Minicuci vede Salvini, Falcomatà “sogna” Renzi…

Caldo e “stretto” il percorso ad ostacoli per l'indicazione del candidato del centrodestra a sindaco di Reggio. Ci sono opposizioni interne ma il leader della Lega per ora non molla l'indicazione del direttore generale del Comune di Genova, che resta in pole position. Dall'altra parte il sindaco uscente non fa mistero di voler recuperare un suo vecchio “amore”, quello con “l'altro” Matteo...

Il compleanno della sua “fiamma” Francesca Verdini era ed è rimasto il principale appuntamento di Matteo Salvini nella serata di ieri ma l’adrenalina da preliminari non gli ha impedito di incontrare, un’altra volta, Antonino Minicuci, direttore generale del Comune di Genova e profilo che il leader della Lega ha individuato da un pezzo per la corsa a sindaco di Reggio. Non è ovviamente la prima volta che s’incontrano, è solo l’ultima in ordine di tempo. Ma anche questo recentissimo incrocio è servito a Salvini per ribadire a Minicuci, e a se stesso, che (per ora) non si indietreggia rispetto a quanto scelto a suo tempo. È il professionista di Melito Porto Salvo il volto ideale per Palazzo San Giorgio, secondo Matteo Salvini. Che immagina con questo “colpo” di provare a togliere Reggio (e la Lega) da secche sempre viscide e insidiose lungo lo Stretto. Ma un conto è la volontà reiterata del leader, altro è il confronto a coalizione aperta e a calci sotto il tavolo da dentro e fuori il Carroccio e non a caso non ci si incontra ufficialmente, si lavora di diplomazie così da arrivare al faccia a faccia senza dover litigare per forza. Ma i tempi si stanno allungando nervosamente. Non a caso Fratelli d’Italia spinge ufficialmente (con una nota) per l’accelerata, per la riunione definitiva e, sempre non a caso, Forza Italia riunisce tutti i “suoi” a Roma per decidere il da farsi non escludendo persino (come scenario ritorsivo apocalittico ma non troppo) una corsa in solitudine.

Il partito di Meloni riconosce alla Lega la nomination, nello scacchiere della spartizione è del Carroccio la corsa per Reggio. Purché ci si muova però, questo il tenore anche dell’ultima sortita di Wanda Ferro. Dal versante dei berlusconiani invece la partita è più spigolosa e ci si mette di traverso in maniera più organizzata nei confronti di Minicuci. Alfiere del “no” al direttore generale del Comune di Genova è Ciccio Cannizzaro, ovviamente con l’appoggio di Jole Santelli che potrebbe persino aver scelto di fargli intestare la crociata quando invece è lei per prima che gradisce altri profili per la corsa a sindaco di Reggio. Chissà. Che sia l’uno o l’altra a volerlo di più il “no” a Minicuci è forte dalle parti azzurre al punto che Cannizzaro potrebbe scegliere un uomo tutto suo (di disturbo) per il primo turno, in attesa del ballottaggio evidentemente. Ma problemi alla candidatura di Minicuci arrivano anche dall’interno della Lega con Tilde Minasi che invece sponsorizza fortemente la candidatura a sindaco del figlio dell’ex procuratore di Catanzaro, Lombardo. Che ha un altrettanto profilo dignitosissimo ma con un “problema” di troppo per Salvini, un fratello assessore a Bologna in quota Pd. Lombardo, a dar retta a chi si nutre di salvinismo, non è mai stato in partita neanche un giorno eppure la capogruppo in consiglio regionale, Tilde Minasi, non arretra. Battaglia di principio o uso strumentale del confine così da individuare un terzo nome, un superamento? Il superamento, a ben vedere, potrebbe condurre dritto alla sua stessa candidatura, proprio di Tilde Minasi. Che qualcuno giura sia stata offerta agli albori della corsa, altri invece sostengono che è lei stessa che sotto sotto ci lavora per “deduzione”. Minasi potrebbe mettere d’accordo quella parte di Forza Italia che non gradisce Minicuci (e chissà perché…). E strapperebbe un sorriso pure al vicepresidente della giunta Nino Spirlì perché se eletta sindaco lascerebbe il posto in consiglio regionale alla sua grande amica Roy Biasi. Ma prima, però, c’è da superare lo scoglio più grande e cioè proprio Salvini. Che su Minicuci pare abbia piazzato la linea del “Piave” per la Lega in Calabria. Della serie, ci siamo scottati abbastanza, ora caliamo assi di cuori oppure non gareggiamo del tutto. A ben vedere un “casotto” non da poco all’interno del centrodestra e chi pensa che sia tutto qui “l’universo” rischia di sbagliare. Perché in partita, concorrenti potenziali di disturbo ma che rosicano consensi e nemmeno pochi, ci sono Castronuono, Zagami e Marcianò. Il primo entra in gioco solo se vuole, appunto se qualcuno di Forza Italia dello Stretto decide di contarsi contro la coalizione. Il secondo è una ipotesi se non se ne esce dallo scontro tra Minicuci e Lombardo (Minasi). Il terzo, o la terza, va per ora per fatti suoi e va come un treno nel senso che raccoglie adesioni e vento in poppa, naturalmente in direzione di un polo civico. Qualcuno ha tentato anche di “agganciare” Marcianò in quota coalizione, passando da Salvini. Ma il passato di assessore con Falcomatà (quindi dall’altra parte del campo) pare abbia pesato come un definitico macigno per la sua nomination.

Ma allo stato è la guerra di Ciccio Cannizzaro (e/o di Jole Santelli) a bloccare il tavolo attorno a Mininuci. Dietro poi, ma mica tanto, l’altra intifada che Minasi si intesta e che viene dall’era scopellitiana. Cannizzaro non può subire la nomination di Reggio peraltro in mano ad un dirigente di portata nazionale, questo il senso politico. E per evitare questo pare sia disposto a indicare un nome tutto suo per la corsa di disturbo. Oppure, scenario solo parzialmente clamoroso, dirottare su Renzi e il renzismo così da avere mani più libere. E già, l’approdo renziano così da non dover dar conto alla coalizione. Ed è qui, in questo “arcipelago”, che potrebbe incontrare addirittura le sorti del sindaco uscente, Giuseppe Falcomatà. Perché anche lui da qualche tempo “sogna” una notte sì e l’altra pure il grande ritorno alla corte “dell’altro” Matteo, il suo vecchio amico Renzi. Con le percentuali che si ritrova il Pd a Reggio, del resto, si può anche lavorare di sperimentazioni, specie poi se suggestive. E Falcomatà alla corte di Renzi non spiazzerebbe solo quei malumori dentro al Pd che comunque non lo voterebbero ma andrebbe a pescare dentro quel centrodestra tutto reggino che se arriva il super dg di Genova, in quota Salvini, rischia di rimanere “freddo”. Anche Cannizzaro, nel (poco) segreto dell’urna se costretto a scegliere tra Minicuci e Falcomatà (nel frattempo ridiventato renziano), potrebbe rifletterci…

I.T.