Terme Luigiane, Fincalabra offre 14 milioni a Sateca

Con soldi rigorosamente pubblici la Regione vuole liquidare l'attuale sub concessionario (levandoselo dai piedi) prima di affidare con ogni probabilità ad un nuovo soggetto la futura gestione. Percorso complesso, in ogni caso non rapido. Mentre a costo zero lo stabilimento potrebbe riprendere l'erogazione del servizio...

Ben 14 milioni di euro (e potrebbero persino non bastare). Questa l’offerta di Fincalabra per Sateca, il sub concessionario delle Terme Luigiane (due stagioni saltate e la terza, la prossima estate, compromessa al 90%). Un’offerta importante, con soldi ovviamente pubblici, così da liquidare definitivamente il sub concessionario liberando il campo (e gli impianti) senza bando e senza altri compromessi. In attesa, manco a dirlo, di affidare a un nuovo sub concessionario la futura gestione dal momento che fare Terme non risulta essere nel know-how di Fincalabra. Ma cui prodest tutto questo? Alle Terme? Agli uitenti? Oppure a chi?
La vicenda è ingarbugliata assai e non aiuta alla dissoluzione delle nebbie l’incredibile e irrazionale braccio di ferro tra Comuni (Guardia Piemontese e Acquappesa) e Sateca, con l’inevitabile conseguenza che è sotto gli occhi di tutti: Terme chiuse, utenti altrove e 250 dipendenti a casa. I Comuni (concessionari delle acque termali) non hanno mai dato seguito al bando nuovo che è scaduto e non è dato sapere se l’ostruzionismo trova genesi nei municipi o nelle stanze di qualche dipartimento regionale, vecchio o nuovo che sia. Fatto sta che ad un certo punto gli stessi Comuni (concessionari) chiudono l’erogazione delle acque al sub concessionario Sateca (proprietario degli impianti e degli alberghi) dirottando il preziosissimo liquido addirittura in un torrente. Disperdendo l’acqua termale più salubre d’Europa tra le radici di terreni incolti e incustoditi.
La Sateca, sub concessionaria dal 1936, stante il ritardo (o l’omissione) dei Comuni nell’avviare il bando per l’individuazione del nuovo sub concessionario ha manifestato la disponibilità a proseguire l’attività sino al subentro del sub concessionario. Questo sta scritto in un accordo siglato sia in prefettura che in Regione. Ma questo accordo non viene riconosciuto dai Comuni che decidono di deviare altrove il flusso delle acque termali (disperse tra le frasche) pur di non consentire a Sateca la prosecuzione dell’erogazione del servizio. Ad un certo punto, siamo nel 2021 e probabilmente per evitare immediate incursioni della magistratura, i Comuni emettono anzicché un bando una semplice manifestazione di interesse che ovviamente va deserta. Della serie, cercasi azienda in grado di gestire le Terme senza impianti (che sono di Sateca) né flusso pieno delle acque. Il risultato inevitabile è attività chiusa, lavoratori a casa, nessun servizio erogato e degrado dell’impianto, nessun vantaggio per i Comuni e per il territorio.
Sateca ovviamente va al Tar e vince, agevolmente. Il tribunale amministrativo le dà ragione e che chiede di rientrare in possesso del compendio termale. Ma i Comuni (su decisione propria?) non eseguono la sentenza del Tar e per di più continuano a non emettere neanche il regolare bando che è scaduto da un pezzo. Si resta così, cristallizzati sopra il tavolo e invece in gran fermento al di sotto. Fino all’arrivo della “nuova” amministrazione regionale che invece di dar corso alle statuizioni del Tar (obbligando i Comuni a consentire a Sateca la gestione delle Terme nelle more dell’individuazione di un nuovo sub concessionario) formula tramite Fincalabra un’offerta alla stessa Sateca di 14 milioni di euro di soldi pubblici. Un’offerta importante, che potrebbe persino non bastare. Nel frattempo, ora sì che lo fanno, i Comuni emettono un vero e proprio bando al quale verosimilmente, date le condizioni (quantitativo di acqua irrisorio ed un solo stabilimento da ristrutturare completamente perché tutti gli altri sono di proprietà di Sateca) non parteciperà nessuno.
Sateca pare stia valutando la proposta regionale ma non sono di secondo livello gli interrogativi a supporto. Perché la Regione vuole spendere 14 milioni di euro di soldi pubblici per un servizio che potrebbe far erogare tranquillamente ad un privato esperto a costo zero? E poi, assumerà tutti i 250 dipendenti? E dal momento che fare Terme non è nello storico di Fincalabra affiderà la gestione ad un nuovo soggetto? A quale know-how si affiderà? Darà in sub concessione? Come? A chi? E il “nuovo che avanza” si troverà di fatto gestore e proprietario ma con acquisto eseguito con soldi pubblici? Quanto tempo passerà poi prima che le Terme inizino a funzionare dal momento che occorrono 2 mesi solo per far defluire il pieno delle acque che sono convogliate in un torrente?
Intanto Sateca – che è assistita da fior di avvocati come Enzo Paolini ed Ivan Incardona – osserva, sapendo peraltro che ha tutto da guadagnare in questa faccenda. Non ha responsabilità oggettive (ha tra l’altro vinto il ricorso al Tar) e vede maturare sempre più i danni conseguiti dal blocco dell’attività imposto nonostante l’esecutività della stessa sentenza del tribunale amministrativo.
Ma a chi giova tutto questo? Non certo a chi dovrà per la terza estate consecutiva dirottare altrove le proprie cure termali…

I.T.