Continua ad essere la disoccupazione – con molte ombre, ma anche qualche luce – la piaga della regione Calabria con un tasso tra i più alti in Italia, superato nel dato definito per il 2017, solo dalla Sicilia.
E’ quanto emerge da una ricerca del Cresme presentato a Tropea in occasione dell’undicesima tappa di avvicinamento al Congresso nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori in programma a Roma dal 5 al 7 luglio prossimi. “In termini di dinamica – rileva lo studio – la disoccupazione nella Regione e’ cresciuta fino al 2014 raggiungendo il livello massimo del 23,4% per attestarsi, nel 2017, sul 20% in un contesto di miglioramento del quadro macroeconomico che ne ha favorito una progressiva riduzione pur mantenendosi su un valore quasi doppio rispetto alla media nazionale. Il tasso di disoccupazione giovanile e’ invece cresciuto fino al 2015, raggiungendo il livello altissimo del 65%, ben 25 punti percentuali sopra la media nazionale.
Per quanto riguarda il quadro economico calabrese prosegue, se pur moderata, la ripresa. Nel corso del 2017 diversi indicatori macroeconomici confermano la prosecuzione del trend espansivo per l’economia regionale, in atto dal 2015.
Quell’anno il Pil era cresciuto dell’1,4%, meglio della media nazionale, e nel 2016, rallentando la corsa, dello 0,8%. Le aspettative per il 2018 sono piu’ favorevoli e potranno innescare un aumento degli investimenti industriali che dovrebbe riguardare anche il settore delle costruzioni. Un nodo cruciale per l’economia regionale resta il divario rispetto ad altri territori, nonche’ il profondo gap accumulato rispetto ai livelli pre-crisi. Basti pensare che il Pil nel 2016 e’ inferiore del 12% rispetto al livello del 2007, ovvero il doppio della media nazionale”.
Secondo il Cresme “un contributo alla ripresa dell’economia dal 2015 – e per le indicazioni di una affermazione di tale tendenza nel 2017 – e’ rappresentato dall’export, cresciuto alla fine dello scorso anno del 12%, segnando la terza crescita consecutiva. Sebbene la dinamica recente sia incoraggiante, il contributo dell’export alla crescita del PIL e’ ancora poco rilevante: nella classifica delle regioni in base al valore delle esportazione di merci sul Pil nel 2016, la regione si trova in ultima posizione, con un indicatore di poco superiore all’ 1%, contro una media nazionale prossima al 25%. Stesso trend per quanto riguarda il turismo: con 1,6 milioni di arrivi nel 2016 e 8,5 milioni di presenze, la Calabria assorbe meno del 2% dei flussi turistici nazionali, collocandosi prima solo di Abruzzo, Valle d’Aosta, Basilicata e Molise.
La dinamica più recente dei flussi mostra una importante ripresa a partire dal 2015, dopo cinque anni di riduzioni pressoché ininterrotte: una dinamica che ha avuto un impatto importante per la ripartenza dell’economia regionale. Il valore della produzione delle costruzioni in Calabria nel 2017 è pari a 3,5 miliardi di euro, meno del 3% del totale nazionale. La stima degli investimenti delinea un settore in profonda crisi, con investimenti in calo fino al 2017, e con sensibili variabilità settoriali e difficoltà nella ripartenza, soprattutto per il comparto non residenziale, sia edilizio che infrastrutturale. Le prime ipotesi di ripresa generale per il settore nel 2018 definiscono un livello degli investimenti che fatica a recuperare i margini persi nel corso della lunga crisi: alla fine del 2017 il gap da recuperare e’ di poco inferiore al 50% e raggiunge il 55% per quanto riguarda il segmento non residenziale”.
“Segnali poco confortanti – rileva la ricerca – anche per il mercato delle opere pubbliche. Nel 2017 e’ quantificato in 759 gare e 433 milioni, quantità rispettivamente in calo del 12% e del 33% rispetto al 2016. Sempre nel 2017 la riduzione numerica riguarda soprattutto i micro appalti, e poi le grandi opere, mentre la riduzione della spesa è anche più generalizzata, con un tasso che raggiunge il -50% per i tagli di opere più grandi. Sul fronte demografico, tra il 2006 e il 2016 il numero di residenti in Calabria è diminuito di 2.504 unita’. Senza significativi mutamenti di scenario, soprattutto a causa dei fenomeni di invecchiamento della struttura demografica, nel prossimo futuro si verificherà un calo consistente, segnando quasi 65mila abitanti in meno nel prossimo decennio e quasi 129mila nel decennio successivo, per una contrazione netta nel ventennio di quasi 194mila abitanti (-10%)”.