Covid19, l’Annunziata su Le Monde

"Mentre parliamo, nel mio reparto, ci sono otto pazienti i cui letti sono stati sistemati nei corridoi, in attesa di una stanza". Così Giuseppe Foti, direttore del reparto di Malattie Infettive racconta la seconda ondata di coronavirus al quotidiano francese.

Dopo la ribalta nazionale, le “disgrazie” sanitarie della Calabria arrivano dai cugini d’oltralpe. Su Le Monde, il giornalista Jérôme Gautheret scrive un articolo (riservato agli abbonati del prestigioso giornale) dove racconta come la seconda ondata del Covid-19 ha messo in ginocchio i calabresi a causa di un sistema sanitario fragile, commissariato da oltre 10 anni e sott’assedio dalla ‘ndrangheta. E come di fatto la sanità calabrese “non è stata mai veramente sostenuta”.

Qui un estratto dell’articolo:

“Per ora stiamo trattenendo lo shock, ma sappiamo tutti che avremo dei giorni difficili davanti. » Con lineamenti tirati e occhi vaghi, Giuseppe Foti si esprime con la voce strascicata di chi non ha dormito una notte intera da troppo tempo. Posto in prima linea nella lotta alla seconda ondata di Covid-19, il direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale di Reggio, la più grande città della Calabria, affacciata sullo Stretto di Messina, non cerca di nascondere l’estrema gravità della situazione.
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“L’ospedale ha ritardato tutto ciò che poteva essere ritardato e servizi come oncologia ed ematologia sono riuniti in un altro sito, a quattro chilometri da qui. Inoltre, abbiamo raddoppiato la nostra disponibilità di letti per terapia intensiva e stiamo aumentando la nostra disponibilità di letti “, elenca. “Ma mentre parliamo, nel mio reparto, ci sono otto pazienti i cui letti sono stati sistemati nei corridoi, in attesa di una stanza”, ammette Giuseppe Foti.
Dal decreto del presidente del consiglio, Giuseppe Conte, del 3 novembre, la Calabria è stata una delle prime regioni italiane poste in zona rossa. “Ma qui è più legata alla capacità di risposta del sistema sanitario, più debole che altrove, che alla situazione stessa”, prosegue il medico.
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Debito pesante
In tutta Italia, il bilancio dell’epidemia di Covid-19 è peggiorato pericolosamente negli ultimi giorni. Con 38.000 pazienti ricoverati a livello nazionale la sera di domenica 22 novembre, il picco di aprile è già stato superato e le 4.800 morti registrate negli ultimi sette giorni ricordano il picco della prima ondata. Ma la grande differenza con la primavera è che questa volta l’intero paese ne risente. Tuttavia, le risorse delle infrastrutture sanitarie sono distribuite in modo molto disomogeneo sul territorio, il che significa che, anche se in termini assoluti la maggioranza dei pazienti si trova ancora al Nord, è al Sud che gli ospedali di fronte alle situazioni più difficili. Nei giorni scorsi le immagini di Napoli, dove i pazienti sono stati riforniti di ossigeno nella loro auto, nel parcheggio dell’ospedale Cotugno, per mancanza di posti letto disponibili, hanno terrorizzato il Paese, illuminando con una luce dura l’ampiezza del disuguaglianze regionali nell’assistenza.
Sulla scala della Calabria, la differenza con la primavera è molto importante: dei 222 morti registrati dalla Protezione civile italiana dall’inizio della crisi, 50 sono stati negli ultimi sette giorni. In valore assoluto, queste cifre restano modeste, ma sufficienti a mettere in pericolo gli equilibri locali molto precari….

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