C’è grande interesse a Roma per i movimenti di Calabria. Attenzione, da non confondere con interesse per le sorti della Calabria che è tutt’altra cosa. QUesto genere di interessi, se mai c’è stato, appartiene ad altre epoche della regnanza e ad altri protagonisti della scena politica nazionale e regionale.
No, si tratta proprio invece di spasmodica curiosità interessata per le cose conterranee siano esse legate al circuito più direttamente politico che invece operanti nel regno delle fatture che contano.
I due ambiti, a ben vedere, camminano per forza a braccetto dalle nostre parti ma c’è una stagione che capita ogni volta che si apparecchiano le urne in cui fanno finta di corteggiarsi di nuovo per poi fidanzarsi, di nuovo.
Magari cambiando partner, come un grande giro di valzer in cui quando scatta il disco giusto si può cambiare compagno.
A suonare la musica, per l’uno e l’altro degli invitati al ballo, il convitato di pietra che però spesso e volentieri decide le sorti delle “coppie” e la durata del feeling. È la ‘ndrangheta con le sue cosche che spostano (immaginiamo non senza fini di lucro) rappresentanza parlamentare o regionale a seconda delle occasioni.
C’è anche di più in questa stagione di Calabria. Perché oltre ai “suonatori” più o meno nascosti c’è da tenere in conto anche di chi se ne sta più in “segreto” degli altri pur rimanendo sempre in “servizio”.
E metti tutto insieme e mescola la pentola e ne viene fuori la pietanza che non t’aspetti. Il grande e morboso interesse a Roma per le cose di Calabria. Come fosse terra zeppa di voti questa (e non lo è). Come fosse atrio denso di statisti in fasce (e non lo è). Come fosse epicentro simbolico di una resa dei conti nazionale che cerca solo il terreno di gioco giusto per consumarsi (e abbiamo l’impressione che lo sia invece…).