Bordello Pd in consiglio regionale. «E Romeo fa “l’assessore” alla Cittadella»

 L’ultima seduta dell’aula consegna un quadro desolante del partito che non è solo disunito ma è organizzato «per bande». «E il capogruppo staziona sempre al decimo piano con Oliverio... »

Nella foto alla “destra del padre” (qui sopra) Sebi Romeo partecipa attivamente ad un incontro di qualche giorno fa sulla vertenza dei laboratori privati.

È in postazione di governo e fa quasi ombra all’assessore al Bilancio (Fragomeni, che pure si offenderà poco se si ricorda che è come minimo di sua diretta emanazione e per svariate ragioni). E tutti e tre (Oliverio, Romeo e Fragomeni) fanno da scudieri a fianco dei laboratori (e dei proprietari) in questo lungo braccio di ferro contro Scura. Per essere un “semplice” consigliere regionale e per di più con l’onere di fare da capo del suo gruppo (che non si riunisce formalmente da anni) niente male. Ma una ragione forse c’è, a pensarci bene. Solo che bisogna prendere l’ascensore per capirla fino in fondo.

«Sebi staziona sempre al decimo piano della Cittadella, dove sta Oliverio». È un consigliere regionale del Pd a preferire l’anomimato, senza per questo però rinunciare a rendere trasparente quella che è opinione diffusa ormai.

«Si può dire tranquillamente che è un vero e proprio “assessore” e di peso pure, il vero “assessore” al Bilancio visto che c’è lui dietro ogni decisione che deve prendere Fragomeni».

Per essere un “semplice” consigliere regionale e per di più con l’onere di mettere ordine e di guidare il gruppo del Pd in aula, niente male. «A Palazzo Campanella non si capisce più niente, non s’è mai capito niente. Nessuno coordina, non si sa mai con cosa arrivare in aula, con quale scansione. Ognuno va per fatti suoi, o peggio per bande. Basta ripensare a quello che è successo l’altra sera… ».

Già, l’altra sera. Quando neanche Sacko Soumalia (il migrante maliano 29enne ucciso sabato a San Calogero) è bastato per non “ammirare” ancora una volta quanto sia fatto a pezzi il gruppo del partito di governo regionale. «Una brutta pagina e una grande occasione sprecata» commenta a sangue un po’ più freddo Michele Mirabello, uno dei tre che ha proposto come ordine del giorno che si discutesse del drammatico episodio, che episodio però rischia di non essere affatto. L’altro, di proponente, è Giudiceandrea che per poco però non è finito alle mani con Mimmo Bevacqua (in cambio però le parole grosse sono state all’altezza). Che di discutere l’ordine del giorno del suo compagno di gruppo Mirabello non ne ha avuto alcuna intenzione e ha proposto, ovviamente, l’esatto contrario. Il resto della serata è “bordello Pd” con Bevacqua che ne ha pure per Romeo (hai visto mai) reo di rappresentare un caravanserraglio piuttosto che un partito di maggioranza. «Ma quale maggioranza, non esiste da un pezzo» rappresenta velenoso il consigliere regionale che preferisce sempre l’anomimato. «Si regge perché nessuno vuole andare a casa in anticipo, chi torna più qui dentro. Sennò i numeri “veri” non ci sono più». Neanche, verrebbe da dire, se c’è da discutere di un tizio che si piazza ore prima con un fucile nei pressi di una fabbrica in disuso per far fuori un ragazzo maliano di 29 anni. «Si trattava e si tratta – commenta Mirabello – di un caso che interroga le nostre coscienze e invece su questa vicenda in aula si è costruito un dibattito surreale nel quale si sono inserite considerazioni sulle politiche migratorie che non erano assolutamente l’obiettivo dell’ordine del giorno. Quella inutile bagarre ha interrotto tutto. Non abbiamo avuto nemmeno la maturità per approvare un ordine del giorno che esprimesse solidarietà alla famiglia del ragazzo. Una pagina davvero molto brutta». E chi può dargli torto. Del resto ci sono unità “simboliche” che pesano (e che mancano) e unità “di fatto” che pesano di più (e che non mancano per niente). Basta prendere l’ascensore per conoscerle da vicino…

                                                                                                                       I.T.