La Fiamma di Fdi pronta a stare fuori dalla giunta?

Le bufere giudiziarie mandano nel panico il partito di Meloni in Calabria ma il “ridimensionamento” che si intuisce potrebbe non star bene. Qualche “alleato” mostra di potersene approfittare fin troppo...

A metterli tutti insieme, e in fila, fa indubbiamente un certo effetto. E tutti in un arco temporale che non supera l’anno astronomico. Alessandro Niccolò, Giancarlo Pittelli, Domenico Creazzo. Per non dire di Peppe Neri che entra e esce dalle carte dell’ultima inchiesta ma che tutto appare tranne che un “turista”, nella lente della Dda. Al più un concorrente, un antagonista di Creazzo magari buono per altri fascicoli, ove mai dovessero arrivarne. Lo sbarco dei numeri grossi di Fdi in Calabria, non c’è che dire, ha portato sfortuna alla Fiamma di Giorgia Meloni e qualcuno avrà iniziato a spiegarle che con i decimali che crescono a vista d’occhio, in Calabria, sono sempre arrivati appresso guai di supporto, come l’Iva sul valore aggiunto. Ma i voti il partito di Wanda Ferro in Calabria li ha presi e i consiglieri pure, non è semplice mettere da parte ora le schede e giocare tutto e tutti da “esterni”. Lo schema, prima di Ultimo e dei telescopi di Savaglio, parlava chiaro per la Fiamma. Due postazioni che contano, oppure presidenza del consiglio e un assessorato. Numeri alla mano questo suggeriva l’aritmetica, al netto degli esterni di “lusso”. Sicché ad un certo punto inizia il massacro mediatico su Creazzo e, del tutto casualmente ma successivamente, gli arresti domiciliari. Creazzo che guarda caso, ma chissà se a caso, era in pole proprio per la presidenza del consiglio regionale. Difficile dopo la “botta” giudiziaria immaginare ora due postazioni di rilievo per Fratelli d’Italia in Calabria, per svariate ragioni. E ancor più difficile però non intravedere un progetto e una trama politica dietro l’altro nome forte che avanza proprio per la sedia più alta di Palazzo Campanella, e cioè Baldo Esposito. Fonti che ne sanno, e non da oggi, più degli altri in giro sussurrano che proprio Baldo Esposito rappresenti l’ultima carta di Pino Gentile prima del suo ricorso, anticamera della guerra aperta contro la regnanza. Fuori dal consiglio dopo 40 anni sì, ma che almeno si possa indicare il presidente. Questa sarebbe la piattaforma dell’ultima mediazione possibile tra i blocchi, con Santelli ovviamente a mediare dal momento che in pochi vorrebbero essere al posto suo con tutti i “cani all’osso”. Ed Esposito alla presidenza del consiglio solo una cosa può significare per Fratelli d’Italia in termini di potere reale in Regione, che di assessorati ne avranno solo uno. Uno soltanto. E proprio questa prospettiva, ormai evidente ogni ora che passa, potrebbe non scendere in gola né a Meloni né ai vertici del partito calabrese. Non a caso circola con insistenza una voce che agevolmente valica ogni corridodio. E cioè che Meloni, un po’ per dare un segnale forte ai suoi di Calabria e un altro po’ per mostrare le unghie a Santelli, potrebbe decidere di non entrare del tutto in giunta. Se due sono troppi ora come ora uno non basta, così imparano tutti la lezione, Fratelli d’Italia compresi. È solo una ipotesi ma c’è chi è pronto a giurare che non sia per nulla campata in aria…

I.T.