Armi, tante armi. Da trasportare in agilità perché in Svizzera funziona così, ci si gira facilmente dall’altra parte. Soldi a farli cadere dal cielo, «a lingotti d’oro». Appalti per lavori nei boschi, altri per rustrutturazioni edili da spargere in mezza Calabria con l’architetto “bravo” anche nelle diocesi e nelle procure, dove peraltro è consulente da Paola a Catanzaro a Lamezia. Strutture turistiche a portata di mano, almeno 3 resort di lusso del Vibonese e un’intera stagione del passato completamente a disposizione. E poi “lei”, la politica ineludibile e inevitabile. «Non si possono commttere certi crimini se non c’è di mezzo la politica» dice Gratteri. Anche se un merito (o un demerito per altri) lo evidenzia in conferenza stampa, «noi abbiamo alzato il tiro e non finisce qui, in questa inchiesta siamo solo all’inizio..». Sindaci o ex sindaci, consiglieri comunali, ex assessori o presidenti di Provincia. Persino una “macchia” per Giuseppe Mangialavori, senatore di Forza Italia (non indagato) il quale avrebbe avuto il sostegno della cosca nelle elezioni politiche del 2018. Trasversalità assoluta da Pd a Forza Italia nelle carte “locali” di Gratteri e una coppia al vertice della ‘ndrina in questione, Anello-Fruci, per niente ostile alla holding dei Mancuso quasi a configurare una strutturazione tutta inedita ed esplorativa della ‘ndrangheta del Vibonese, né verticistina né troppo orizzontale. Molto, ma molto invece a forma di banca d’affari mondiale dove chi porta e sa portare nel proprio ambito fieno in cascina è il benvenuto. Si sa chi comanda, ma non è un impedimento per gli altri che ci sanno fare e vogliono fare. Semmai il tutto è un “Imponimento” (da qui il nome dell’inchiesta oggi venuta alla luce) nei confronti di chi non ci sta al “patto”. E poco o nulla oppone la politica regnante del momento “all’imponimento” che governa sotto varie sigle ma in una unica holding la Calabria centrale che non a caso Gratteri attenziona di frequente.
Più di 150 indagati (alcuni di questi con reddito di cittadinazna appresso o fondi Covid), 75 arresti, sospettati e fermi eccellenti. Tra questi, il più eccellente, è Francescoantonio Stillitani, imprenditore turistico ma soprattutto ex sindaco di Pizzo ed ex consigliere regionale (coinvolto insieme al fratello Emanuele). Nel decreto di fermo della Dda di Catanzaro, nello specifico, si legge che sono indagati «per avere concretamente contribuito, pur senza farne formalmente parte, al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi» della ‘ndrangheta «operante sul territorio della provincia di Vibo Valentia e su altre zone del territorio calabrese, nazionale ed estero (Svizzera), ed in particolare della “locale” di Filadelfia e della cosca Anello Frauci». In particolare, «come concorrenti “esterni”, nella qualità di imprenditori del settore turistico alberghiero, Francescantonio Stillitani, anche quale uomo politico di riferimento del sodalizio (avendo anche ricoperto le cariche di sindaco del comune di Pizzo e di consigliere regionale, potendo contare sull’appoggio elettorale fornito dal sodalizio), forniva uno stabile contributo alla vita dell’associazione mafiosa».
Per la Dda, «le qualità sopra menzionate» si «ponevano quale riferimento per il sodalizio per avere instaurato con lo stesso – dopo una prima fase in cui avevano subito richieste estorsive ed a seguito di una tipica evoluzione del rapporto in termini collusivi – uno stabile rapporto “sinallagmatico” caratterizzato dalla perdurante e reciproca disponibilità a prestarsi ausilio ed in forza del quale gli Stillitani consentivano a tale organizzazione di infiltrarsi e di avere voce in capitolo negli affari relativi allo specifico settore della gestione di strutture turistiche». Il tutto, si legge nel decreto di fermo, «anche mediando con altri imprenditori in relazione alle pretese estorsive della cosca e dei suoi appartenenti, concorrendo nelle condotte estorsive, favorendo l’affidamento di opere, forniture e servizi ad imprese contigue alla cosca ovvero direttamente avvalendosene, garantendo l’assunzione di sodali o di soggetti comunque indicati dall’organizzazione, riconoscendo all’organizzazione un contributo in denaro in ragione delle attività imprenditoriali oggetto di tutela mafiosa e dei servigi resi dal sodalizio».
