Se la sanità pubblica “aiuta” quella privata: l’ultima crociata di Scura. Il caso dell’Annunziata

 Il commissario tiene duro prima (forse) di cedere il passo e continua a mandare messaggi ai naviganti: qualcuno lavora per pochi quando invece dovrebbe lavorare per tutti. E all’ospedale di Cosenza c’è chi confessa a bassa voce: al pronto soccorso li mandano per interventi ortopedici in un’altra clinica...

Solo ieri, dicasi ieri per l’esattezza, in una clinica di Cosenza (Scarnati, ndr) sono stati spediti per interventi di natura ortopedica (direttamente dal pronto soccorso dell’Annunziata) C.M. per frattura al perone e M.L.F. per lesione al tendine. «Ed è più o meno così tutti i giorni, non fa più notizia ormai» confessa a bassa voce chi se ne intende di salute in trincea da rattoppare.

«È consuetudine e a volte è pure necessario». A volte, però. Perché nel frattempo, ma questo lo ricordano in pochi e solo quando serve, solo l’altra settimana l’ospedale ha tagliato il nastro mediatico a sette sale operatorie nuove di zecca. «E dal pronto soccorso li mandano altrove non perché sono sempre tutte piene, occupate… ». E allora? Scelte aziendali? O di natura professionale? Quale la ratio? «Di sicuro Achille Gentile non ne sa nulla» spara sempre la gola profonda ma provata. «Forse gli sfugge dall’alto una cosa del genere perché avviene tutto in pronto soccorso. Non può essere diversamente sennò ci metterebbe mano…». E già, sennò ci metterebbe mano, è lui il dg fino a prova contraria.

Benvenuti nel sospettoso e mai abbastanza comprovato emisfero della sanità cosiddetta pubblica che chiude a volte, in altri casi spesso, un occhio a favore di quella cosidetta privata, o privata convenzionata così non si offende nessuno.

Un emisfero che il commissario Scura negli ultimi tempi ha posizionato al centro dei suoi attacchi mediatici che fanno seguito a quanto dichiarato (e trascritto agli atti) in commissione Sanità del consiglio regionale. I casi più eclatanti, di occhio che rimane “chiuso”, a vantaggio di una struttura in provincia di Cosenza e un altro di occhio, ben più chiuso, che renderebbe più agevole il lavoro di un colosso privato che opera nella Locride. Sì, siamo nella Magna Graecia.

Terra di menti sottili e lingue sciolte. Mai disinvolte però come quella di Scura che ha chiaramente detto in commissione, di recente, che «negli ospedali di Locri e Polistena le macchine per radiografie e risonanze si rompono un giorno sì e l’altro pure e la tac non viene neanche montata pur essendo stata comprata.

È chiaro che si vuole favorire il privato».

Oltre non può andare il commissario e oltre non può dire ma non serve, tutto sommato. Hanno capito tutti lo stesso il concetto e quelli della zona possono anche andare oltre con l’immaginazione, non è difficile. «Ma è sempre stato così e si immagini se le cose potevano cambiare di questi tempi. Ai miei di tempi – si lascia scappare un ex direttore generale Asp ora in tranquilla pensione – la si faceva meno sporca ma la si faceva. C’è sempre un “privato” più privato degli altri e verso il quale il servizio pubblico, se può, chiude un occhio». Un occhio chiuso e uno zero in rosso in più sulle spalle, e dalle tasche, degli utenti che poi cittadini sono anche prima di ammalarsi. E quella tac che nessuno monta e quelle sette sale operatorie che non bastano ad avitare “migrazioni” anche loro, in qualche modo, le hanno comprate…

                                                                                                                                     r.c.