Dalle prime ore della mattinata i Carabinieri del Comando Provinciale di Crotone, unitamente a quelli del Ros e del Nipaaf di Cosenza, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia – nei confronti di 31 (trentuno) soggetti (per 27 dei quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre per i restanti 4 gli arresti domiciliari), a vario titolo indagati per i delitti di associazione per delinquere di matrice mafiosa, concorso esterno nella stessa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, gestione illecite dei medesimi, associazione per delinquere finalizzata al traffico, alla produzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti ed altri reati, con l’aggravante di essere un’associazione armata.
L’operazione riguarda l’articolazione criminale denominata locale di ‘ndrangheta di Mesoraca.
Gli indagati dell’operazione che ha portato misure cautelari per 29 persone (due sono irreperibili) sono considerati appartenenti a una organizzazione che controlla un vasto territorio della provincia di Crotone e sono indagati per associazione per delinquere di stampo mafioso «ma in particolare questi presunti innocenti hanno gestito il controllo dei boschi – ha spiegato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, nel corso di una conferenza stampa – il controllo della Presila, partendo dal Crotonese fino alla provincia di Cosenza».
«Loro ha detto Gratteri, hanno controllato per tanti anni il taglio dei boschi, il trasporto del legname, il conferimento alla centrale a biomasse di Cutro. Il dato anomalo è che per biomasse si intende la lavorazione dello scarto, del cippato della legna che dovrebbe trasformarsi in energia pulita. Un’attività prevista per legge dove si ottengono milioni di euro di contributi. Ma, secondo l’imputazione, questi presunti innocenti nelle biomasse, nel cippato mettevano spazzatura, scarti come catrame e asfalto, copertoni, residui delle lavorazioni sull’autostrada. Questo, secondo l’indagine, ha creato grande inquinamento. Riuscivano in modo mafioso ad accaparrarsi il taglio dei boschi, a conferire a dei soci l’acquisto delle biomasse di Cutro e a inserire spazzatura nel cippato», ha affermato il procuratore Gratteri.
I nomi
In carcere
Mario Donato Ferrazzo
Francesco Ferrazzo
Ernesto Ferrazzo
Kevin Ferrazzo
Francesco Trocino
Antonio Spadafora
Pasquale Spadafora
Carmine Serravalle (1963)
Carmine Serravalle (1969)
Domenico Serravalle (1965)
Domenico Serravalle (1973)
Salvatore Serravalle
Pietro Fontana
Giovanni Foresta
Domenico Grano
Giuseppe Grano
Salvatore Serrao
Rosario Piperno
Santo Fuoco
Luigi Mannarino
Francesco Manfreda
Antonio Manfreda
Vincenzo Mantia
Fortunato Matarise
Pierluca Pollizzi
Nicola Miletta
Francesco Serrao
Ai domiciliari
Pasquale Sacchietta
Luigi Sacchietta
Andrea Sacchietta
Domenico Nicolazzi