La partita più difficile per Paola. Il goal lo deve fare un miracolo…

 Grande tifosa del Cosenza. Il suo Cosenza, tutto rosso e blu. E quella curva che è di nuovo piena come un tempo, piena di tutto.

Chissà come vorrebbe esserci domenica sera al San Vito per la conquista della finale ma non può, sta giocando tutta un’altra partita Paola Bosco.

La partita della disperata sopravvivenza, la sua. Grande tifosa del Cosenza Paola Bosco ma anche storico volto della clinica Sacro Cuore, l’amministrazione il suo “giardino di casa”. Chi non la conosce, lì dentro e fuori.

E chi, senza retorica di rito, se la sente di negare che si è fatta volere bene da tutti (a cominciare dalla proprietà, la famiglia Greco, che in queste ore è tutta stretta al suo fianco).

E già perché come in un gioco perverso del destino lì dentro si nasce soprattutto, al Sacro Cuore, e si convive con l’illusione che non può mai finire. Fiori e famiglie in festa ogni giorno in clinica ma Paola ora non c’è. Non può.

Il film lo deve riavvolgere al contrario e ora deve salvare la sua di vita. Palmo a palmo e centimetro per centimetro, è questione di sospiri perché il “nemico”, il buio fitto ed eterno, è in agguato.

Paola è a Verona, è lì che sta giocando la sua partita più difficile. Quella che conta di più. Ha perso 30 chili in 3 mesi prima di conoscere il nemico e provare a sconfiggerlo. A Verona però, perché nel frattempo a nulla è valso l’itinerario delle diagnosi. Ma questa è un’altra storia.

Oggi Paola conosce il “volto” del male che vuole portarsela via, una insidiosa trombosi a più livelli che gioca il suo progetto di morte sui sospiri, sui millimetri di vita. Spasmi di speranze affiancati a fisiologiche e razionali depressioni.

Se giri la moneta dello stato d’animo, il suo e quello dei sui cari, questa è la “foto”. Ma Paola è forte, giurano quelli che la conoscono. E Paola può vincere. Proprio contro i più forti, proprio come il suo Cosenza. Il miracolo di un goal, e il goal che lo deve fare un miracolo…