Il Mezzogiorno “risponde” alla Lega (ormai forza nazionale stratificata) riportando l’orologio biologico della politica indietro di 20 anni con la federazione delle Regioni? Oppure è da intendere diversamente la faccenda, nel senso che il Sud mette in naftalina le magliette di partito e si organizza per aggiustarsi le cose sue o comunque per difenderle al meglio?
Il dibattito c’è tutto e vive (e si nutre) direttamente dal ventre dello scenario nazionale.
La “chiamata” di De Luca, il governatore della Campania (una sorta di appello all’unità delle regioni del Sud) sulla stampa nazionale. La disponibilità immediata di Oliverio. In mezzo la scontata adesione di Emiliano e Pittella e persino di Musmeci (governatore della Sicilia) che sulla carta dovrebbe portare un’altra casacca di un altro colore. Ma ormai anche questa è preistoria. La scansione dei tempi è questa ma sa tanto di ordine cronologico programmato. Prestabilito. Eppure non è materia nuova, questa. Per niente. Semmai vi è da chiedersi perché ritorna ora ma tutto è, il dibattito sulle autonomie da federare, fuorchè inedito. E dalle nostre parti c’è chi la cavalca (e con successo) da tempo la “tigre” con tanto di marchio (Movimento per le autonomie, Italia del Meridione) e di barra dritta tenuta fin qui. È Orlandino Greco il “depositario” dalle nostre parti della grande battaglia delle autonomie locali da federare e da mantenere, come “meridione”, in una visione di insieme. E tutto si può dire al capogruppo in consiglio regionale della lista “Oliverio presidente” (fresco trionfatore nella sua Castrolibero dietro le urne di domenica, con le quali ha «allontanato i barbari») tranne che non ci abbia messo la faccia su questi temi. Incassando identità e consensi. E oggi, il giorno dopo la “chiamata” alle armi di De Luca e l’adesione di Oliverio in nome della federazione delle regioni del Sud, in qualche modo ci mette il timbro originario sulla faccenda. Della serie, parlo io (o forse soprattutto io) che me ne intendo e me lo posso permettere.
«Da molti anni – scrive appunto Olrandino Greco – sin da quando rivestivo la carica di vicesegretario del Movimento per le autonomie, sostenevo l’esigenza di un patto istituzionale che consentisse un rilancio concreto delle regioni dell’Italia del Meridione. In un documento pubblicato nel lontano 2010 evidenziavo la necessità di avviare un confronto reale tra i presidenti di Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Molise e Campania al fine di realizzare una vera e propria agenda di governo per il Sud scevra da ogni condizionamento partitico». L’incipit è promemoria ai naviganti. Avviso. Tipo, guardate che sono io sul tema da 8 anni ormai. E c’è di più. «Anche nel 2015 – prosegue Orlandino Greco – poco dopo la mia elezione a consigliere regionale, avevo indirizzato una lettera ai presidenti delle Regioni del Sud per avviare con decisione un processo di alleanza. Nella mia esperienza da sindaco di Castrolibero, seguita poi da quella di presidente del consiglio provinciale di Cosenza, avevo maturato l’idea di come le politiche territoriali fossero prioritarie per il pieno rispetto delle autonomie locali così come definite dalla nostra Costituzione. Oggi più che mai – prosegue – credo necessaria e irrinunciabile l’urgenza di un’unione istituzionale delle regioni dell’Italia del Meridione al fine di arrivare a un collegio costituente che sappia esprimere le proprie risposte alle domande dei territori, in piena autonomia, senza subire le scelte del centralismo governativo».
Dopo aver messo le “carte in tavola” in materia Orlandino plana poi sul contemporaneo.
«Registro con favore che nelle ultime ore – continua ancora – grazie anche all’appello del presidente De Luca e alla determinazione del presidente Oliverio, si sta generando un nuovo interesse intorno ad un’iniziativa che davvero consentirebbe di rilanciare i nostri territori e le nostre comunità. Condivido inoltre il pensiero del presidente Musumeci che ha espresso la necessità di portare la tematica sul tavolo nazionale superando ogni steccato partitico. Ritengo che l’unione delle regioni del Meridione sia davvero una grande opportunità per la crescita del Paese e il neoministro per il Sud dovrebbe indicarla come priorità assoluta per la propria agenda di governo. L’Italia riparte solo se l’agenda del governo verrà scritta dalle regioni e non dal centro, solo se saranno i presidenti delle Regioni, delle Province e i sindaci a dettarne i contenuti. Non si tratta di esportare un modello già attuato altrove, ma di proporne uno innovativo che valorizzi i territori e le comunità. Oggi tocca ai presidenti delle regioni meridionali scrivere il futuro del Paese, partendo dal Sud. Senza secessioni, né rivendicazioni, ma senza accettare passivamente l’ordine controllato di sviluppo indicato da Roma».
Dunque, e detta da chi se ne intende, di un modello nuovo si tratta, o si tratterebbe. Esattamente ribaltato. Le “periferie” si federano in base ai contenuti, che affidano ai presidenti di Regione i quali con una voce soltanto (possibilmente) traducono sui tavoli romani. Lasciando nel cassetto vecchie appartenenze. E letta così, la faccenda, trova persino una qualche dignità. Originalità. Che è tutt’altro, però, al cospetto “dell’inciucione” multicolor che un altro capogruppo in consiglio regionale, Sebi Romeo, pochi giorni fa ha tratteggiato sulla stampa. Il modello Locri, per intenderci. Sonoramente bocciato dalle urne. L’inciucione che ha provato a mettere insieme la destra baronale e proprietaria terriera di Macrì con la sinistra che un tempo era persino radicale. L’elettorato non ha capito, né poteva capire, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Sotto la (finta) egida di un orizzonte meridionale da Musmeci a Emiliano il modello Locri proposto da Romeo (e bocciato dalle urne) rischia di rappresentare esattamente la distruzione della federazione proposta da De Luca, accettata da Oliverio e osannata da Orlandino. Nessuna traccia, sul lungomare di Locri, di un modello federale sulla base di orizzonti concreti e comuni dei territori. Al contrario, s’è proposto di imbarcare su una scialuppa di salvataggio tutti quelli che rischiano “l’annegamento” politico e personale. Una operazione indistinta di “umanità” da trascinare a riva, senza altri obiettivi se non quello della conservazione della specie. Che è tutt’altra cosa rispetto alla federazione delle autonomie del Sud. E chissà se Orlandino è proprio questo che indirettamente ha voluto ribadire (soprattutto a Romeo…).
I.T.