Incidenti stradali, inaugurazione a Roma di un centro di assistenza alle vittime della strada

Nel 2019, ultimo anno pre-Covid, la violenza stradale ha fatto in Italia 20.773 vittime, di cui 3.173 morti e 17.600 feriti gravi (Istat, 2019). L’obiettivo zero morti e feriti gravi sulle strade, assunto a livello sia internazionale (ONU) che europeo (UE), richiede un’alleanza fra tutti gli utenti della strada per la tutela primaria della vita umana e impone nuove politiche più rapide ed efficaci, in grado di cambiare le città, le strade, il sistema della mobilità, gli stili di vita e di guida, per fermare la strage stradale. Per questo serve uno sguardo lungo ed un agire perseverante e convergente tra Governo, Comuni, Organizzazioni della mobilità attiva e sostenibile, delle vittime della strada ed economico-sociali, che sottoscrivono insieme questo Manifesto e ne seguiranno l’attuazione. In questo senso, vi è piena disponibilità e volontà di coinvolgere le Associazioni della mobilità attiva e sostenibile in gruppi di lavoro, task force tematiche e nell’osservatorio nazionale di attuazione del Piano Nazionale della Sicurezza stradale per un sistematico e continuo apporto di idee e proposte sulla sicurezza stradale e per un’analisi delle statistiche e monitoraggio dell’efficacia delle politiche. LE PRIORITÀ DI AZIONE: VELOCITÀ E CITTÀ La stragrande parte degli scontri e investimenti stradali (il 73,3% per Istat, 2020) ormai in Italia avviene su strade urbane, dove, ancor più dopo la pandemia, maggiore è la necessità di convivenza nello spazio pubblico fra veicoli a motore, ciclisti, pedoni, bambini, anziani, disabili. La violazione dei limiti massimi di velocità è in assoluto una delle prime tre cause dell’incidentalità stradale in Italia (Istat, 2020). La velocità, inoltre, è sempre fattore di aggravamento degli effetti degli incidenti provocati da distrazione, mancata precedenza, etc. Non a caso, la Terza Conferenza Globale Ministeriale per la sicurezza stradale nel febbraio 2020 a Stoccolma ha affermato che “l’azzeramento delle vittime della strada è un obiettivo necessario e richiede maggiori azioni per la gestione della velocità”. CITTÀ 30 KM/H COME POLITICA NAZIONALE DI SICUREZZA STRADALE Come in altri Stati UE, è necessario assumere anche a livello nazionale, a supporto delle scelte degli Enti locali, la politica delle “Città 30”, ossia della generalizzazione del limite massimo dei 30 km/h in ambito urbano almeno sulla rete viaria secondaria. Occorre perciò: • mantenere il limite dei 50 km/h sulle strade urbane di scorrimento (tipo D) e promuovere invece quello dei 30 km/h sulle strade di quartiere e locali (tipo E e F), ferma restando l’autonomia dei Comuni nella classificazione delle strade; • destinare ai Comuni, nell’ambito delle risorse del PNSS 2030, fondi adeguati e vincolati per la realizzazione di interventi di gestione e controllo della velocità, adottando dal punto di vista progettuale ed esecutivo, tecniche consolidate come il traffic calming, l’implementazione di “zone 30” e “isole ambientali” per ridisegnare le città e progettare ambienti urbani e spazi pubblici sicuri, di qualità e con elevati standard di accessibilità e fruibilità, da parte di tutti gli utenti. Lo sviluppo tecnologico e le moderne tecniche di nudging sono un’opportunità anche per un enforcement del rispetto delle regole stradali, in particolare sulla velocità. É necessario a tal fine: • verificare, rafforzare e accelerare l’implementazione e diffusione nel parco veicolare circolante in Italia del nuovo sistema “ISA” (Intelligent Speed Adaptation), previsto dal regolamento UE 2021/1958 obbligatorio dal 2022, accompagnando e supportando il cambiamento e la responsabilizzazione dei comportamenti alla guida anche mediante il nudging; • semplificare le disposizioni legislative e amministrative per consentire agli enti gestori un maggiore e più sistematico impiego dei sistemi di accertamento automatico delle violazioni in materia di velocità, sia fissi che mobili e dinamici, oltre a un potenziamento dei controlli mediante un uso continuativo di risorse umane e finanziare impiegate sul tema. UNA LEGGE PER L’ASSISTENZA ALLE VITTIME DI VIOLENZA STRADALE Il comune impegno per la sicurezza stradale e per una nuova mobilità non si può chiudere senza la messa in cantiere di una legge per l’assistenza alle vittime della violenza stradale. È un dovere morale e civile, per rispetto verso le vittime, i sopravvissuti, i loro familiari che lottano tutta la vita spesso senza alcuna assistenza da parte dello Stato. Questa legge dovrebbe tra l’altro orientare in modo più cogente l’uso dei circa 2.000 milioni di euro che ogni anno vengono versati con il contributo sanitario della RCAuto allo Stato e da questo trasferiti alle Regioni per l’assistenza alle vittime della strada.

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