Il primo lockdown ha avuto pesanti ripercussioni sull’attività economica regionale che versava, a prescindere, già in una fase di sostanziale stagnazione, infatti, sulla base dei dati Istat e Prometeia relativi al 2019 il PIL calabrese in termini reali risultava ancora inferiore di 14 punti percentuali rispetto ai livelli del 2007.
Sono stati colpiti tutti i settori ma, in particolare modo, i servizi privati, i trasporti, il commercio al dettaglio non alimentare ed il comparto alberghiero e della ristorazione, comparto che negli ultimi anni aveva sostenuto in misura significativa le dinamiche occupazionali, anche attraverso la creazione di nuove imprese. La ripartenza nei settori compromessi sarà molto graduale, considerando la difficoltà di rimuovere i vincoli imposti dal distanziamento fisico e Le misure di contenimento della pandemia hanno avuto rilevanti ripercussioni sull’attività delle imprese. La significativa perdita di fatturato del primo semestre per le aziende operanti in regione, riflette essenzialmente il forte calo della domanda interna.
Per le imprese calabre, c’è stata una sforbiciata dei fatturati mai così grande, che unitamente alle ulteriori difficoltà d’incassi e conseguente perdita di capitale circolante netto rendono il rischio saracinesche abbassate una minaccia concreta che la seconda ondata amplifica ulteriormente.
Il brusco calo dei ricavi conseguente al blocco delle attività, al quale non è corrisposta un’analoga riduzione dei costi, ha accresciuto il fabbisogno di liquidità del sistema produttivo, in parte colmato dalle misure introdotte dal Governo, che hanno consentito di accedere a nuovi prestiti garantiti dallo Stato. Tali strumenti, insieme alle misure di moratoria e al maggiore utilizzo dei margini disponibili sulle linee di credito a breve, potrebbero spingere una lieve crescita dei prestiti alle imprese. Tuttavia, le elargizioni finanziare in taluni casi sono solo servite a ristrutturare il debito degli imprenditori verso il sistema bancario, ora più tutelato con categorie di rischio e garanzie più vantaggiose per gli istituti.
Il sistema produttivo regionale si trova comunque ad affrontare la crisi attuale in condizioni finanziarie migliori rispetto al passato. Nell’ultimo decennio è aumentata la redditività, è calato l’indebitamento e si sono accresciute le disponibilità liquide delle imprese. Il miglioramento delle condizioni finanziarie delle aziende è però avvenuto in parte a scapito dell’attività di investimento, che in questa fase potrebbe ulteriormente risentire del forte rallentamento congiunturale e dell’elevata incertezza che circonda ancora l’evoluzione della pandemia.
Leggendo i dati cerved, prima della pandemia in Italia avevamo circa l’8% delle pmi cosiddette a rischio, sulla soglia di un possibile fallimento ma ancora non fallite ed a seguito del nuovo lockdown le pmi che rischiano di fallire potrebbero arrivare al 21%.
Sono molte le aziende (con meno di 10 addetti e sotto i 500 mila euro di fatturato) a rischio chiusura a causa dell’epidemi, circa 460 mila, è questo l’allarme più inquietante che emerge dal «2° Barometro Censis-Commercialisti sull’andamento dell’economia italiana», realizzato in collaborazione con il Consiglio nazionale dei commercialisti e degli esperti contabili. Il Covid-19 potrebbe dunque spazzare via il doppio delle microimprese che sono morte tra il 2008 e il 2019, come conseguenza della grande crisi economica partita coi subprime.
La psicologia collettiva è orientata al pessimismo, con aspettative discendenti e un clima psicologico condizionato dallo smottamento continuato indotto dalla incertezza pervasiva e dal timore che si sta correndo verso il peggio.
Siamo entrati in una nuova fase della crisi innescata dalla pandemia di Covid-19, che richiederà maggiore flessibilità politica ed audaci azioni governative per garantire una ripresa duratura e condivisa e che non aumenti ulteriormente il divario tra il nord ed il sud del paese.
Il governo nazionale ha attivato misure poderose, non lo si può negare. La regione Calabria, bisogna dirlo, ha attuato velocemente e con sagacia quanto poteva per consentire al sistema economico calabrese di resistere alla crisi e programmare la ripartenza. Lo ha fatto nella prima fase ed in questa attuale, anticipando molte altre regioni, rimodulando risorse europee per altri 110 milioni di euro complessivi su tre misure aggiuntive e parallele rispetto a quelle del governo nazionale, di cui appare particolarmente efficace il fondo di rotazione – Fondo Calabria Competitività – che interviene nell’emergenza come struttura anticiclica, ma può servire a sostenere il sistema economico nei prossimi 5 anni. Lo ha fatto, tra l’altro. utilizzando una piattaforma che garantisce rapidità nei pagamenti, chiarezza nella proposizione delle domande e trasparenza delle procedure.
Le misure nazionali che sono state adottate, in termini di sospensione dei ricorsi di fallimento, di congelamento degli adempimenti nei concordati e nei piani di risanamento, nonché di rinvio dell’entrata in vigore del codice della crisi e di “mantenimento” della continuità aziendale, non possono rappresentare una soluzione al problema. La mole di aziende insolventi cresce, l’impatto potrebbe essere devastante per l’economia, occorre, semmai introdurre nuovi e più agevoli strumenti che possano sterilizzare gli effetti economici, patrimoniali e finanziari che hanno distrutto, come in un cataclisma, la struttura delle aziende. Dopo un terremoto, gli interventi a sostegno dei primi giorni, la rimozione delle macerie, sono atti scontati. Occorrono maestose politiche che consentano una veloce ricostruzione delle aziende, che non facciano perdere loro la continuità, e che prevedano non solo sostegni ed investimenti, ma anche in tema semplificazione delle procedure e degli adempimenti.
Fernando Caldiero
-vice presidente Odcec di Paola
-commissario liquidatore del Consorzio attività produttore della Calabria