«Non polemizzare con la magistratura che indaga sulla strage di Cutro, in nessuna forma e in nessun modo». L’ordine dai piani altissimi di Fdi alle pattuglie naviganti nelle Camere è netto, almeno tanto netto quanto invece lo era al contrario quello di mettersi di traverso contro la procura di Roma “rea” di aver messo nel mirino Donzelli sul caso Cospito e Nordio.
La linea di Fratelli d’Italia è una e “in tre” tra le onde di Cutro, a partire proprio dal rispetto per le indagini. Segue, ma non in termini di importanza, l’abolizione dal lessico di governo in materia di immigrazione che possa evocare “porti chiusi” e segue la “cancellazione” del (tragico) pensiero a mezzo stampa di Piantedosi che ha scaricato in qualche modo su chi parte in forma disperata la sciagura che si incontra nel mare in tempesta.
Ma in queste ore è indubbiamente la linea del silenzio e del rispetto delle indagini quella che filtra dai vertici di Fdi. E chissà se in qualche modo, a tutto vantaggio del rispetto e del silenzio, giocano almeno due “trofei” nel curriculum del procuratore capo di Crotone, Giuseppe Capoccia, titolare del doppio fascicolo sulla tragedia di Cutro.
Tra il 2009 e il 2010 Capoccia, stimato magistrato, è stato stretto collaboratore dell’attuale premier Giorgia Meloni. Nel caso di specie vicecapo legislativo del ministero della Gioventù quando a guidarlo c’era proprio Meloni. E non è tutto, a proposito di curriculum. Perché Capoccia arriva nel ministero di Meloni dopo una parentesi al ministero della Giustizia e al Dap quando sottosegretario era un collega di Capoccia stesso, nonché reciprocamente grande amico e cioè Alfredo Mantovano. Che definire braccio destro e sinistro del premier Meloni e “tutore” dell’intero impianto di partito è dire poco.
Chissà se sono queste due “coincidenze” curriculari a consigliare prudenza e toni bassi dalle parti di Fratelli d’Italia nei confronti dell’inchiesta sulla tragedia di Cutro. Certo il profilo del principale partito di governo e del Paese è chiaro ormai sull’intera vicenda e non è un profilo che manda in estasi la Lega e Salvini. Tutt’altro semmai perché dalle parti del Carroccio viene vissuto come insidioso il clima generale ispettivo, e ora anche in uno dei due fascicoli di Capoccia, che vuole far luce sulle responsabilità rimbalzate tra “uscite” inadeguate in mare della Guardia di finanza o “tardive” della Capitaneria di porto. Dove le prime ricadono in azioni di polizia e sotto l’egida dl ministero degli Interni e le seconde proprio sotto il controllo del ministero guidato da Salvini. Questione di protocolli, certo. Di accordi ministeriali. Di segnalazioni da parte di Frontex mal interpretare o non interpretate del tutto.
La Guardia costiera ha confermato che quella notte è avvenuto uno scambio tra i colleghi della Capitaneria di porto di Reggio Calabria e quelli della Guardia di finanza che erano intervenuti. Questi ultimi informavano la Guardia costiera che «le due unità che si trovavano in mare stavano rientrando per le condizioni meteo avverse e che non c’era una posizione nota dell’imbarcazione».
Il comandante della Capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi ha detto però una cosa importante. Ha spiegato che motovedette più grandi, come quelle di cui è dotata la Guardia costiera, «avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8» (in quel momento c’era mare forza 4). Ma, ha aggiunto l’ufficiale, «le regole di ingaggio sono una ricostruzione molto complessa» anche perché «spesso non promanano dal ministero a cui appartengo ma da quello dell’interno».
Solo a pensare che la Capitaneria di porto non abbia voluto salvare vite umane (per dolo o superficialità) è vero e proprio oltraggio, commenta Salvini. Con poche ma serafiche parole. Che hanno un senso però, stavolta anche subliminale e ben preciso. Perché non a “pensare” ma ad indagare anche sulla presunta poca reattività della Capitaneria di porto di Crotone è proprio il magistrato Giuseppe Capoccia. Che evidentemente non vuol lasciare nulla al caso. Chi lo conosce lo descrive così, del resto. Ambizioso e scrupoloso. Meloni e Mantovano lo conoscono bene…
I.T.