«Auspichiamo che questa nostra azione divenga invito ad aderire ai principi costituzionali e apra la strada alla possibilità di avere un contraddittorio ad ulteriore tutela delle garanzie difensive».
Marcello Manna, sindaco di Rende, non sente aria buona e preferisce passare all’offensiva anzicché starsene passivamente ad attendere gli eventi. Delicati eventi. Lo fa perché di fatto questo è il suo mestiere, avvocato penalista “d’attacco”. Lo fa perché la comunità e il municipio che amministra è di quelli impegnativi, ingombranti. Rende non è e non sarà mai una città qualsiasi. E lo fa, con ogni probabilità, per strategia, per “pressing alto e a centrocampo”, perché così magari è stato consigliato da entrature di peso e politiche che navigano anche nella Capitale. Sta di fatto che il martedì del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato in prefettura a Cosenza per discutere sul caso Rende e la possibile richiesta di scioglimento per presunte infiltrazioni mafiose, diventa il lunedì in cui Manna prende carta e penna e scrive direttamente al prefetto Ciaramella. Della serie, volevo essere presente e non mi è stato consentito. Vorrei conoscere gli atti conclusivi della commissione d’accesso e non mi vengono consegnati. Vorrei “avvisare” i naviganti che magari vi affrettate ad assumere delle decisioni importanti (e negative) quando da qui a poco il Parlamento e il governo cambieranno la normativa sullo scioglimento dei Comuni. Cioè a dire, carpo comitato e caro prefetto e cari ispettori, voi potreste come liturgia rappresentare il passato perché “Roma” da qui a poco potrebbe decidere di cambiare le regole del gioco e non sciogliere più niente e nessuno.
«In data 30 settembre – scrive Marcello Manna direttamente al prefetto Ciaramella – l’Ente rappresentato dal sottoscritto, è stato sottoposto a procedura ex art. 143 T.U.E.L. e la Commissione de qua ha terminato gli accertamenti in data 6 aprile 2023. Come ben saprà, l’esperienza di attuazione della legge, che interessa lo scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare, ha da sempre dimostrato di necessitare di alcune opportune modifiche, tutte orientate verso una maggiore garanzia ed un migliore bilanciamento degli interessi coinvolti. A tal proposito, infatti, già nel 2014 il “Rapporto per una moderna politica antimafia a cura della Presidenza del Consiglio dei ministri” ne metteva in luce i limiti e, con questi, le esigenze di riforma. Inoltre, in tempi recentissimi, sono intervenuti sia il Consiglio di Stato (sent. n. 19 del 25.09.2020) che la Corte Costituzionale (dec. n. 180 del
19.07.2022), organo supremo posto a tutela delle garanzie fondamentali dell’individuo, la quale – in tema di legislazione antimafia – ha affermato “che, in realtà, la disciplina sull’informazione antimafia non escluderebbe totalmente il contraddittorio… e precludere al destinatario… sembrerebbe integrare la violazione dell’art 24 della Costituzione”, con ciò – anche e soprattutto nel rispetto dell’art 3 della Costituzione – confermando il merito indubbio di una rimeditazione da parte del Legislatore. Mentre il Consiglio di Stato, nella sopra citata sentenza, ha affermato che “all’interno della fattispecie giuridica generale dell’accesso, due anime che vi convivono danno luogo a due fattispecie particolari di cui una (e cioè quella relativa all’accesso così detto difensivo) può addirittura operare quale eccezione al catalogo di esclusioni prevista per l’altra (e cioè l’accesso partecipativo), salvi gli opportuni temperamenti in sede di bilanciamento di interessi”.”, si legge nella lettera indirizzata al Prefetto.
“Premesso ciò, lo scrivente fa presente che la recente proposta di legge – presentata in Senato in questa XIX Legislatura (la n. 263 – C.696) e comunicata alla Presidenza in data 26 ottobre 2022 – evidenzia la forte incidenza dei provvedimenti di scioglimento sulla autonomia degli enti locali e, nello stesso tempo, chiede – in virtù di quanto sopra ribadito – proprio la modifica del comma 3 dell’art 143 T.U.E.L. Risulta del tutto evidente che, in caso di approvazione del disegno di legge in parola, si realizzerebbe una modifica (rectius, integrazione) molto importante della normativa vigente, in direzione di una estensione delle garanzie defensionali per un più completo contraddittorio, della quale non può non tenersi conto sin da subito.
