È possibile vedersi revocato un appalto plurimilionario in Liguria per condotta morale discutibile in Calabria con la particolarità però che in Calabria (luogo del presunto delitto) si continua regolarmente a fatturare?
Al momento certo che è possibile, è persino realtà. È il paradosso Coopservice, colosso emiliano per servizi di pulizie negli ospedali di mezza Italia. Il Consiglio di Stato la “punisce” e gli revoca un grosso appalto per pulizie e sanificazione degli ospedali di tutta l’area centrale della Liguria e questo a causa di condotta morale discutibile dei suoi procuratori che si sarebbe consumata soprattutto a Cosenza (dove invece Coopservice continua a fatturare). Casus belli infatti, la classica goccia che secondo i giudici romani ha fatto traboccare il vaso dell’appalto ligure, le misure restrittive adottate dal gip di Cosenza a carico di figure apicali dell’azienda e a seguito dell’inchiesta per truffa e falso denominata “Silence”, il processo inizia martedì. Quindi profilo etico e morale compromesso da parte del colosso emiliano (secondo il Consiglio di Stato) e ricorso accolto da parte della seconda classificata nell’appalto ligure, Idealservice.
E così l’inchiesta della procura di Cosenza per presunta truffa e falso di Coopservice ai danni dell’ospedale dell’Annunziata e del servizio sanitario regionale vale la revoca dell’appalto ma in Liguria però, perché da queste parti nel frattempo tutto prosegue invece nel segno del dominio Coopservice. Dopo il regime di prorogatio dell’appalto di pulizie concesso dall’azienda ospedaliera dell’Annunziata a Coopservice, nonostante la scadenza del contratto e la clamorosa inchiesta della procura di Cosenza, ora il colosso emiliano ha in cassaforte il nuovo appalto per non meno di 5 anni, frutto del lotto Consip al quale ormai tutte le aziende calabresi hanno aderito o stanno aderendo. Infatti dopo le pulizie e la sanificazione dell’Annunziata è il turno a breve dell’Asp di Cosenza e degli ospedali di provincia così come sta già avvenendo a Catanzaro. Coopservice quindi continua allegramente a fatturare in Calabria mentre in Liguria il Consiglio di Stato la “punisce” per una inchiesta della procura di Cosenza. Più che un paradosso somiglia molto a qualcosa d’altro…
Ideealservice aveva perso il suo ricorso dinnanzi al Tar della Liguria, sempre incentrato sulle diverse inchieste a carico di Coopservice che non avrebbe integrato di puntuali aggiornamenti informativi la stazione appaltante ligure. Secondo i giudici amministrativi regionali liguri non toccava né all’azienda sanitaria ligure né a quella appaltante conoscere né tantomeno prevedere gli sviluppi giudiziari, semmai scollegati tra loro e non per forza compromettenti i singoli appalti. La ricorrente non si rassegna e va in Consiglio di Stato e sempre con le stesse argomentazioni, le diverse condotte morali discutibili e discusse a carico di Coopservice. E qui trova “giustizia”, la revoca dell’appalto. Con una sentenza che non stravolge il Tar né condanna i comportamenti degli enti liguri. Ma che prende atto della cosa più grave a carico di Coopservice, le misure restrittive adottate dal gip di Cosenza a carico di alcuni procuratori dell’azienda a seguito dell’inchiesta “Silence” per truffa e falso. Della serie, a tradurre il Consiglio di Stato, sono atti che valgono “pro futuro” nell’assegnazione delle gare ma sono troppo gravi per non tenerne conto anche in sede di mantenimento degli appalti in essere (questo ligure è del 2018).
Secondo il Consiglio di Stato vi è la scoperta postuma «di indagini penali da parte di alcune Procure per reati contro la Pubblica Amministrazione a carico dei suoi preposti. Nello specifico: i.) la Procura di Ancona, in relazione ad un appalto di cospicuo importo per le pulizie di tutte le Aziende sanitarie della Regione Firefox https://www.giustizia-amministrativa.it/portale/pages/istituzionale/visual… 4 di 11 19/01/2022, 10:16 Marche aveva avviato, nei confronti dei due procuratori di Coopservice, un procedimento penale per turbativa d’asta e per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio; ii.) la Procura della Repubblica di Bologna, nell’agosto 2020, in relazione all’appalto di pulizia presso l’Azienda ospedaliero universitaria Sant’Orsola Malpighi, avviava nei confronti del legale rappresentante un procedimento penale per i delitti di abuso d’ufficio e falsità ideologica; iii) il GIP del Tribunale di Cosenza, sempre in relazione all’appalto di servizi di pulizia emetteva nei confronti dei due procuratori di Coopservice – con spiccati poteri di rappresentanza – la misura restrittiva degli arresti domiciliari per gli addebiti di truffa aggravata ai danni dello Stato e di frode in pubbliche forniture».
