Un nuovo commissariamento per l’Asp di Vibo?

Come nel 2010 si profilano gravi irregolarità negli atti amministrativi. Le carte sul tavolo anche della magistratura

L’Asp di Vibo Valentia è una polveriera pronta ad esplodere. Valanghe di ricorsi, esposti e richieste di accesso agli atti hanno sommerso gli uffici amministrativi negli ultimi mesi. Oggetto del contendere gli esiti dei concorsi per la nomina del direttore del distretto sanitario unico e la carica di primario a Chirurgia, Pediatria, Ginecologia. Le cause fino ad oggi arrivate in tribunale hanno bocciato l’operato dell’Asp di Vibo Valentia.

Per ben due volte il giudice del lavoro ha chiesto la revoca della nomina del dottor Damiani a direttore del distretto sanitario unico.

L’Asp ha immediatamente sospeso la delibera di nomina – in attesa della trattazione di merito del caso che avverrà il 12 luglio – e ha affidato l’incarico ad interim al dottor Miceli che è diventato “uno e trino” perché è anche dg facente funzioni (la dottoressa Caligiuri è assente per malattia) e direttore sanitario aziendale dell’Asp vibonese.

Il giudice del lavoro ha contestato all’Asp di aver nominato Damiani in via “fiduciaria”, cosa non prevista per il ruolo a concorso. Tre i profili di contestazione emersi dall’ordinanza: a) la commissione non ha prodotto una terna di candidati, b) il direttore generale, nel designare alla direzione del distretto uno dei candidati non collocatisi al primo posto in graduatoria (e oltretutto ammesso con riserva per espressa determinazione della commissione esaminatrice: v. verbali in atti), non ha «motivato analiticamente», come pure apertamente imposto dalle conferenti norme primarie, riproposte dallo stesso avviso pubblico (emanato – si badi – per la copertura di un posto di “direttore” del distretto sanitario unico di Vibo Valentia), a mente del quale «il Direttore del Distretto è nominato, dal Direttore Generale, con provvedimento adeguatamente motivato, all’interno della terna di idonei selezionati dalla Commissione di Selezione», e c) la scelta è ricaduta su di un candidato la cui riserva di partecipazione alle operazioni selettive – appunto disposta dal consesso esaminatore – non risulta esser stata sciolta prima dell’atto definitivo d’investitura.

Per il giudice il direttore del distretto sanitario è equiparabile a un primario quindi deve essere valutato per titoli, curriculum e attività. Così come peraltro è anche scritto nell’atto aziendale dell’Asp.

Diciamoci la verità all’Asp di Vibo ci avevano provato a farla franca ma l’ostinazione di tre medici ha avuto la meglio.

E ORA IL PIANO DEL FABBISOGNO AZIENDALE?

Che ne sarà degli atti firmati dal dottor Damiani e vidimati dalla direzione generale dell’Asp? Uno fra tutti il documento di programmazione aziendale per il biennio 2018/2019.

Il dottor Damiani nei suoi sei mesi di attività ha predisposto una ricognizione del fabbisogno strumentale e materiale che lo ha portato a stimare un impegno di spesa di un milione e trecento mila euro per l’acquisto di materiale odontoiatrico, arredo sanitario e ben 12 pc e stampanti.

A questa domanda ancora nessuno sa rispondere, tant’è che visto la straordinarietà della revoca. Anche il dottor Miceli ha rimandato ogni provvedimento al rientro del direttore generale Caligiuri.

IL CURIOSO CASO DI GINECOLOGIA

Dall’esito clamoroso è stata o il concorso per Ginecologia e Ostetricia. Il candidato indicato come vincitore, il dottor Sorrenti non aveva i requisiti per partecipare al concorso figuriamoci per vincerlo. L’Asp è corsa subito ai ripari ed ha ritirato l’atto di nomina. Tuttavia, non ha ancora provveduto a nominare la seconda in graduatoria, la dottoressa Ermio unica ad avere i requisiti per essere nominata primario, poiché che il terzo, il dottor Cervadoro a settembre andrà in pensione.

GLI ALTRI RICORSI

Nei giorni scorsi sono stati depositati in tribunale anche il ricorso del dottor Carlo Talarico in relazione all’esito del concorso di direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia e della dottoressa Caterina Procopio per il concorso di direttore dell’Unità Operativa di Pediatria dell’Ospedale di Vibo Valentia.

Anche in questi due casi, si contestano presunte irregolarità nello svolgimento del concorso finalizzate a favorire un concorrente piuttosto che un altro. Uno dei due ricorrenti, settimane fa aveva persino presentato un esposto alla commissione speciale di vigilanza della Regione Calabria. Senza esito.

La commissione si sarebbe dovuta riunire l’11 giugno scorso ma la seduta è stata rinviata a data da destinarsi. Si sa, la politica regnante non ama fare mea culpa.

IL RUOLO DELLA POLITICA

Se i primari si nominano per concorso così non è per i direttori generali che sono “scelti” dal governatore o dal politico del luogo di riferimento.

Solo così si spiega il silenzio del Partito Democratico sul pasticciaccio dei concorsi all’Asp di Vibo. Molti dei ricorsi oltre ad essere presentati al tribunale del lavoro finiranno con molto probabilità sul tavolo del procuratore Giordano.

Nei giorni scorsi, l’unico ad intervenire, sollecitato da un quotidiano locale, è stato il consigliere regionale vibonese del Pd , nonché presidente della commissione sanità regionale Michele Mirabello: “Non ho nulla da dichiarare né da commentare per una vicenda sottoposta al vaglio del tribunale e non definita. Si tratta di vicende di natura esclusivamente amministrativa. Io mi occupo di politica facendo il consigliere regionale non certo dei procedimenti amministrativi dell’azienda sanitaria”.

Eppure in un esposto di un ricorrente si legge «Ma la verità è che i Commissari non potevano non incorrere in tutte le suesposte violazioni in quanto per favorire spudoratamente il dr. (…) e consentirgli di occupare il primo posto nella terna degli idonei, hanno dovuto svalutare i curricula degli altri partecipanti dando il massimo a chi valeva il minimo. Non si trascuri che Vibo Valentia, nonostante sia un piccolo capoluogo di provincia, è storicamente una città profondamente condizionata dalle lobby e tra queste spicca la massoneria che ivi vanta numerosi adepti. Orbene, stando alle “voci di paese”, la massoneria ha avuto un ruolo centrale nella determinazione della terna degli idonei in quanto è intervenuta in maniera decisa e determinata a favore del dr. (…)».

UN PASSATO IN MANO A UN COMMISSARIO STRAORDINARIO

Non serve un esposto per avere la certezza che la criminalità, lobby e massoneria abbiano e abbiano avuto le mani in pasta nell’Asp di Vibo Valentia. Per questo basta leggere il decreto di commissariamento dell’Asp firmata dal ministro degli Interni Roberto Maroni nel 2010. A distanza di otto anni la situazione non sembra essere migliorata e c’è di nuovo un leghista a Viminale. E se due indizi sono una prova….