
Una fonte anonima, scrive il quotidiano nazionale online Tpi. Ma certa dal momento che “carta canta”, ha portato documenti. Anomima poi fino ad un certo punto visto che s’è presentata con una bandiera al collo, la fonte, quella del Pd. «Pur preferendo restare anonimi esponenti del Pd di Vibo Valentia – scrive il giornale online Tpi – ci hanno consegnato una delibera del consiglio comunale del ’97 in cui compare il nome di Maurizio Talarico nella lista dei consiglieri. Ma tra i banchi del centrodestra…». «Talarico è stato consigliere comunale di maggioranza a Vibo Valentia in una giunta di centrodestra, questo è un dato oggettivo» raccontano queste fonti del Pd di Vibo a Tpi. «Sindaco era Alfredo D’Agostino, di Forza Italia». C’è fuoco sottocenere e trasversale in queste ore attorno alla possibile nomination di Maurizio Talarico in quota civica ma con le vele sospinte dal Pd. E non è detto che “inciampi” vari, ovviamente anche mediatici, non dispiacciano poi così tanto niente di meno che al Nazareno. Non sono pochi, infatti, quelli che sostengono che sia proprio la segreteria nazionale del partito a non sapere come “liberarsi” della nomination del “re delle cravatte”.

Da quanto si apprende Talarico avrebbe affrontato il tema della sua disponibilità a vivere una campagna elettorale ma solo attraverso colloqui informali, nelle intercapedini del Palazzo e mai nella stanza dei bottoni. Diciamo che si sarebbero solo “annusati” a vicenda, fino alla indisponibilità di Talarico diffusa mediaticamente grazie al video di “un giorno da pecora”. E qui nasce e si autorigenera un altro giallo che svela Tpi, oltre a quello della presenza di Talarico tra i banchi berlusconiani di Vibo anni fa. È proprio il “re delle cravatte” a dichiarare al sito nazionale che in queste ore Zingaretti non lo ha ancora sentito ma che sarebbe stato il segretario nazionale giorni fa a proporgli la candidatura, prima di proporla poi a Rubbettino. Versione questa che non concide con quanto è in nostro possesso e cioè che una vera e propria “offerta” Zingaretti in quanto segretario non l’avrebbe mai inoltrata all’imprenditore. Che si sarebbe poi di fatto solo autoproposto. Staremo a vedere ma è chiaro che la vicenda ormai è paradossale in termini proporzionali all’intera partita, quella del Pd e del voto di Calabria. Regione che conosce ora ufficialmente la data del voto, come da noi ampiamente anticipato e cioè il 26 gennaio. Ma che allo stato vive tra “colori che son sospesi”. A destra come a manca.
I.T.