Nella notte esilarante di Calabria, con Cotticelli negli studi di Giletti a metà strada tra seduta spiritica e confessioni esoteriche, ad un certo punto spuntano numeri e palate di milioni. Roba seria, pare di capire. «L’esercizio di quest’anno della contabilità regionale sarebbe in attivo, nel senso che siamo rientrati da una parte di debiti. Peccato che però in contabilità risulta una vecchia perdita di 100 milioni che deriva dal bilancio Mater Domini del 2014. Chissà perché spunta fuori proprio ora questa perdita da passare nei conti regionali. È stato Zuccatelli a tirare fuori questa perdita ora…». Segue Giletti con le sue “ombre” e Mirta Merlino (superficialmente) a ruota e più o meno tutti e due con lo stesso mantra, quindi è stato l’attuale commissario Zuccatelli a trasferire sul groppone regionale una perdita del Mater Domini di cui è commissario? Cotticelli, in sé per una buona percentuale di coscienza, smentisce che sia stato dolo di Zuccatelli ma ormai il palco di questo dubbio si doveva nutrire. Per forza. Tanto la tv passa, è fugace per natura, i numeri e soprattutto i milioni restano però ed è per questo che siamo andati a spulciare un po’ nel recente passato di quei milioni, strada che naturalmente ci porta dritta verso il mistero della Fondazione Campanella. Siamo nel 2014, la Fondazione Campanella esce forzatamente dai giochi. Ha dato abbastanza in termini di debiti (63 milioni di euro). È costola contabile della Mater Domini, direttore generale Tonino Belcastro (dopo di lui De Filippo e Iuliano prima di arrivare ai giorni nostri). Questo debito storico e consolidato si incancrenisce nel ventre del bilancio Mater Domini che a sua volta deve assorbire tutti i dipendenti della “defunta” Fondazione Campanella. La Regione interrompe le rimesse per la Fondazione ma nel frattempo Mater Domini deve accollarsi per 3 anni il personale che ha assorbito, circa 24 milioni all’anno. Ne nasce un contenzioso giudiziario tra la Regione che interrompe le rimesse e la Fondazione, che a sua volta è di pertinenza della Mater Domini. In poche parole il bilancio del policlinico si trova in “pancia” dei presunti crediti che la Regione non riconosce nel mentre ha dovuto assorbirne i debiti, tutti, pagando anche per 3 anni il personale della Fondazione stessa (sul perché è fallita, sul perché ha perso tanti soldi e sul perché chi l’ha amministrata ha solo constatato perdite resta, sempre fitto, il mistero..). Dal 2015 al 2018, contabilmente, la Mater Domini tiene in situazione patrimoniale contabile i presunti crediti nei confronti della Regione, sia pure derivati dalla Fondazione. Crediti, giova ricordarlo, non chirografari, quasi scritti sulla sabbia (e nonostante tutti i dubbi del collegio sindacale…). Ma tant’è. Finché si arriva alla sentenza 1189 del 2020, è la Cassazione a pronunciarsi. È il mese, guarda caso, dell’arrivo di Zuccatelli al vertice commissariale del Mater Domini. La sentenza è chiara, la Regione non deve nulla alla Mater Domini a proposito dei presunti crediti della Fondazione Campanella. Niente di niente. E così Mater Domini deve metterci una croce sopra, mettersi l’anima in pace. I 63 milioni che ha ereditato dalle perdite della Fondazione Campanella nel 2014 deve metterli in bilancio e deve farlo subito, nell’esercizio corrente altrimenti si va verso il reato di falso in bilancio. Non sono più esigibili i crediti, che peraltro non erano neanche chirografati. 63 milioni che Mater Domini porta nel conto, inesorabilmente, della cassa comune regionale nel giro tra aziende sanitarie e ospedaliere. A questa cifra Mater Domini aggiunge 38 milioni di interessi moratori per ingiunzioni a cui nessuno si è opposto più 14 di accantonamenti per esecuzioni. Senza il malloppo della Fondazione diventato inesigibile (dopo la sentenza della Casazione) Mater Domini avrebbe trasferito in bilancio una perdita di “soli” 15 milioni eppure Cotticelli, nella serata esilarante di Calabria, manda in visibilio Giletti con la storia dei 100 milioni tirati fuori proprio ora a corollario di un fantomatico complotto. E tirati fuori da Zuccatelli. Che invece ha evitato il falso in bilancio se avesse tenuto ancora in “pancia” il passato di una Fondazione che ha conosciuto il silenzio di 4 governatori e decine di dirigenti…
I.T.