calabria” è da intendersi cessata anche la loro regnanza al governo delle due aziende. Immediatamente. È l’articolo 2 del decreto 293 del 1994 a disciplinare, fino a prova contraria, la proroga degli organi amministrativi. «Gli organi amministrativi – si legge – svolgono le funzioni loro attribuite sino alla scadenza del termine di durata per ciascuno di essi previsto ed entro tale termine debbono essere ricostituiti». Detta in altri termini Panizzoli e Bettelini sono da intendersi fuori dal mandato perché non c’è continuità tra il vecchio decreto “scaduto” il 2 novembre e quello nuovo approvato il 4 novembre. Occorrerebbe la ricostituzione di un nuovo rapporto in proroga, sempre naturalmente timbrato da un atto nuovo. In questo caso «gli organi amministrativi – recita invece l’articolo 3 dello stesso decreto – non ricostituiti nel termine di cui all’articolo 2 sono prorogati per non più di 45 giorni decorrenti dal giorno della scadenza del termine medesimo». Panizzoli e Bettelini, così come tutti gli altri commissari sparsi in giro per la Calabria, al 2 di novembre dovrebbero cessare dalle loro funzioni salvo che non intervenga una proroga che però, in ogni caso, non può andare oltre il mese e mezzo. Il punto è che però qualcuno la deve pur firmare una proroga e pare proprio che l’Ufficio del commissario stavolta non ne voglia sapere. Lui sì, Ufficio del commissario con Cotticelli in testa, al comando ancora fino all’insediamento di un nuovo commissario ad acta più due vice, così come recita il nuovo “decreto Calabria”. Ma le altre “cariche” debbono essere prorogate e stavolta Maria Crocco pare proprio non voglia replicare il consolidato terzetto di “dame” al potere (lei compresa, ovviamente). Sta di fatto che proroghe non ne arrivano cosìcché nelle more Panizzoli e Bettelini potrebbero firmare solo atti «urgenti ed indifferibili» al vertice delle rispettive aziende. Consegnando alla probabile nullità ogni altra iniziativa avessero intrapreso o avessero intenzione di intraprendere. «Gli atti non rientranti fra quelli urgenti ed indifferibili adottati nel periodo di proroga sono nulli». Ci sono atti che nel frattempo sono stati firmati e che non rientrano tra quelli considerati urgenti ed indifferibili? Chissà, difficile ipotizzare. Anche perché la materia è delicata e per molto meno, in “padania”, si è finiti in procura tra le corsie della salute…
I.T.