La tragedia mancata e la “fortuna” dell’Anas…

Un'ora prima del crollo del viadotto sul fiume Trionto la strada viene chiusa. Non esistono evidenze che si possa agire in sicurezza in un arco temporale così risicato. Il giallo della manutenzione e del pilone con base di cemento costruito nell'acqua...

In principio fecit Peppe Scopelliti ma soprattutto Pino Gentile. Governatore il primo e (potentissimo) assessore ai Lavori pubblici il secondo. Siamo nel 2014, viene inaugurato il viadotto sul fiume Trionto, “Ortiano 2”. Edificato lungo la strada statale 177 che ricade nel territorio del comune di Longobucco. Siamo in quell’angolo mozzafiato della Sila con affaccio sullo Jonio. È una vita che questo pezzo di montagna sogna di scendere a mare di prossimità, il suo mare. Lotte intestine per acchiappare e dividersi fondi, appalti e revoche, e tempi biblici. la storia su strada della Sila che ansima per un affaccio diretto a mare non è recente, né semplice. Cantierizzata dal 1991 non è mai stata ultimata, si va per lotti. Per stagioni politiche e di potere. Ma non è mica gratis la faccenda. La spesa complessiva finora ha superato gli oltre ottanta milioni di euro. Solo per il tratto Mirto-Crosia-Longobucco è stato previsto un finanziamento di 22,4 milioni di euro, parte dei 923 milioni del “Piano per la Calabria” previsto dalla delibera Cipe 62/2011. Di questi 5 milioni e 400mila euro dovevano servire per il “completamento dei lavori per il collegamento IV lotto I stralcio” e 17 milioni di euro per il “collegamento IV lotto II stralcio”.
Il viadotto crollato come le costruzioni della Lego, al netto degli eventuali problemi di progettazione e costruzione, necessitava di manutenzione. Che evidentemente non è stata fatta o è stata fatta male. Piove da qualche ora mercoledì 3 maggio e lo fa con tramontana a gettito «ma niente di che, s’è visto di peggio, molto di peggio» giura chi se ne intende e non si sposta quasi mai dalla Sila che affaccia a mare. Eppure il ponte sul fiume Trionto crolla, come un giocattolo. Il 27 marzo scorso Roberto Occhiuto riceve un’interrogazione del consigliere Tavernise. Gli viene chiesto se la «Regione Calabria sia a conoscenza delle criticità emerse e quali iniziative intenda assumere per dare impulso al completamento dell’intera opera, accelerando la consegna dei lavori relativi al quarto lotto secondo stralcio e avviando una tempestiva interlocuzione con Anas per conoscere l’esatto cronoprogramma degli interventi relativi al quinto lotto». Al capezzale mortuario del ponte Tavernise conserva in tasca quell’interrogazione, reiterandone l’esibizione, mentre Occhiuto elogia e ringrazia Anas per aver chiuso la strada tempestivamente un’ora prima della strage mancata. «Non sta in piedi una roba del genere» ci confessa a bassissima voce un docente Unical di Ingegneria. L’anonimato è direttamente proporzionale all’ansia da carriera. «Se si potesse prevedere con sufficiente sicurezza un’ora prima il crollo di una struttura complessa e con basi derivate, cioè impiantate presso altri organismi, ci troveremmo di fronte a dei medium in grado di prevedere anche i terremoti. Ma non scherziamo. Ad Anas è andata bene, molto bene. Chissà da quando dovevano chiuderla quella strada, solo per caso lo hanno fatto un’ora prima del crollo…».

«A novembre – ricorda invece Tavernise – ci sono state le prime avvisaglie e l’Anas fino ad oggi non ha fatto niente. Il giorno dopo è facile venire a fare le passerelle. Le cose bisogna anche prevenirle. Il viadotto è crollato perché non sono stati fatti i mini-plinti sotto il pilone principale, in modo tale da rendere più ferma la struttura. Invece che hanno fatto? Hanno fatto il pilone, ma hanno messo una base di cemento sul letto del fiume ed è finita lì. Mercoledì ha piovuto tanto, il corso dell’acqua sbatteva di continuo su questa base e il pilone si è spostato rispetto all’altro, quindi il viadotto è venuto giù. La manutenzione dell’Anas non c’è stata assolutamente…».
Alla procura di Castrovillari non tanto, né mai, l’ardua sentenza. Ma l’investigazione corretta sì. Non sarà semplice, né per ragioni tecniche né di altra natura. Ma tra un Morandi che cade e fa morti un altro “Morandi” che non trova nessuno di sopra quando crolla potrebbe non esserci né sapienza né saggezza alla base. Ma solo una buona dose di…

I.T.