Più in particolare, la proposta sopra indicata intende prevedere la possibilità per il rappresentante legale dell’Ente locale di fornire le proprie controdeduzioni ed essere sentito, prima della determinazione del Prefetto (sulla procedibilità della eventuale domanda di scioglimento) e, quindi, ben prima che gli atti passino alle fasi successive. Peraltro, la suddetta modifica andrebbe a prevedere l’istituzione legislativa di una eventualità, la quale – comunque – attualmente non risulta essere normativamente preclusa: anzi che è da ritenere consentita alla luce di una interpretazione costituzionalmente orientata della vigente disciplina.
A tutto ciò, sempre a proposito dei limiti di segretezza degli atti, si aggiunga che il procedimento penale dal quale ha originato l’accesso della Commissione all’interno del Comune risulta essere concluso per la fase delle indagini, atteso che è stato notificato avviso di conclusioni delle indagini ex art.
415 c.p.p. Ciò rileva ai fini della mancanza dell’obbligo di segretezza richiamato dalla normativa in oggetto. Alla luce di queste brevi considerazioni si chiede di essere autorizzati ad accedere agli atti che verranno a Lei prodotti dalla Commissione d’accesso, dei quali si chiede di prendere visione e di cui si fa richiesta di poter estrarne copia. Si chiede altresì di essere audito per fornire eventuali chiarimenti e spiegazioni rispetto a quanto a Lei trasmesso dalla stessa Commissione».
«Si chiede per ultimo (ma non è ultimo affatto ndr…) – conclude Marcello Manna nella sua missiva – di sollevare dinanzi al Ministro competente la questione della opportunità di sospensione del procedimento in corso, nell’attesa di conoscere l’esito che avrà la proposta di legge presentata in Senato e già sopra menzionata, ovvero di essere autorizzati dallo stesso Ministro ad integrare una forma di contradittorio cosi come delineata con la presente richiesta”, conclude Manna». Chissà chi l’ha presentata questa proposta di legge in Senato…
Ma tant’è. Dopo il lunedì della lettera arriva per forza il martedì del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica sul caso Rende e sulla relazione dei commissari. Più di 500 pagine e quasi 2mila allegati. Che possano essere state scritte per perdere del tempo (3 mesi più proroga di 3 per i commissari dentro il Comune di Rende) non è dato saperlo, potrebbe risultare semplicistico dedurne invece che l’aspetto voluminoso del dossier nasconde più arrosto che fumo. Chissà. Tutto secretato, così come è tutto secretato quello che verrà detto nel martedì del comitato, eccezionalmente anche presenziato (solo rappresentativamente) dal sindaco del comune capoluogo Franz Caruso e dal presidente della Provincia Rosaria Succurro.
Per le cose più tecniche e rognose, invece, sotto il coordinamento dell’ex prefetto di Cosenza Antonio Reppucci, saranno presenti i colonnelli Spoto per i carabinieri e Dell’Anna per la Guardia di finanza. Nonché il questore Spina e rappresentanti della Dda di Catanzaro.
Ne deve venir fuori in qualche modo un orientamento, oltreché l’invio della relazione al ministro degli Interni (nei giorni scorsi la prefettura avrebbe chiesto un confronto preliminare proprio con la Dda). Dopo di che, Piantedosi, avrà 45 giorni di tempo per scegliere (ma sarà lui a farlo?) se chiedere lo scioglimento o l’archiviazione del procedimento per Rende. Che dopo Corigliano (senza Rossano), Scalea, Cassano e Amantea potrebbe essere un altro municipio eccellente nella Calabria nord a finire con i lucchetti dell’antimafia. Ma Rende è Rende, è un’altra cosa. È un’altra storia, nel bene e nel male…
I.T.