Riteniamo che sia la conseguenza di una crescente apatia, del disinteresse e dello smarrimento dell’identità storico-culturale non solo da parte delle rappresentanze istituzionali ma anche delle classi dirigenti cittadine, intese nella più ampia accezione di categorie e funzioni sociali.
Da troppo tempo la decadenza, dovuta anche al deupaperamento del patrimonio artistico e culturale, viene vissuta come una condizione irreversibile e con la quale è necessario rassegnarsi a convivere.
Il nostro Centro Storico rischia un degrado inarrestabile. I beni e i tesori artistici, architettonici, archeologici e culturali non solo non vengono tutelati e valorizzati ma sono sottoposti quotidianamente ad una molteplicità di rischi che ne potrebbero determinare danneggiamenti gravi ed irreversibili.
Le istituzioni culturali cittadine di maggiore interesse e rilevanza storica sono colpite da una crisi strutturale che mette in discussione lo svolgimento delle loro funzioni ed attività.
Nella città di Stanislao Giacomantonio suona oggi come un vero oltraggio il rischio che lo storico e rinomato monumento che richiama la memoria di Alfonso Rendano possa perdere la qualifica di “teatro di tradizione”, riconoscimento chiesto dall’avv. Roberto Fagiani nel 1968 e ottenuto dal ministro Dario Antoniozzi nel novembre del 1976.
A quel tempo Cosenza ha conosciuto una fiorente stagione di rinascita culturale grazie dell’impulso dell’esperienza amministrativa guidata dal sindaco Pino Iacino e dell’assessore alla cultura Giorgio Manacorda, nonché delle lotte di opinione guidate da Antonio Guarasci sull’Università della Calabria.
Oggi, nel mentre si va esaurendo la spinta propulsiva conseguente alla programmazione ed ai progetti avviati dal sindaco Giacomo Mancini, va affermandosi una concezione proprietaria della cosa pubblica caratterizzata da forti tratti di presunzione provincialistica che sta conducendo la città verso la perdita della propria memoria storica e l’isolamento in polemiche dannose tra le istituzioni dell’area urbana.
Si è affermato in questi anni un modello subculturale teso all’inganno e alla distrazione di massa dal senso comune.
Invece Cosenza deve tornare a svolgere una funzione di hub culturale al servizio non solo del territorio regionale ma dell’intero Mezzogiorno.
L’invenzione del museo di Alarico è la metafora più appropriata per celebrare ed esaltare una vera e propria barbarie culturale.
Ma fare cultura significa riscoprire la nostra storia, quella vera.
La Cosenza città italica dei Brettii e degli Enotri, sorta prima di Roma.
La Cosenza religiosa, con i suoi splendidi edifi di culto, come il Duomo che celebra quest’anno otto secoli dalla sua inaugurazione, e le sue tradizioni popolari.
La Cosenza che accoglieva i re del mondo, da Federico II a Carlo V.
La Cosenza faro di cultura filosofica, umanistica e rinascimentale che apriva le porte alla rivoluzione scientifica con l’Accademia Cosentina di Aulo Giano Parrasio e di Bernardino Telesio, nella quale si formò Tommaso Campanella.
La Cosenza i cui figli nel Settecento innalzavano gli alberi della libertà e partecipava da protagonista al risorgimento e ad eventi di dimensione continentale.
La Cosenza che nell’Ottocento accoglieva Alexandre Dumas clandestino, piangeva il sacrificio dei suoi martiri risorgimentali e dei fratelli Bandiera e innalzava uno dei primi tricolori d’Italia.
La Cosenza che ispirò August Von Platen, ancora oggi icona artistica e culturale di dimensione internazionale.
La Cosenza della Biblioteca Civica e del Convitto Nazionale, la sua scuola più antica, dove insegnò Francesco De Sanctis.
La Cosenza che votava contro la pena di morte accogliendo l’appello di Victor Hugo quando questa era praticamente l’unica pena applicata in tutto il mondo.
Oggi, più che mai, la scelta dovrebbe essere quella di fare dell’identità cosentina una risorsa.
Perché in una città che ha tre teatri di proprietà comunale, il Conservatorio, il Liceo Musicale e quello Artistico, il DAMS di UniCal, e soprattutto un numero enorme di talenti nel campo della musica, non costituire un’Orchestra stabile che dia una possibilità di futuro non solo alla stagione lirica e all’opera in citta, ma più in generale ai giovani di ogni quartiere appassionati di musica? Magari col sostegno scientifico ed economico di due importanti motori culturali quali Film Commission e Fondazione Carical.
Il nostro appello è rivolto, prima di tutto, alle forme autonome attive della società, alla intellettualitá, alle istituzioni culturali, al mondo associativo ed alle rappresentanze sindacali e religiose affinché si promuova una iniziativa tesa a colmare il grande vuoto che oggi determina smarrimento e riduce i livelli di coesione sociale.
Sentiamo come nostro il preciso dovere un maggiore impegno al sostegno delle istituzioni culturali, per la promozione culturale della città, anche verso il suo futuro più smart, connesso ed integrato.
In secondo luogo, ci appelliamo a tutti coloro che amano Cosenza affinchè manifestino la loro domanda e la loro necessità di eventi culturali importanti, di rapprrsentazioni teatrali prodigiose, di rassegne cinematografiche da sogno, di concerti che riconcilino l’anima con la vita.
Non dobbimo avere timore di chiedere!
Proprio la generalizzata caduta dell’attenzione verso i diritti umani cui assistiamo sgomenti ci impone maggiore impegno a contribuire anche alla qualità delle idee e degli indirizzi culturali anche controcorrente.
Auspichiamo che il nostro contributo serva ad affermare il sentimento e la responsabilità collettiva per ricostruire una città che abbia senso oggi e in prospettiva, che indichi un orizzonte che sia sinonimo di progresso e di futuro per le nuove generazioni di cosentine e cosentini.
Sergio Abonante
Armando Algieri
Francesco Alimena
Giulia Ariani
Antonio Armentano
Paolo Apa
Antonella Barbarossa
Cinzia Bellusci
Carmela Bruno
Simone Cambrea
Carmine Carpino
Simonetta Cassani
Maria Grazia Cavaliere
Concetta Cesareo
Lorenzo Ciacco
Francesco Cirillo
Salvatore Cirillo
Attilio Clausi
Giustina Cristofaro
Delia Dattilo
Gilda De Caro
Daniela De Pietro
Maria Luisa De Ciancio
Luciano Di Leone
Nella Fagiani
Giulia Fragale
Daniela Francini
Loredana Francini
Luigi Gallo
Rosa Gallo
Stanislao Giacomantonio
Cristina Giraldi
Greta Massa Gallarano
Paolo Mastroianni
Loredana nigri
Domenico Gimigliano
Silvana Guglielmo
Adele Iosso
Gabriella Lanza
Pietro Leo
Natalia longo
Rosa Lorenzon
Giovanni Martini
Gaetano Massenzo
Maria Silvia Mollo
Valeria Morelli
Giovanna Morrone
Anita Muto
Giovanni Nicotera
Carla Pancaro
Vincenzo Pellegrino
Piero Piersante
Maria Pontoriero
Pietro Rende
Rosanna Rizzo
Antonio Salamanca
Giuseppe Salerno
Francesco Santolla
Carlo Sapio
Stefania Serra
Venanzio Spada
Milva Spagnuolo
Angela Straface
Aldo Trecroci
Filippo Trotta
Mario Veltri
Stefania Vitelli
Beatrice Zagarese
Eduardo Zumpano