La Calabria (poco) straordinaria e (poco) meravigliosa 

Turismo "ostaggio" di cosche e truffe con il (solito) Vibonese al centro delle inquisizioni prestigiose della Dda di Catanzaro. Il ruolo del sempreverde Anastasi e di Bova. Gratteri: qui c'è mafia di serie A

Squillace ha una spiaggia meravigliosa. Fina e sopraffina. Attorno nel circondario c’è davvero poco in termini di hub turistici di livello e ci sta più che bene un insediamento come “Cristo comanda”. Servono però quattrini di serie A, una Regione tutto sommato con le entrature giuste, un investitore privato che non litiga con il portafogli e si può fare. Tutto si può fare.
Intercettando e seguendo le multiformi piste delle cosche del Vibonese alle prese con lo “stupro” delle estorsioni e del riciclaggio turistico tra Tropea e Pizzo, Parghelia e Capo Vaticano gli inquirenti si imbattono in una operazione di livello griffato. Ben 26 milioni di euro di investimento sostanzialmente taroccato che il sempreverde Pasquale Anastasi, ex dg del dipartimento Turismo sine die e cioè di fatto da Chiaravalloti a Oliverio e persino in campo dopo il pensionamento del 2016, ha in mente di procacciare per un villaggio top proprio a Squillace. Ha tutto Anastasi (finito ai domiciliari per presunto traffico di influenze illecite) per portare all’incasso l’operazione. Sta governando Mario Oliverio la Cittadella e Anastasi mostra di aver spiegato tutto e di poter procedere, ha il parere positivo del vertice secondo lui anche se poi alla fine l’operazione non va in porto per cui il dubbio del millantatore resta intatto. 120mila metri quadri di cemento fresco per costruire 350 camere sulla spiaggia di Squillace. Un investimento che fa gola a Enzo Calatafi, responsabile regionale del Tour operator tedesco Tui e accusato di essere uno dei referenti delle cosche vibonesi. Bisogna andare prima in Germania a cercare denaro fresco che però poi rientra, eccome se rientra. La Regione, con un bando evidentemente disegnato su misura, deve mettere il 51%, il resto è privato ma basta un piccolo investimento iniziale per iniziare. Non ci vuole un premio Nobel per gonfiare poi di qua e di là le spese cosicché quel 51% di soldi pubblici basta e avanza per tutti. Anche per la mazzetta da un milione a testa che Anastasi e Calatafi (sottoforma di consulenze) si son promessi vicendevolmente di acchiappare ad operazione in porto.
Il primo step in Germania va benissimo. Di ritorno Calafati e Anastasi sono entusiasti. Intercettati dalle forze dell’ordine sono impazienti di iniziare l’operazione. Iniziando da un bando ad hoc da redigere per l’occasione. «Ho parlato con il presidente è contentissimo – dice l’ex manager regionale – è già pronto il parere di coerenza aspetta solamente il decreto… definito tutto!… tutto gli ho detto, di particolari, l’apertura assolutamente totale». «Questo è un treno che non passa più cazzo. Pasquale, dove lo prendi più?» dice entusiasta il manager alla sua interfaccia negli uffici pubblici. «Si – gli fa eco nelle intercettazioni l’ex funzionario pubblico di fatto ancora in sella – il Presidente gli dà subito parere, perché ci vuole… senza parere della Regione non vai da nessuna parte. Va bene? Che Mario aspetta la risposta… gli ho detto che ci incontriamo con loro là, ha detto assolutamente si».
Di Squillace poi non s’è più parlato. L’operazione non va a buon fine. Anastasi ha millantato il lasciapassare della Cittadella? Qualcuno ha avuto paura e ha alzato il freno a mano? Chissà. Fatto sta che il nucleo di affaristi non si perde d’animo e svolta sul Tirreno, a Pizzo.
Nasce così la “pensata” del’ex ClubMed di Pizzo. Non prima di avere ritagliato un bando regionale di offerta turistica per un importo di 18 milioni di euro «da impiegare per il miglioramento e la qualificazione dei servizi turistici e dell’offerta ricettiva delle imprese turistiche regionali». Bando che redige lo stesso Anastasi in pensione però dal 2016, quantomeno ufficialmente. In una conversazione intercettata dagli inquirenti Anastasi, in stanza con il presunto sodale Calafati, chiama l’ex presidente Oliverio per spiegargliene i termini: «Mario, l’abbiamo finita, tutto ok, vanno bene i 30 giorni, vanno bene i quattro lotti, vanno bene la parte facoltativa che propone altre destinazioni… giovedì lo pubblichiamo… oggi lo abbiamo finito». Bando regolarmente pubblicato il successivo 31 marzo 2017 «in linea – scrive il Gip – con il propolato della Regione».
Altra figura (poco) straordinaria e (poco) meravigliosa e con le mani in pasta quasi da sempre nelle stanze che contano della Regione è Rodolfo Bova, anche lui finito ai domiciliari e anche lui sempreverde a prescindere dal colore del comando. È nella struttura del dipartimento Turismo ma un transito nella struttura dell’ex consigliere regionale Crinò non se l’è lasciato scappare nel corso del tempo. È accusato di aver condizionato e comunque indirizzato il servizo trasporti del villaggio Tui Magic Life di Pizzo assieme all’imprenditore Domenico Galati, «corruzione per esercizio della funzione».

