Il “tarocco” che s’è fatto grave, su scala nazionale, diventa anche il “tarocco” che deve essere difeso ad ogni costo. Con duplice strategia mediatica dopo la sberla del Corriere della Sera (che anche il Fatto di Calabria ha rilanciato). Da un lato Belcastro a farsi “primario” e dall’altra, il “primario” vero dell’Annunziata di Cosenza, a calmare gli animi smentendo di aver in qualche modo lasciato intendere al primo quotidiano nazionale d’aver trovato alla sera numeri diversi rispetto a quelli comunicati in precedenza.
La risposta della Cittadella è tutta concentrata nel Tg3 Calabria delle 14. Con il microfono ben saldo al cospetto Belcastro affronta la vicenda dei dati al “tarocco” e motiva il suo perché. Spiegando che la taske force della Regione che lui guida si è limitata solo a indagare sulle reali condizioni di gravità dei 14 pazienti ricoverati in terapia intensiva a Cosenza. Della serie, vuoi vedere che non sono poi tutti con il tubo ficcato nei polmoni? E infatti ve ne sono solo alcuni di questi a respirare solo con artificio mentre altri, la gran parte, è nel limbo di coloro che son sospesi. Troppo malati per passare in reparto e con sufficiente ossigeno ancora nei polmoni, invece, per non essere intubati. La scienza li chiama in terapia sub intensiva, con aiuti per respirare non invasivi al punto da necessitare il tubo nei polmoni. Alla medicina, al Padre eterno, e al fato per chi non ci crede, stabilire quando e come un paziente in sub intensiva deve transitare all’inferno della respirazione artificiale o in reparto ma nel martedì del “tarocco” di Calabria la taske force guidata da Belcastro si trasforma in Istituto superiore di sanità e smonta tre quarti di terapia intensiva a Cosenza. Non nel senso che c’è chi sta meglio e va in reparto ma nel senso che la Regione comunica al ministero solo gli intubati e non anche quelli che sono comunque ricoverati in terapia intensiva pur respirando in parte autonomamente. Belcastro quindi dai microfoni della Tgr si fa “scienza” e discerne sapientemente i malati, nonostante fino al giorno pima fossero tutti catalogati in classica terapia intensiva. «Solo una accurata selezione razionale» si difende Belcastro con il microfono ben saldo a pochi centimetri. Responsabile della taske force Covid che fa anche il punto sui famigerati milioni non spesi per rafforzare la sanità di Calabria dopo la prima ondata. «Sono in tutto 99 i milioni destinati alla Calabria – ammette Belcastro -. 45 effettivamente arrivati con due decreti nelle casse della Regione, che abbiamo trasferito ad Asp e ospedali per potenziare gli organici e 54 contenuti nel decreto del governo che però sono nelle mani dell’ufficio del commissario straordinario, su questo siamo stati completamente esautorati». Dopo di che tocca al primario di Rianimazione dell’Annunziata di Cosenza, Pino Pasqua, smentire definitivamente lo stupore del “tarocco”. «Nessuno ha mai detto che la Regione ha cambiato i numeri dei ricoveri in terapia intensiva trasmessi da noi. Abbiamo trasferito dei dati che ci siamo poi ritrovati in tabella». Secondo quanto invece riporta il servizio del Corriere della Sera, in un pezzo a firma di Carlo Macrì (ripreso anche da il Fatto di Calabria), Pino Pasqua avrebbe detto che «martedì 3 novembre, come ogni pomeriggio, ho inviato all’Azienda sanitaria il numero dei degenti ricoverati nella mia Unità, in tutto 14 persone. Dieci erano in terapia intensiva, due in sub intensiva, quest’ultimi erano meno gravi perché hanno un fabbisogno diverso, collaborano, hanno una ventilazione meno invasiva». Peccato però che alla sera, dati alla mano forniti dalla Regione al ministero, quelli in terapia intensiva “vera” diventano 2, esattamente al contrario…
I.T.