Troppo gravi i fatti secondo il Consiglio di Stato mentre sono irrilevanti le eventuali responsabilità delle stazioni appaltanti che hanno assegnato gare precedenti all’insorgenza dei guaui giudiziari di Coopservice. Non si può non tenerne conto per gli appalti successivi (come quello dell’Annunziata) mentre per quello ligure sono esenti da colpe gli enti locali. Ma ciò nonostante, e a causa del complesso profilo morale di Coopservice, «per tutte le ragioni esposte da ritenersi assorbenti di ogni altra questione, l’appello principale di Idealservice deve essere accolto».
Fine dell’appalto ligure per Coopservice e questo a causa delle misure del gip di Cosenza, mentre a Cosenza (e non solo) ovviamente Coopservice continua a fatturare.
Fatale l’inchiesta “Silence” delkla procura di Cosenza, il processo inizia proprio martedì. Il gup Salvatore Carpino ha infatti rinviato a giudizio Coopservice, «nella sua specifica e aziendale configurazioneÌ, assieme ad altre tredici persone (tra cui anche alcuni dipendenti) coinvolte nell’inchiesta portata avanti, nel dicembre del 2020, dai carabinieri e guardia di Finanza, coordinati dalla procura della Repubblica guidata da Mario Spagnuolo che ha portato alla luce una presunta truffa ai danni dello Stato per quanto riguarda l’aggiudicazione della gara d’appalto (vinta appunto dalla Coopservice) relativa ai servizi di pulizia dell’ospedale.
Il fascicolo portato avanti dalla procura cosentina è nato da alcune ispezioni compiute dai carabinieri del Nas nelle sale operatorie dell’ospedale che hanno fatto poi affiorare delle condizioni igienico-sanitarie totalmente insufficienti. Ma non solo, scavando ancora più a fondo, è emerso come alcuni figuravano con più ore di servizio di quante effettivamente ne facessero, oltre ad alcuni Oss che svolgevano delle mansioni non proprie. Il processo inizierà appunto martedì.
Per i magistrati della procura di Cosenza di gli indizi di colpevolezza sono «gravissimi». In centinaia di pagine di ordinanza viene ricostruito il meccanismo nel quale pesano i presunti mancati controlli attuati dall’Azienda ospedaliera di Cosenza nonostante le lamentele ricorrenti per la scarsa igiene rilevata nelle corsie dell’Annunziata. Il gip parla di «artifici e raggiri anche agevolati da parte dei funzionari pubblici dell’Azienda ospedaliera». Inoltre, «le condotte, consumate e tentate, riguardano tutte le mensilità relative agli anni in cui è stato aggiudicato ed è perdurato il rapporto contrattuale con l’Azienda ospedaliera cosentina». Secondo l’accusa, la Coopservice avrebbe «reiteratamente chiesto e ottenuto il pagamento di ore di lavoro mai effettuate», di «servizi mai resi e che mai avrebbe matematicamente potuto rendere». È dall’analisi dei dati Inps che i magistrati ricavano quella che cristallizzano come certezza: l’esame della documentazione, infatti, avrebbe «permesso di rilevare che il numero delle ore di lavoro effettuate da personale Coopservice e Multiservice nell’Ao di Cosenza a titolo di servizi integrativi non arriva nemmeno alle 132mila ore minime annuali previste» dal capitolato d’appalto.
Nel mirino degli inquirenti poi anche una presunta tangente che sarebbe stata pagata. È la stessa Monica Fabbris, indagata nel procedimento, a confessarlo nel corso di una telefonata intercettata. «Se vanno in fondo alla questione di Cosenza sono fottuti!» si sfoga con il suo compagno. «Sono certa che è stata pagata una tangente! Ne sono certa! E anche se non mi ricordo a chi è stata pagata, basta solo che vanno sulle fatture registrate di Coopservice, la trovano, perché l’importo invece lo ricordo a memoria, scavano un po’ e trovano che sono stati pagati migliaia…centinaia di migliaia di euro per servizi non resi…e qualcuno dovrà dare spiegazioni del perché», aggiunge Fabris. L’importo della presunta tangente finisce poi nell’intercettazione di un’altra telefonata ancora…. «Lo dico qua al telefono tanto non me ne frega più niente. Ed è l’azienda alla quale Coopservice ha pagato una tangente di 420mila euro». Già, ma a quale azienda?
I.T.