Nomine dg Asp, l’incubo della magistratura

Corte dei Conti poco tenera con la sanità di Calabria e le Asp di Reggio e Cosenza in particolare. Non è chiaro però cosa stia accadendo nella contemporaneità. Se dovessero emergere indagini penali a carico dei prescelti si configurerebbe l'improcedibilità e la nullità dell'incarico

La griffe Occhiuto (commissario e presidente di Regione l’uno, senatore l’altro) ha puntato non poco sulla rediviva procedura d’individuazione, anche finalmente, dei nuovi direttori generali di Asp e ospedali. Che possono durare più anni e con più (finta) autonomia gestionale e quindi fornire più garanzie. Più o meno un ritorno alla normalità. Della serie, la stagione dei commissari da qualche parte deve pur iniziare a retrocedere. E non a caso nell’emendamento del senatore Occhiuto approvato nel Milleproroghe viene allargata la platea dei concorrenti alla manifestazione di interesse così da includere in ogni caso anche gli attuali commissari delle aziende se non dovessero avere tutti i requisiti previsti. Platea quindi allargata e selezione riaperta e tempi che stringono per la nomina dei nuovi dg, a cominciare da quelli delle Asp di Cosenza e Reggio. Finite qui le incognite e le insidie verso un auspicabile ritorno alla normalità?

Non proprio, soprattutto dalle nostre parti. Perché potenzialmente (e perennemente) incipiente ecco le incursioni della magistratura a fornire quotidiana suspense nell’ottica dell’ordinaria amministrazione aziendale. Del resto non è certo un inedito il via vai di diverse divise armate (prevalentemente “gialle”) quasi quotidianamente a ispezionare le principali aziende della salute di Calabria. E proprio qui sta l’incrocio, stante la ferita sanguinante dei conti della salute e i diversi fronti aperti. Tra le imminenti nomine ai vertici della sanità e la loro effettiva praticabilità ecco quindi l’incognita della magistratura inquirente perché una eventuale (e mai augurabile) indagine penale a carico dei “prescelti” configurerebbe la nullità della nomina stessa e l’incompatibilità dell’incarico assegnato. Eventualità questa, con relativa virata verso la prudenza, che di sicuro non può sfuggire al commissario Occhiuto che della trasparenza e inattaccabilità delle nomine ne ha fatto sin dall’inizio più di un cavallo di battaglia.

I fronti aperti però non mancano e li ricorda in gran parte, come “spot”, la Corte dei Conti che inaugurando l’anno giudiziario non ha perso tempo né occasione per ricordare alcune gravi criticità (solo per quanto riguarda attività istruttorie del 2022). A cominciare da un presunto danno erariale di oltre 26 milioni di euro che le Asp di Reggio e Cosenza avrebbero prodotto, naturalmente con genesi gestionale non ascrivibile all’anno che si è appena concluso.

Il dato si evince con chiarezza dalla relazione del procuratore generale della Corte dei Conti, Romeo Ermenegildo Palma, che ha illustrato gli esiti delle attività istruttorie svolte nel corso del 2022.

Per quanto riguarda l’Asp di Reggio la Corte dei Conti segnala un accordo transattivo che sostanzialmente doppierebbe i pagamenti, “specialità” questa non estranea nemmeno all’Asp di Cosenza come è noto. Il tutto in favore di una società privata la quale avrebbe dichiarato falsamente di «non aver mai ricevuto le somme neanche parzialmente» e che queste «non sarebbero state oggetto di cessioni di credito». Al contrario, secondo quanto accertato dalla Procura della Corte dei Conti la società «aveva avuti liquidati dall’Asp gli importi inseriti in transazione e, nel contempo, aveva operato decine di cessioni degli stessi crediti a varie società di factoring, esperendo numerosi ricorsi per decreti ingiuntivi nei confronti dell’Asp di Locri per ottenere il pagamento forzato delle somme».

Sempre per quanto riguarda l’Asp di Reggio c’è poi la questione che riguarda 8 dirigenti citati a giudizio per danno erariale da oltre 15 milioni per aver erogato indennità evidentemente illegittime, che non dovevano essere erogate. E c’è poi un presunto danno erariale da 7 milioni contestato a quattro dirigenti dell’Asp di Cosenza accusati della mancata esecuzione di provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Secondo quanto ricostruito dalla Procura della Corte dei Conti il Tribunale di Cosenza ha emesso tre decreti ingiuntivi nei confronti dell’Asp per crediti vantati da una banca, titolare di crediti ceduti e divenuti esecutivi in assenza di alcuna opposizione da parte dell’ente. A seguito della «perdurante inerzia dell’Asp» è stato nominato un commissario ad acta che accertato il reale importo: 6.909.981 euro, di cui 6.725.162 per interessi moratori, 182.424 euro di spese legali.

Fronti aperti, quindi. Molto aperti. Che se da un lato, e la Corte dei Conti non potrebbe fare diversamente, fanno emergere e censurano pratiche contabili con genesi evidentemente retrodatate, dall’altro non escludono per la fattispecie di potenziale reato (ma anche per altri…) che ulteriori indagini delle procure siano in corso e non necessariamente rivolte con genesi al passato.

Perché la salute di Calabria è ferita sanguinante di suo. E non è mai chiaro fino in fondo dove inizia il giorno finisce la notte…

I.T.