Tragedia immane a 100 metri dalla battigia di Steccato di Cutro, pochi chilometri da Crotone. Una improvvisata imbarcazione si arena in una secca e viene spezzata da onde alte oltre due metri e mezzo. Il bilancio è da "olocausto": almeno 59 morti, di cui 14 minori, ma si teme un bilancio delle vittime prossimo al centinaio. 81 le persone tratte in salvo


Mancano pochi minuti alle 5 del mattino. Tira vento forte di Scirocco, anche se sta girando a Libeccio. Ma è tardi ormai per “calmare” il mar Jonio crotonese, le onde non scendono sotto i due metri e mezzo di altezza. Un pescatore sta ultimando la ricognizione del magro bottino prima dell’alba, ci vuole ancora un po’. Ad un certo punto la spettrale scoperta. Una improvvisata imbarcazione letteralmente sventrata in due sui primi scogli che “accolgono” la battigia di Steccato di Cutro, siamo a 100 metri dalla sabbia che d’estate ospita gli ombrelloni. Fatta in due parti e capovolta, l’improvvisatissima imbarcazione, arenata su una secca e diventata facile preda di onde inesorabili. Corpi in mare dappertutto, tra vivi e morti, tra uomini e donne, tra adulti e bambini e persino un neonato. Il pescatore di Steccato di Cutro chiama i soccorsi, non avrebbe mai immaginato che all’alba dell’ultima domenica di febbraio, nata con lo Scirocco forte e le onde alte, si sarebbe consumato un “olocausto” a due passi dalla battigia.

Il bilancio è catastrofico. Sono almeno 59 i morti accertati. “Almeno” perché da ricognizione più o meno attendibile tra forze di polizia e servizi internazionali di primo soccorso ne mancano all’appello tra 20 e 30 di migranti “passeggeri” a bordo del natante della morte. E va da sé che a più di 12 ore di distanza dalla tragedia si tratta solo di aggiungere decessi e non speranze alla “conta”. 59 morti accertati di cui 30 uomini e 29 donne. I minori complessivamente sono 14. 81 le persone tratte in salvo e trasferite tra Cara di Isola e circuiti di ospedalizzazione (quasi tutti, in un primo momento). Macchina dei soccorsi puntuale quasi come quella del perimetro del volontariato tipico che agisce in questi casi e sistema di regnanza politica, locale e nazionale, tutto concentrato su Crotone in prefettura e prima ancora sulla battigia di Steccato di Cutro per una presa d’atto visiva dell’immane tragedia.

Il ministro degli Interni Piantedosi ha tenuto una conferenza stampa in prefettura a Crotone con a fianco il sottosegretario Wanda Ferro e il presidente della Regione Roberto Occhiuto. Che in mattinata, appresa la sconcertante notizia, ha subito ricordato ai “naviganti” che l’Ue continua ad essere latitante in materia di accoglienza e gestione del flusso dei migranti. Contando solo morti alla fine. Della serie, e questo vale soprattutto per una terra di frontiera come la Calabria che fa un po’ da “arcipelago” naturale per gli scafisti nel Mediterraneo, nel cuore del Continente si fanno chiacchiere mentre qui sul campo non è chiaro cosa si possa fare per gestire la drammatica patata bollente. Tema questo, però, che Occhiuto si guarda bene dal ribaltare anche al tavolo di governo nazionale perché sa ancora meglio che almeno due terzi di chi comanda oggi non è proprio così immune da responsabilità “potenziali”. Più o meno dirette.

È in parte il ministro degli Interni Piantedosi a ricordare a tutti, persino ad Occhiuto, quale è la musica a Roma e cosa ne pensa il governo in materia anche nel giorno in cui si contano più o meno 100 morti a 100 metri dalla spiaggia. Il tema non è se e come soccorrerli o scortarli, dice sostanzialmente Piantedosi. Il tema è, unico peraltro, non farli partire del tutto a maggior ragione in condizioni di mare difficile o proibitivo. Come mettere in mare dei potenziali cadaveri ogni volta, questo il succo di Piantedosi. Non devono partire, punto. Alla domanda però se, una volta e maldestramente partiti, si possa fare qualcosa per evitare “olocausti” Piantedosi ha risposto con la risposta di prima, il punto è non farli partire. Punto.

Il natante della morte è partito dalla Turchia mercoledì. La procura di Crotone ha aperto un inevitabile fascicolo per disastro e strage colposa, al momento. È stato anche fermato un presunto scafista. Lui si è salvato dalle onde, ammesso che questo sia sufficiente. Chi arma e riempie queste zattere, invece, assiste da altre sponde del Mediterraneo e si informa sui social e sul web. Altro o altri fascicoli potrebbero essere ancora aperti, anche qui siamo potenzialmente “all’alba”. Alcune ricostruzioni raccontano che il natante della morte potrebbe aver chiesto aiuto e lanciato segnali diverse ore prima della sciagura. Del cimitero in mare. Ma questo rischia di essere un altro “tema”. Quello principale è non farli partire, così come ha ricordato il ministro degli Interni…
d.m.