La voce rotta dall’emozione, e magari anche dal fumo delle sigarette, «è autentica». Quel timbro è effettivamente di «una operatrice della centrale del 118 di Cosenza».
Non ammette molti dubbi la conferma che riusciamo a strappare alle dimensioni più autorevoli del pianeta 118 di Cosenza, quella voce non è uno scherzo né una provocazione, che peraltro sarebbe stata di pessimo gusto. Altro è mettere un po’ d’ordine nei numeri e nello stato dell’arte che viene “fulminato” in quell’audio sconcertante che tanto clamore ha provocato nelle ultime ore. Si stanno processando o solo mettendo in frigo i tamponi prelevati sotto l’egida dell’Asp di Cosenza?
Secondo quanto risulta a “il Fatto di Calabria” questa mattina erano 530 i flaconcini depositati (e quindi non processati) riposti in frigo presso il deposito del 118 di Serra Spiga, a Cosenza. Uno o più frigo di proprietà del servizio del 118 che ha messo a disposizione la strumentazione all’Asp di Cosenza. Perché solo e soltanto il dipartimento Prevenzione dell’Asp di Cosenza ha il timone del comando in materia di test per il Covid-19. È l’Asp che sceglie a chi e come farli ed è l’Asp che ne gestisce il percorso in cui vengono processati. Il servizio del 118 è “braccio armato” coinvolto nella raccolta dei test ma il suo compito finisce qui, fatta eccezione per la conservazione temporanea in frigo sempre su richiesta dell’Asp di Cosenza e del dipartimento Prevenzione. E proprio la visione queste centinaia di flaconcini depositati al freddo deve aver insospettito l’operatrice del 118. Sempre questa mattina, secondo quanto risulta a “il Fatto di Calabria”, 250 di questi test sono stati inviati al dipartimento Virologia dell’ospedale di Cosenza per essere processati e 280 sono ancora nel deposito di Serra Spiga, in frigo. Un percorso a rilento, quindi. Un po’ troppo per dire che è tutto sotto controllo ma forse anche un po’ poco per un allarme generalizzato. Molto a rilento ma l’analisi dei campioni in qualche modo procede anche se al mistero (che non è più mistero) dell’audio choc se ne aggiunge, se vogliamo, un altro. È stata proprio l’Asp di Cosenza a comunicare il 4 maggio alle strutture sociali e sociosanitarie della provincia di Cosenza che «per ragioni organizzative esclusivamente legate alla capacità di analisi dei tamponi da parte dei due laboratori regionali individuati (Annunziata e Mater Domini di Catanzaro) le attività di screening sugli operatori delle strutture (ordinanza 20/20 e 35/20 di Santelli) subirà dei ritardi. La riattivazione dell’esecuzione dei tamponi e successiva consegna sarà comunicata dagli uffici non appena possibile. È assolutamente inutile continuare ad effettuare solleciti giornalieri ai numeri di riferimento. Tale situazione è stata formalmente rappresentata al dipartimento Salute della Regione Calabria». Dunque nelle rsa e in tutte le strutture sociali e socioassistenziali della provincia di Cosenza non si possono fare più tamponi dal 4 maggio. Semplicemente perché nessuno può lavorarli ragion per cui meglio non prelevare proprio il campione, che finirebbe solo in frigo. Ma allora, se le rsa e le strutture per anziani non fanno tamponi dal 4 maggio e se quelli che sono stati prelevati finiscono in frigo a Serra Spiga, come si deve interpretare il bollettino “incoraggiante” che arriva più o meno alle 17 ogni giorno?
I.T.