“Nemici” ma con una passione in comune, “distruggere” il Pd

Guccione e Oliverio, così lontanti (è questo il vero scontro primordiale nella maggioranza in Regione) così "vicini": per tutti e due il partito ormai è come minimo un peso morto, per non dire un problema

Carlo Guccione e Mario Oliverio

Domani arriva Andrea Orlando a Cosenza per una iniziativa dal titolo inequivocabile. Una alleanza civica di governo per la Calabria e l’Italia. Scudiere e generale in capo conterraneo dell’ex ministro della Giustizia, naturalmente, Carlo Guccione.

Ma non c’è molto da affannarsi nella ricerca di “qualcosa” di Pd nei colori in locandina e negli slogan.

Si finirebbe per perdere del tempo dal momento che tutto c’è nell’insieme dell’iniziativa, dalla genesi all’approdo, fuorchè proprio il Pd. Neanche terzo incomodo ormai. Più che altro peso morto.

Valga per tutto, e tutti, la più recente delle esternazioni di Andrea Orlando che “il Fatto Quotidiano” fa risalire giusto a ieri.

《Il Partito democratico non esiste più in gran parte del Paese, dobbiamo ricostruirlo. E laddove esiste sarebbe meglio non esistesse, soprattutto nel Mezzogiorno》. Per arrivare ad una affermazione del genere, soprattutto in riferimento al Sud e alle aree di stagnazione putrida che sono valse la valanga Cinquestelle, Orlando sa bene che può avvalersi di “sentinelle” o veri e propri “generali in capo” sui territori. Uno di questi, manco a dirlo, è proprio Carlo Guccione, ispiratore in franchising dell’iniziativa di domani.

Orlando mette lo scenario nazionale e la visione, Guccione la bussola locale. Ma nè l’uno disconosce l’altro nè l’altro ormai può fare a meno del primo. E c’è dell’uno nell’altro e viceversa, come i franchising più riusciti, del resto.

Facile immaginare quindi che una bella fetta di questo Sud dove sarebbe meglio non esistesse il Pd la abbia raffigurata, ad Orlando, proprio Carlo Guccione. Che come totem in negativo ha fatto piazzare al centro per le freccette la faccia di Mario Oliverio.

Sintesi, da dimenticare se non proprio distruggere, di un Pd di governo regionale che Guccione ha combattuto e identificato come “nemico” sin dai tempi non sospetti della sua fuoriuscita (cacciata) dal governo regionale. Guccione sa bene più degli altri, e trasferita come cognizione a Orlando, che Oliverio tutto è in Calabria fuorchè il Pd. E tuttavia ne interpreta in Calabria, secondo il consigliere regionale, la sua forma peggiore perchè ne incarna la forma di governo regionale e consiliare.

E non è difficile ipotizzare che nel Mezzogiorno che immagina Orlando come perimetro dove il Pd sarebbe meglio non esistesse, un ruolo forte (in negativo) lo giochi proprio Mario Oliverio. Della serie, iniziamo a levare il Pd di torno in Calabria come prospettiva (e come problema) così leviamo di torno pure Oliverio. Sottraendogli il terreno sotto i piedi, ove mai gli balenasse l’idea di riprovarci.

Così Orlando salva lo scenario nazionale della sua linea, e Guccione la sua “ossessione” locale, liberarsi appunto del governatore. Il tempo però di stampare la locandina dell’evento, e di misurare sul terreno il proliferare un pò nevrotico di diverse iniziative “civiche”, che Orlando e Guccione scoprono (ma i segnali c’erano tutti) che anche Oliverio se la sta dando a gambe dal Pd. Un tram alla stazione, il partito. Ora meglio scendere.

Anche il governatore (ma ci stava lavorando da tempo) espone all’evidenza pubblica la necessità di andare oltre il Pd, allargarlo, consegnarlo alla marginalità residuale del civismo rampante.

Detta in altri termini, il Pd non serve più nemmeno a Oliverio che per riprovarci si rende conto che è meglio lasciarlo andare al suo destino, non prima di aver concorso al progetto di “distruzione”.

Orlando e Guccione caricano sul Pd puntando ad eliminare dai piedi Oliverio in Calabria ma nel frattempo, come i rettili in fuga quando divampa un incendio nel bosco, il governatore ha raccolto due stracci e ha salutato tutti. Per primo il Pd, naturalmente.

Orlando e Guccione investono sul civismo per non incrociare un “altro” Oliverio? Nessun problema. Anche il governatore è salito sulla scialuppa del civismo.

Che a questo punto è più affollata che mai. Si tratta di capire a questo punto se si può rimanere infinitamente paralleli (e non incontrarsi mai) pur condividendo una passione in comune: la distruzione del Pd.

I.T.