Sul piatto ci sono 5mila euro che, sostengono gli inquirenti, Galati avrebbe filtrato al funzionario regionale Bova in cambio di un suo pressante interessamento all’affido del servizio di trasporto per i clienti che soggiornano nella nuova struttura sorta in uno dei gioielli del turismo calabrese.

Galati, dicono le carte «è amico di molti politici» ed è «raccomandato da Mario». Attraverso i suoi canali privati, l’imprenditore è venuto a conoscenza della ricerca, da parte di una società di servizi, del giusto candidato a cui affidare il servizio di trasferimento: «Sta cercando un sacco di lavoro – dice Galati a Bova in una conversazione dell’aprile del 2018 – lo so io e te lo dico io! sta cercando pullman».

Già, un sacco di lavoro. È il turismo di Calabria, del resto. Il lavoro non manca mai, a saperci fare. Stretto a metà tra cosche e malaffare in colletto bianco il turismo di Calabria da sempre (poco) straordinario e (poco) meraviglioso ha una zona sostanzialmente franza, secondo Nicola Gratteri. È il Vibonese, dove secondo il capo della Dda di Catanzaro agisce «mafia di seria A» anche e soprattutto perché «lì c’è la massomafia». Più o meno dove tutto inizia e finisce.
«La provincia di Vibo Valentia è ad altissima densità mafiosa, qui c’è anche la massoneria deviata» commenta infatti Gratteri in conferenza stampa. «Oggi qui – ha continuato il procuratore – abbiamo i massimi vertici della Polizia di Stato che sono venuti sottolineare l’importanza di questo lavoro. Li ringraziamo per l’investimento che hanno fatto in termini di uomini e di mezzi che è quasi raddoppiato rispetto a qualche anno fa nelle quattro province e i risultati di oggi lo dicono chiaro».

«È un’indagine – ha aggiunto Gratteri – in cui dal nostro punto di vista non ci sono gravi indizi di colpevolezza ma prove. I risultati sono stati ottenuti grazie alle intercettazioni telefoniche, tematiche, ambientali e pedinamenti. Noi crediamo di aver dimostrato questa notte dopo due anni di indagini un sistema capillare e sistematico di controllo di tutte le attività alberghiere e turistiche sulla costa tirrenica soprattutto provincia di Vibo con epicentro a Tropea e i paesi vicino Tropea».

Il procuratore ha precisato pure che «la ‘ndrangheta chiedeva e otteneva la tangente per qualsiasi tipo di attività che riguardava il sistema turistico, dai trasporti con l’autobus alla fornitura di generi alimentari e finanche il controllo del porto di Tropea. Abbiamo documentato come gli imprenditori fossero costretti a versare una tangente mensile anche del valore di 20mila euro».
Nel corso della conferenza stampa è emerso come gli imprenditori non avessero sporto denuncia contro le richieste vessatorie. Su questo punto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha chiarito: «Stiamo parlando di ‘ndrangheta di serie A. Dovrebbero denunciare persone che in passato hanno dimostrato che la vita di un uomo è uguale a quella di una gallina. Non è semplice denunciare, ancora dobbiamo fare passi in avanti però io sono fiducioso – ha aggiunto il procuratore -. Dal 2016 mi pare che abbiamo fatto una rivoluzione, soprattutto, nel distretto di Vibo come nel distretto di Crotone e Cosenza ma la stessa Catanzaro definita l’isola felice dove non accadeva nulla mi sembra di aver fatto cose importanti. Ce la stiamo mettendo tutta, tutto questo miracolo è stato possibile perché siamo stati credibili, perché i vertici delle forze dell’ordine ci hanno dato credito e ci hanno mandato personale di qualità».
‘Ndrangheta di serie A e ben 250 milioni di beni sequestrati. Un’altra “Rinascita” che a differenza della o delle precedenti inizia a far circolare e far annusare quattrini molto seri che da quelle parti non mancano di certo. A volte basta solo andarli a cercare…

I.T.