C’è anche Agostino Miozzo, consulente di prestigio del commissario alla sanità di Calabria Roberto Occhiuto, tra gli indagati dalla procura di Bergamo per presunto epidemia colposa a proposito della gestione del primo impatto del Covid in Lombardia, Miozzo all’epoca era a capo del Cts. Tra gli indagati ci sono anche il presidente della Regione Lombardia appena confermato Attilio Fontana e l’ex assessore al Welfare Giulio Gallera. Lo sono anche il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, l’allora capo della Protezione civile Angelo Borrelli e l’allora direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito. e poi ancora anche l’ex capo della Prevenzione del ministero della Salute Claudio D’Amario, l’ex segretario generale Giuseppe Ruocco, il responsabile delle Malattie infettive Francesco Maraglino.
Secondo l’accusa, ognuno per propria parte di presunta responsabilità, si sarebbe perso del tempo maledettamente importante nel febbraio del 2020 tra la Lodigiana e il Bergamasco sottovalutando la portata dei contagi e i drammatici documenti previsionali in circolazione. Di fatto non sarebbe stata istituita per tempo la zona rossa, questo il cuore dell’inchiesta. Che basandosi su di una perizia di Andrea Crisanti, oggi senatore Pd, stima in oltre 4.100 i morti che potevano essere evitati se l’intero impianto scientifico e di governo del tempo avesse chiuso subito alcuni centro della Lombardia.
Agostino Miozzo era a capo del Comitato tecnico scientifico al tempo dell’impatto del Covid in Italia. Oggi è consulente particolare del presidente e commissario Occhiuto che proprio il 5 gennaio ha rinnovato l’incarico in qualità di «esperto esterno in possesso di alta qualificazione professionale, sui temi riguardanti il supporto strategico nella riorganizzazione del sistema regionale di emergenza urgenza; il supporto strategico nell’implementazione sul territorio regionale di protocolli innovativi di intervento sanitario a distanza (telemedicina); il supporto strategico relativo alle attività di contrasto all’emergenza pandemica derivante dalla diffusione del covid-19, anche in ambiente scolastico; il supporto strategico nelle attività di potenziamento del sistema regionale di protezione civile».
Intervistato dal Corriere della Sera Miozzo si dice «sereno, perché ho la coscienza tranquilla. Non ho nulla da rimproverarmi per i suggerimenti dati e le decisioni assunte. Sono amareggiato però, abbiamo lavorato per mesi senza sosta e questo è il risultato». «Ho scoperto di essere indagato dalla stampa. Anzi, ancora prima, dalle chiamate e dai messaggi di amici e conoscenti che mi segnalavano i titoli dei siti di informazione. Scoprirsi indagati da un titolo colpisce. Anche perché io aspetto ancora di capire cosa concretamente significhi. Non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. Vedremo di che cosa si tratta, quando la comunicazione arriverà. Risponderò, risponderemo. Come del resto abbiamo già fatto con le autorità quando ci hanno interpellati». «Non posso negare però che, sapendo come l’opinione pubblica recepisce il concetto di “indagato” da un titolo di giornale, la situazione sia alquanto pesante, soprattutto dopo quel che abbiamo fatto lavorando senza sosta per settimane, mesi, di giorno e di notte, in un contesto a dir poco complicato, nel vuoto totale di conoscenza di quel che si affrontava. Sì, amareggia». «Abbiamo tutti, parlo dei colleghi con cui ho condiviso il lavoro nel Comitato tecnico scientifico, la coscienza tranquilla. Per ciascuna delle valutazioni fatte in quel momento. Un momento che sarebbe assurdo esaminare al di fuori del contesto in cui ci trovavamo. Mi amareggia vedere tanti, troppi esperti del senno di poi che si ergono a giudici del nostro comportamento. Peccato che in quel drammatico momento tutte queste autorevoli voci non si siano fatte sentire con altrettanta tempestività e convinzione..».
I.T.