Coopservice, Graziano orientato a seguire le orme di La Regina

Il commissario dell'Asp di Cosenza, valutati pericoli e insidie in relazione alle vicende giudiziarie che riguardano il colosso emiliano, non sarebbe disposto ad aderire al lotto Consip impostando così una gara in proprio (e risparmiando 2 milioni...)

Più o meno (saggiamente) come il suo predecessore nella stanza dei bottoni che “scottano”, il vertice commissariale dell’Asp di Cosenza. Valutati costi e benefici, considerati i rischi e perimetrate le insidie giudiziarie sullo sfondo (non da ultimo il precedente della Liguria con il Consiglio di Stato che ha revocato l’appalto) anche il nuovo dominus dell’Asp di Cosenza, Antonello Graziano, pare proprio orientato a seguire le orme di La Regina a proposito dell’adesione o meno al lotto Consip per il mega appalto di sanificazione e pulizie di tutti gli ospedali della provincia. Lotto Consip che ha già un vincitore sullo sfondo, Coopservice, che però presenta un saldo piuttosto complicato al “tavolo”. E insidioso. L’Asp di Cosenza infatti non solo risparmierebbe circa 2 milioni impiantando una gara in proprio ed a parità di fornitura quanto, che poi pesa di più quando si va a dormire la notte, c’è da dissolvere tutte le nebbie che ancora avvolgono il versante giudiziario e che riguardano proprio Coopservice.
Non a caso il Consiglio di Stato ha “punito” di recente Coopservice revocando un grosso appalto per pulizie e sanificazione degli ospedali di tutta l’area centrale della Liguria. La causa, della revoca, la condotta morale discutibile dei suoi procuratori che si sarebbe consumata (guarda caso) proprio a Cosenza. Casus belli infatti, la classica goccia che secondo i giudici romani ha fatto traboccare il vaso dell’appalto ligure, le misure restrittive adottate dal gip di Cosenza a carico di figure apicali dell’azienda e a seguito dell’inchiesta per truffa e falso denominata “Silence”, il processo è iniziato a fine gennaio. Quindi profilo etico e morale compromesso da parte del colosso emiliano (secondo il Consiglio di Stato) e ricorso accolto da parte della seconda classificata nell’appalto ligure, Idealservice.
Inevitabile quindi rievocare l’inchiesta “Silence” della procura di Cosenza. Il gup Salvatore Carpino ha infatti rinviato a giudizio Coopservice, «nella sua specifica e aziendale configurazione», assieme ad altre tredici persone (tra cui anche alcuni dipendenti) coinvolte nell’inchiesta portata avanti, nel dicembre del 2020, dai carabinieri e guardia di Finanza coordinati dalla procura della Repubblica guidata da Mario Spagnuolo che ha portato alla luce una presunta truffa ai danni dello Stato per quanto riguarda l’aggiudicazione della gara d’appalto (vinta appunto dalla Coopservice) relativa ai servizi di pulizia dell’ospedale dell’Annunziata.
Per i magistrati della procura di Cosenza gli indizi di colpevolezza sarebbero «gravissimi». In centinaia di pagine di ordinanza viene ricostruito il meccanismo nel quale pesano i presunti mancati controlli attuati dall’Azienda ospedaliera di Cosenza nonostante le lamentele ricorrenti per la scarsa igiene rilevata nelle corsie dell’Annunziata. Il gip parla di «artifici e raggiri anche agevolati da parte dei funzionari pubblici dell’Azienda ospedaliera». Inoltre, «le condotte, consumate e tentate, riguardano tutte le mensilità relative agli anni in cui è stato aggiudicato ed è perdurato il rapporto contrattuale con l’Azienda ospedaliera cosentina». Secondo l’accusa, la Coopservice avrebbe «reiteratamente chiesto e ottenuto il pagamento di ore di lavoro mai effettuate», di «servizi mai resi e che mai avrebbe matematicamente potuto rendere». È dall’analisi dei dati Inps che i magistrati ricavano quella che cristallizzano come certezza: l’esame della documentazione, infatti, avrebbe «permesso di rilevare che il numero delle ore di lavoro effettuate da personale Coopservice e Multiservice nell’Ao di Cosenza a titolo di servizi integrativi non arriva nemmeno alle 132mila ore minime annuali previste» dal capitolato d’appalto.
Nel mirino degli inquirenti poi anche una presunta tangente da 420mila euro che sarebbe stata pagata. È la stessa Monica Fabbris, indagata nel procedimento, a confessarlo nel corso di una telefonata intercettata. «Se vanno in fondo alla questione di Cosenza sono fottuti!» si sfoga con il suo compagno. «Sono certa che è stata pagata una tangente! Ne sono certa!».
Da qui il sonno più tranquillo che, anche Graziano, gradirebbe affrontare nottetempo. Più o meno come il suo predessore…