Calabria in zona rossa «per “colpa” della politica regionale»

È direttamente il Consiglio dei ministri, in una nota di sintesi, a raffigurare sul sito istituzionale le responsabilità della Cittadella. Con linguaggio e dialettica del tutto irrituali. Il grande inganno delle terapie intensive: 400 annunciate, 270 finanziate o in bilancio e solo 6 effettivamente in funzione...

Un linguaggio, e persino una grafica colorata, come fosse un comitato di cittadini o magari un sindacato a bocciare la Regione. Condannandola alla “pena”. Ma la notizia è che stavolta è direttamente il Consiglio dei ministri, sul proprio sito istituzionale, a suonarle di santa ragione alla Cittadella e questo, per movenze e dialettica, potrebbe rappresentare un inedito per certi aspetti. Spirlì “impugna” e si minacciano battaglie dalle contrade conterranee? Osservare il grafico colorato di rosso per credere, sinteticamente pubblicato dal Consiglio dei ministri nella nota allegata al nuovo “decreto Calabria”, quello che reitera il commissariamento. Cosa non ha fatto la Regione in questi mesi, viene riassunto nel titolo esaltato a slogan. «Non ha incrementato di 136 posti letto le terapie intensive (Dca 91 del 18/6)». «Non ha incrementato di 134 posti letto le terapia semi intensive (Dca 104 del 29/7)». «Non ha aggiornato il piano del fabbisogno (Dpcm 14/3)». «Non ha proceduto ad assumere 500 tra personale medico e paramedico (Dl 34 del 19/5)». «Non ha attivato 37 posti Usca (Dpgr 25 del 19/3)». «Non ha attivato il centro Covid regionale». «Non ha attivato le residenze Covid». Ma la dialettica più sconcertante, e irrituale, il Consiglio dei ministri la usa nella nota di sintesi di accompagmamento alla grafica. «La Calabria è stata dichiarata “zona rossa” non perché ha un numero di contagi elevati, anzi, bensì perché la politica regionale…» e parte la raffica delle cose non fatte.
Alzi la mano, chi se la passa tra i 50 e i 60 anni, se ha mai letto qualcosa di simile, nella formulazione del linguaggio, tra Consiglio dei ministri e Regione. Sberle in pieno viso che si concludono, nella nota di sintesi, con il commento (e gli euro dentro) a proposito delle cose non fatte dalla Regione. «È rimasto tutto sulla carta, pur in presenza di 86 milioni di euro destinati alla Regione Calabria e non ai commissari». Come dire, puntualizzandolo sempre in forma del tutto irrituale, queste sono solo e soltanto colpe vostre.
In un esilarante (poi diventato tragico) post dell’11 marzo e in piena prima ondata Jole Santelli brindava alle terapie intensive che sarebbero piovute a grappoli. «In accordo con il dipartimento e con il commissario Cotticelli è stato approvato il piano di attivazione di 400 posti letto di terapia intensiva e sub intensiva per le aree nord, centro e sud della regione». 90 a consolidare grossi centri urbani e ospedali hub e «ulteriori 310 che verranno così attivati: 110 nell’area nord nelle strutture di Paola, Rogliano e Rossano, 100 posti per l’area centro nelle strutture di Germaneto e Tropea. Nell’area sud saranno attivati 100 posti, nelle strutture di Gioia Tauro, Locri, Melito Porto Salvo». È un post trionfante, post mortem riletto solo in forma tragica, dell’11 marzo. 400 nuovi posti tra terapia intensiva e sub intensiva. Forse all’epoca Jole Santelli ha sparato grosso ma fino ad un certo punto perché in bilancio il governo mette 86 milioni di euro, di cui 45 liquidati e gli altri a bilancio, per un totale di 270 tra incremento di terapie intensive e sub intensive in Calabria. Non male per attrezzarsi alla seconda ondata, quella del dopo estate. Allo stato però, siamo nel pieno del fango che ritorna e assale, sono state attivate e sono in funzione solo 6 nuove postazioni di terapia intensiva in tutta la regione. Un’altra scarsa trentina risulta attivata ma solo sulla carta, c’è il lettino con il monitor a fianco ma non sono stati collegati neanche i fili. Un po’ poco per 45 milioni già liquidati dal governo. E Spirlì “impugna”…

I.T.