“Certa politica vuole rubare l’anima a Rende”

Dopo lo smantellamento della sanità pubblica calabrese avvenuta con i provvedimenti adottati dalle istituzioni regionali negli anni scorsi, stiamo assistendo in questi giorni all’inizio dello smantellamento della scuola pubblica calabrese attraverso il provvedimento del “dimensionamento scolastico” varato da regione e provincia. Il metodo è sempre lo stesso: si vuole far credere che accorpando, ridimensionando, razionalizzando si riescano ad ottenere servizi migliori e risparmi economici, in realtà, purtroppo, la storia dimostra che così non è.
Queste pseudo riforme nei fatti hanno prodotto esattamente l’effetto opposto rispetto a quanto annunciato e cioè una diminuzione qualitativa e quantitativa dei servizi ai cittadini. Ricordo ancora oggi la Convention di qualche anno fa svoltasi in un importante teatro della città di Cosenza alla presenza dell’allora Presidente Giuseppe Scopelliti in cui si annunciava in pompa magna la chiusura definitiva di molti ospedali della regione e della provincia di Cosenza in nome di una razionalizzazione e di un efficientamento della sanità pubblica calabrese. Alla luce dei risultati raggiunti, quella manifestazione oggi appare come un’enorme presa per i fondelli dei calabresi.
Il dimensionamento scolastico sembra avere lo stesso sapore di fregatura per i cittadini calabresi in quanto lo stesso sembra più il frutto di mero calcolo numerico e di squallide esigenze politiche locali piuttosto che di una strategia di rilancio delle varie tipologie di istituti scolastici. Probabilmente si è persa l’ennesima occasione per realizzare per esempio il rilancio degli istituti agrari e alberghieri in una regione la Calabria vocata all’agricoltura e al turismo.
Il dimensionamento scolastico così fatto, inoltre, assume un significato particolare nella città di Rende in quanto esso sembra essere l’ennesimo tassello di un disegno di una certa politica, teso a rendere sempre più periferica la città.
Questo disegno che va avanti da almeno 10 anni ha come scopo finale la realizzazione a freddo della città unica, cioè una fusione di realtà comunali da realizzarsi senza un reale processo democratico che coinvolga in modo vincolante le istituzioni e i cittadini di Rende e degli altri comuni interessati.
Approfittando di una politica comunale debole anche a causa dei due necessari commissariamenti di questi anni, si è cercato e si continua a cercare di sminuire l’importanza di Rende, che nonostante tutto continua ad essere una delle città più grandi della Calabria con i suoi 38.000 abitanti, una delle poche città demograficamente in crescita, con un bilancio comunale tutto sommato ancora sano, con il reddito pro capite più alto della Calabria, con la sede dell’UNICAL, la sede di due importantissime aree industriali e con molte scuole in espansione didattica e demografica.
Insomma, Rende è ancora una città viva a cui certa politica vuole rubare l’anima e lo fa piano piano, quasi impercettibilmente preparando il terreno per il suo storico dissolvimento, per esempio non impedendo la chiusura di importanti uffici pubblici come la sede dell’INPS, rinunciando alla realizzazione di importanti infrastrutture come quella della metropolitana leggera o del ponte di unione dei due viali Parco, non impedendo la chiusura di alcune sedi di guardia medica e per ultimo attraverso l’intervento sul dimensionamento scolastico che ha prodotto la perdita di importanti autonomie scolastiche come quella del virtuoso Liceo Classico “Gioacchino da Fiore” o la “deminutio capitis” perpetrata nei confronti dell’Istituto Agrario-Alberghiero Todaro, un tempo fiore all’occhiello degli istituti agrari calabresi, base e punto di riferimento di decine di istituti agrari con relative aziende distribuite in tutta la Calabria.
Al Todaro di Rende potevano essere accorpati altri istituti per l’agricoltura in modo da ottenere una razionalizzazione per ambiti scolastici; allo stesso modo il Liceo Classico di Rende “Gioacchino da Fiore” avrebbe potuto essere capofila di altri licei territorialmente attigui come quelli di Luzzi, Torano e Bisignano garantendo allo stesso una autonomia conquistata negli anni con fatica e con merito. Quest’ultimo invece si è scelto di accoppiarlo con il Liceo Scientifico Pitagora, creando così un pachiderma scolastico difficilmente amministrabile di oltre 2200 studenti. Ci saremmo aspettati che l’attuale Presidente dalla Provincia di Cosenza riservasse maggiore attenzione al Liceo Classico di Rende Gioacchino da Fiore sia per le innegabili performance didattiche accumulate in questi anni, ma anche e soprattutto in onore del nome dato al Liceo Classico, quello dell’Abate Gioacchino da Fiore “di spirito profetico dotato”, il cittadino storicamente più illustre di San Giovanni in Fiore, comune di cui la Presidente della Provincia ricopre ancora la carica di sindaco.
Ci auguriamo che qualcuno (sindacati, istituzioni scolastiche partiti politici ecc.) possa impugnare davanti al TAR questo provvedimento emanato dalla provincia di Cosenza, nel tentativo di tutelare la didattica pubblica e i nostri ragazzi di Calabria.
Cosi Carlo Petrassi, presidente de “La Terza Rende”.