Rinascita Scott, fissata per l’11 settembre l’udienza preliminare

Si terrà nell'aula bunker del carcere di Rebibbia: 456 gli imputati, 224 le parti offese tra cui Regione Calabria e ministero della Giustizia

Si svolgerà l’11 settembre a partire dalle 9.30, nell’aula bunker del carcere di Rebibbia, l’udienza preliminare del maxiprocesso Rinascita Scott. Il decreto è stato firmato nella giornata di ieri dal gup di Catanzaro Claudio Paris.

Sono 456 gli indagati (21 le posizioni stralciate rispetto alla chiusura delle indagini) per i quali la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro – nelle persone del procuratore capo Nicola Gratteri e dei sostituti Antonio De Bernardo, Anna Maria Frustaci e  Andrea Mancuso – ha chiesto, lo scorso 19 luglio, il rinvio a giudizio.

Sono ben 224 le parti offese: 205 privati, 15 Comuni, più la Provincia di Vibo Valentia, la Regione Calabria, la Prefettura di Teramo e il Ministero della Giustizia.

Centinaia le contestazioni di reato mosse nel contesto di quella che – sin dall’esecuzione delle misure cautelare, all’alba del 19 dicembre del 2019 – il procuratore Gratteri indicò quale la più grande inchiesta contro la criminalità organizzata sin dai tempi del maxiprocesso di Palermo. Si spazia dall’associazione mafiosa, all’omicidio, estorsione, usura, traffici di droga e di armi fino a contestazioni minori.

L’indagine che si è avvalsa del supporto operativo dell’Arma dei Carabinieri (il Ros Centrale, il Ros di Catanzaro e il Nucleo investigativo dell’Arma dei carabinieri) ha ricostruito la struttura e l’organizzazione delle più influenti cosche di ‘ndrangheta del Vibonese e le loro cointeressenze con il mondo della massoneria, delle istituzioni, delle professioni e della società civile. Caposaldo dell’inchiesta, la figura di Luigi Mancuso, capo del Crimine di Vibo Valentia, che aveva avviato un progressivo processo di pacificazione tra i clan vibonesi, dopo anni di faida e tensioni per il controllo degli affari illeciti e del territorio.

A seguire altri boss di primo piano della ‘ndrangheta, influenti tanto in Calabria quanto in diverse regioni italiane: Saverio Razionale, boss di San Gregorio d’Ippona, Giuseppe Antonio Accorinti, capo del locale di Zungri e del carcere di Vibo Valentia, i fratelli Domenico ePasquale Bonavota (quest’ultimo ancora latitante) vertici dell’omonimo clan di Sant’Onofrio, con cellule operative a Roma, in Piemonte ed in Canada.

L’inchiesta ha svelato anche le fibrillazioni interne alle famiglie che si sono divise il potere mafioso nella città di Vibo Valentia (i Lo Bianco-Barba, i Camillò-Pardea-Ranisi, i Pugliese-Cassarola), alle prese con le pesanti defezioni provocate dalla collaborazione con la giustizia di Andrea Mantella e Bartolomeo Arena. Un novero di pentiti che si allarga al contributo di altre gole profonde di primissimo piano come Emanuele Mancuso e Raffaele Moscato, il cui narrato si aggiunge a quello dei collaboratori storici.

L’indagine della Dda di Catanzaro ha portato anche all’arresto e, adesso, all’imputazione per una figura di calibro della politica e delle professioni in Calabria, Giancarlo Pittelli, ex parlamentare, penalista di prestigio, accusato di essere un massone borderline, che avrebbe messo a disposizione il suo patrimonio di relazioni, informazioni e conoscenze, del superboss Luigi Mancuso.

L’udienza preliminare prenderà, quindi, avvio, nell’aula bunker del carcere romano di Rebibbia, in attesa dell’adeguamento della struttura messa a disposizione dalla Regione Calabria negli spazi della Fondazione Terina a Lamezia Terme.