Non solo rischio incompatibilità, il comando di controllo a chi non può controllare l’azienda per statuto. Ma, a qunto pare, un gigantesco ritorno al passato dietro la “messa nell’angolo” del generale Mariggiò, commissario di Calabria Verde dimissionario ma fino ad un certo punto nel senso che venuta meno (drammaticamente) la presenza di Santelli chi dopo di lei non potrebbe procedere alla nomina di uno nuovo. Tanto più, “nuovo”, se è funzionario del dipartimento Agricoltura, il codice istituzionale da cui dipende Calabria Verde e che dovrebbe rimanere “terzo” rispetto alla gestione finanziaria dell’azienda dei forestali di Calabria. Questo almeno recitano le regole. Scritte sulla sabbia, a quanto pare. Perché la Cittadella avrebbe proceduto lo stesso all’individuazione di Pino Oliva quale nuovo commissario di Calabria Verde, naturalmente funzionario del dipartimento Agricoltura e da qui la (probabilissima) trappola del conflitto di interessi. Avrebbe proceduto, Cittadella, perché il condizionale è d’obbligo di questi tempi e non a caso dopo il precedente servizio de “il Fatto di Calabria” e la successiva interrogazione parlamentare di alcuni deputati Cinquestelle, a proposito dell’incompatibilità di Pino Oliva, più d’uno è convinto che la nomina stessa sia stata messa in discussione.
Ma se il rischio incompatibilità rappresenta l’impianto “teorico” della faccenda c’è da fare i conti poi con quello “pratico”, d’insieme, e non sono pochi quelli nel Palazzo che associano il nome Oliva alla famigerata “cricca” del passato, con Furgiuele capostipite di una stagione ai vertici dei “boschi” finita poi nel mirino della procura per presunta malagestione e mal utilizzo dei fondi comunitari. Stagione Furgiuele che include di diritto anche il profilo di Alfredo Allevato, ex dirigente Afor che sarebbe stato “allontanato” da Calabria Verde perché, a quanto pare, sarebbe stato stabilizzato senza procedura concorsuale e coinvolto in una inchiesta della procura per presunto indebito utilizzo dei fondi comunitari al fine di pagare la manodopera (a suo carico vi sarebbero anche procedimenti dinnanzi alla Corte dei Conti, evidentemente per danni erariali). Proprio Allevato conserva un ricordo assai “fortunato” di Oliva, testimonial di un decreto di liquidazione nei suoi confronti (settore agricoltura, n° 1277 del 13 settembre 2014 di euro 43.793,10 euro) in qualità di direttore operativo dell’Apq “Tagiri”. Competenze per attività svolte, fino a prova contraria. Ma con la lentezza della burocrazia trovare chi sigla un decreto di liquidazione (più di 40mila euro) di questi tempi non è cosa da poco. Sono passaggi che rimangono nel “cuore”…
I.T.