
Alcuni spifferi ci dicono che Fausto Orsomarso la stia corteggiando per una intesa per le prossime regionali. Conferma?
«La mia storia politica è simile a quella di Orsomarso per la coerenza di un percorso che è stato sempre quello originario: io nella sinistra socialista e riformista, lui nella destra sociale. Ci uniscono tante cose, ma la più importante è la limpidezza di un’esperienza politica chiara, netta, non faziosa, moderna».
Eppure entrambi non fate mistero di apprezzamenti reciproci, che potrebbero sembrare segnali politici.
«Ciò che sembra non credo sia un problema nostro; per noi conta ciò che è: un rapporto di amicizia antico, che si é rafforzato negli anni in cui lui ha svolto il ruolo di consigliere regionale e io quello di sindaco».
Quindi nessun inciucio?
«No, tutto alla luce del sole! Vi dovrete accontentare solo della stima che ci lega».
Oliverio ha riproposto la propria candidatura per le prossime regionali: pensa che ci siano margini di recupero?
«Se Oliverio recupera il piglio della Provincia, le probabilità di una vittoria sono molto alte. Se lascerà fare ai burocrati, saremo spacciati tutti. I primi segnali sono confortanti e la vicenda del luogo più fotografato del sud, che è l’Arcomagno di San Nicola Arcella, lo dimostra. Un luogo interdetto ai turisti da anni, perché interessato dal dissesto idrogeologico, che finalmente sarà restituito al mondo intero grazie alla tenacia della sindaca, Barbara Mele, e al piglio di Oliverio, che ha decretato un finanziamento per la sicurezza di quel luogo».
Parliamo del Pd?
«Il Pd é in preda a una grave crisi d’identità, come spesso capita ai partiti riformisti. E la trattativa per il nuovo governo lo dimostra. In Calabria siamo ancorati a una idea di partito del ‘900, senza tenere conto che le masse non ci sono più. Rinnovare la classe dirigente non significa rottamare, ma solo avere consapevolezza che é arrivato il momento che tocca ad altri».
Se fosse stato il segretario del Pd nazionale, avrebbe fatto l’accordo con il M5S?
«Senza esitare un attimo. Buona parte della platea di chi si è rivolto ai grillini votava per noi. Il nostro programma elettorale è compatibile con quello di Di Maio. Allora, non vedo il problema. Si dice che il M5S è un movimento populista. Bene, ma che significa? Significa solo che dall’opposizione è facile seguire gli istinti del popolo, ma il governo è un’altra cosa e di questo Di Maio è consapevole. Tra l’altro, è un giovane del sud, e non è poco. Non mi sono mai preoccupato di chi dovesse guidare un governo, ma solo di cosa fare, soprattutto alle nostre latitudini, dove la disperazione si sta trasformando in odio».
Dunque, per concludere, Giuseppe Aieta rimarrà a sinistra?
«Giuseppe Aieta rimarrà dove è sempre stato, dove è nato: socialista e riformista».
Cle.Ro.