Ci sono poi le “macchie” attorno a Giuseppe Mangialavori (non indagato). Senatore di Forza Italia che secondo le carte dell’inchiesta avrebbe beneficiato (con il contributo dell’architetto “bravo”) di un appoggio elettorale del sodalizio criminale in occasione delle elezioni politiche del 2018. Gli inquirenti scrivono che «da alcune emergenze si ipotizzava che il candidato al Senato Giuseppe Mangialavori (di Forza Italia, ndr), per le elezioni del 4 marzo 2018, attraverso l’architetto Francescantonio Tedesco, avesse ottenuto l’appoggio di Rocco Anello». Il parlamentare non è indagato ma questo segmento dell’inchiesta si concentra sul presunto sostegno della cosca.
Tedesco, invece, è tra gli indagati. L’architetto, scrivono i pm, «svolge anche mansioni di collaboratore diocesano esperto in verifiche e valorizzazione di edifici di culto e monastici. Collabora con pubbliche amministrazioni e Uffici giudiziari (procura e Tribunale di Vibo Valentia, Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone, Lamezia Terme e Paola). All’epoca dei fatti consigliere comunale, presidente della commissione urbanistica al Comune di Vibo Valentia». Dal 31 dicembre 2016, tra Tedesco e Mangialavori vengono «censiti 81 contatti telefonici». Mangialavori era contattato da Giovanni Anello, già consigliere comunale di Polia, «oggi vicesindaco». Quest’ultimo è considerano dagli inquirenti «perfettamente inserito nella consorteria ‘ndranghetistica», nella quale «svolgeva la mansione di factotum del capo cosca Rocco Anello, risultando funzionale alla catena di comunicazione utilizzata dal boss per relazionarsi con accoliti e non». Nel provvedimento si parla poi del sostegno offerto a Mangialavori da Francesco e Maurizio De Nisi, il primo ex presidente della Provincia di Vibo ed il secondo subentrato al primo come sindaco di Filadelfia. Entrambi non sono indagati. «Atteso che l’accordo tra Mangialavori e De Nisi era cosa nota, soprattutto a chi era addentro alla politica locale, come lo sono i due interlocutori – scrivono i pm – colpisce il tono di segretezza usato da Tedesco sulle ulteriori motivazioni del risultato elettorale di Filadelfia, che quindi lascia intendere che il successo in detto paese non sia da ricondurre all’appoggio garantito da De Nisi, bensì ad un altro fattore innominabile, esterno alla politica. Tale fattore a cui fa riferimento Tedesco è da individuarsi nell’appoggio di Rocco Anello e, conseguentemente, del relativo clan».
«A elezioni avvenute, sull’utenza in suo a Francescantonio Tedesco – è scritto nel provvedimento – s’intercettavano alcune conversazioni telefoniche interessanti per il tono equivoco dei contenuti, seppure entrambe erano palesemente esplicative di un appoggio elettorale di Francesco De Nisi (Pd, ndr) a Giuseppe Mangialavori, cosa che era nota (ne avevano dato notizia anche i giornali) ed evidente visto che entrambi i fratelli De Nisi si erano prodigati, anche con l’organizzazione di cene ed incontri elettorali a favore del candidato Giuseppe Mangialavori». «Dalle emergenze investigative – scrivono i pm – non si è avuto risconto della cena che in tante occasioni Tedesco aveva dichiarato di volere organizzare per fare incontrare Rocco Anello e Mangialavori, né di altri incontri tra i due. Ciò nonostante, non manca di importanza quanto emerso, ovvero che Giovanni Anello e Daniele Prestanicola, soggetti appartenenti alla cosca, abbiano incontrato Mangialavori».
«Ormai purtroppo è una costante – ha sentenziato Gratteri in conferenza stampa – : nelle indagini che stiamo facendo alla procura di Catanzaro troviamo sempre pubblici amministratori e politici, sia perché noi abbiamo alzato il tiro e il livello investigativo, sia perché – è un dato ormai riscontrato nella realtà – la criminalità organizzata e la ‘ndrangheta da sole non potrebbero commettere certi reati senza il controllo di una pubblica amministrazione corrotta o collusa e di una politica collusa. Il nostro è un lavoro che durerà a lungo, cercando di convincere, anche attraverso il risultati qualitativi di oggi, che delinquere non conviene…».
I.T.