Conto alla rovescia a Rende, sale la tensione

Il prefetto di Cosenza, "incassata" la relazione della commissione d'accesso antimafia, avrebbe chiesto un confronto con la Dda di Catanzaro. Tra poco più di un mese la convocazione del comitato di sicurezza pubblica e prima dell'estate la "proposta" di Piantedosi al governo...

Un vero e proprio conto alla rovescia. Non con decibel di tensione a scalare, ovviamente. Ma in crescendo, in salita in termini di adrenalina. L’architrave dell’area urbana di Cosenza che a sua volta è in prospettiva la più generosa e foriera di fatture di tutta la Calabria è in stato d’ansia. Dove per “architrave” è da intendersi Rende, la più solida e la più “liquida” delle perimetrazioni comunali sparse in giro. La commissione d’accesso antimafia ha consegnato da qualche giorno al prefetto di Cosenza la sua relazione che non sarà rimasta certo “inguardata” dal rappresentante di governo. Non a caso lo stesso prefetto avrebbe chiesto un incontro alla Dda di Catanzaro dalla duplice valenza e lettura. In “entrata”, cioè per chiedere conto di ulteriori informazioni. E in “uscita”, cioè per darne a sua volta dopo aver letto la relazione. Che sarebbe corposa e tosta, va detto. Circa 500 pagine e più di 2000 allegati dove per “pagine” si intendono per solito carte non riempite a perditempo e con i cruciverba. Dentro, con ogni probabilità, perimetri inesplorati e fin qui inesplorabili (con dovizie di particolari) a proposito di appalti e concessioni che potrebbero aver coinvolto in forma diretta (o leggermente indiretta) alcuni esponenti delle più esposte famiglie di ‘ndrangheta del circondario. Il confine, a ben vedere, è tutto qui. Che è di sostanza. Le cosche sono entrate in Comune e hanno regolarmente fatturato? Quanto e per fare cosa? Quanto in forma diretta e quanto, semmai, in leggera “controluce”? Non sono entrate affatto? Per capirci qualcosa in più la commissione si sarebbe avvalsa pure della collaborazione di altre risorse tra le quali un capitano della Finanza per le ulteriori ipotesi di reato e illecito ed uno specialista in questioni amministrative.
Gli ispettori in 6 mesi (3 più 3) a questo hanno lavorato e ora è più che in stato avanzato il conto alla rovescia. Il grande conto alla rovescia. Incassata la relazione il prefetto (che nel frattempo vorrebbe vedere la Dda) ha ormai una quarantina di giorni per convocare il comitato di pubblica sicurezza (in forma quasi eccezionale stavolta dovrebbero prendervi parte in via consultiva anche il sindaco di Cosenza Caruso e il presidente della Provincia Succurro). Dopo di che il tutto deve essere inviato al ministro degli Interni Piantedosi che a sua volta ha 90 giorni per proporre al Consiglio dei ministri lo scioglimento del Comune di Rende per infiltrazioni mafiose oppure l’archiviazione di 500 pagine e 2000 allegati. Non è una questione di punteggiatura, quindi, come qualcuno (più di uno) vuole far passare.
Prima della spiaggia di agosto, in ogni caso, l’arcano conoscerà il suo epilogo.
Nel frattempo, più o meno con confini non lontani dal surreale, l’amministrazione va avanti senza soluzioni di continuità rendendosi evidentemente disponibile anche ad un eventuale ricorso contro lo scioglimento dal momento che il sindaco non si è dimesso (anzi, fresca di giornata per Manna è la notizia che può rientrare in Comune insieme alla richiesta di 6 anni di carcere da Salerno per presunta corruzione giudiziaria). L’amministrazione va avanti e anche i suoi alfieri con il sindaco vicario e facente funzione che disegna nuovi perimetri, ovviamente non da solo. Il vicesindaco che rientra al suo posto e un nuovo assessore di recente conio che va a sedersi sulla poltrona più calda e piena di euro in prospettiva (Lavori pubblici). È Clelia Badolato, ex assessore in Provincia con Oliverio ma soprattutto, più di recente, assai vicina al percorso parlamentare di Simona Loizzo. Lega ovviamente, simbolo entrato ormai nel destino in divenire di Rende dal momento che il dossier bollente della commissione è sul tavolo di Piantedosi (Salvini) che dovrà finire.
Rende, quindi, va avanti e mostra di non guardarsi alle spalle. E di non temere la tensione che pure sale. Sale ma non incide sui metri cubi di terreno che, a palate, il nuovo Psc dovrà trasformare da servizi a residenziali. Dal piombo all’oro, per farla breve. Immense distese ora di fango e domani di palazzi che, a regime e da fonti interne, potranno generare un miliardo di euro di beni. Tanti, tantissimi quattrini per terreni che sforneranno diamanti. Terreni che in gran parte sono già stati venduti o “trasformati” con i reali proprietari ad aspettare a bordo del fiume la cascata di euro. Volponi del mattone o specialisti del “lavaggio” alla calabrese (anche dal Reggino) che tutto si augurano tranne che a Piantedosi (Salvini) venga in mente di proporre lo scioglimento per mafia del Comune di Rende…

I.T.