Le “buone pratiche” e la scalata di Graziano Di Natale

Il consigliere provinciale e presidente del consiglio comunale di Paola non si sottrae all’esperimento più in voga di questi tempi, il civismo per di più amministrativo. Di fatto, però, prenota una sua candidatura per il consiglio regionale...

Sottile e dai modi garbati e con l’età giusta. Veste bene e non trascura “l’apparire”.

Se a questo si aggiungono un paio di “medaglie” al petto tipo quella di aver ostinatamente (e in solutidine) lottato per la cacciata di Mario Occhiuto dalla presidenza della Provincia di Cosenza e quella di aver orchestrato consenso per governare di fatto Paola, dietro la faccia del sindaco Perrotta, il quadro è più chiaro del solito.

Manca il parente giusto e attempato, un suocero che più esperto e navigato non si può lungo la litoranea (Mario Pirillo) e la miscela è quasi perretta. A Graziano Di Natale, di lui stiamo parlando, non manca davvero niente per tentare il grande ingresso in consiglio regionale.

Quello del prossimo anno, per intenderci. Quello che già visto da qui, e visto dal Pd, si annuncia a tratti persino irragiungibile. Ma la partita è ancora molto lunga e chi lo deve sapere, lo sa.

Il mazzo di carte verrà mischiato così tante volte che al netto di “agenti esterni”, sempre possibili e sempre imprevedibili, gli equilibri che lasci sul comodino la sera te li puoi ritrovare stravolti al mattino.

L’importante è incardinare la “pratica” già da oggi e nel modo giusto, poi la “barca” per camminare in mare aperto ha bisogno di altro a cominciare dal vento ma è presto per questi coefficienti di forza. Ora c’è da uscire dai cantieri e Graziano Di Natale l’ha fatto in discreto stile l’altro giorno nel salone degli Specchi della Provincia di Cosenza. Sotto l’egida dell’associazione politico culturale “prossimameta” e con la locandina sulle “buone pratiche nelle pubbliche amministrazioni” Graziano Di Natale ha in qualche modo acceso i motori nella stiva.

Tanto più che non era solo, alla kermesse. Il più illustre dei suoi ospiti è stato l’ex sottosegretario Cosimo Ferri, quello che piaceva in egual misura tanto a destra quanto a manca in materia di giustizia. Equilibrato e mai eccessivo Ferri ha anche lasciato intendere che questa associazione impiantata sulle buone pratiche amministrative si inserirsce probabilmente in un circuito nazionale più complesso, per niente improvvisato. Un circuito “terzo”, ovviamente.

Come quelli che vanno necessariamente di moda di questi tempi. Da non trascurare affatto la presenza di Maria Francesca Corigliano, assessore regionale e fedelissima di Mario Oliverio. Se le presenze e le assenze hanno un senso, e un peso, lo hanno anche le deduzioni conseguenziali. E poi un bel gruppo di sindaci a cominciarte da quello di Paola, ovviamente. Quindi il primo cittadino di Santo Stefano di Rogliano, di Longobardi, di Falconara Albanese, di Parenti, di Lago (presenti anche consiglieri comunali di Morano Calabro e di Fiumefreddo).

Buone pratiche amministrative, del resto. Che tradotto non può che significare che si riparte da quello che c’è e da chi sta gestendo bene le “cose pubbliche”. Se vogliamo è questa la terza via all’interno “dell’orgia” di civismo che è in atto e che si prevede in accentuazione. C’è l’inciucione indistinto (e disperato) del modello Locri, quello lanciato (e già sconfitto dalle urne) da Sebi Romeo e con Oliverio come terminale finale.

Una sorta di salviamoci tutti finché possiamo, dalla destra baronale alla sinistra ex estrema. C’è il civismo interpartitico o, se si preferisce, i partiti che vestono i panni indispensabili del civismo per provare a rendersi appetibili (in questo filone si inserisce l’intraprendenza anche trasversale di Guccione che però non porta affatto da Oliverio).

Non è dato sapere poi come interpretare il civismo “presidenziale” e meridionalista di Orlandino Greco che sempre da Oliverio porta. E poi c’è certamente questo delle buone pratiche amministrative (con l’obiettivo di apparire senza colore) che Cosimo Ferri inquadra in un contesto anche nazionale. Ed è questo, indubbiamente, il sentiero di Graziano Di Natale.

Ora è chiaro che l’escalation del civismo e delle sue espressioni multiformi non è detto che finirà qui. Al contrario, se ne prevede agevolmente un proliferare. Con un paio di equivoci sostanziali sullo sfondo, però. Il primo, la balcanizzazione del Pd.

Inesorabile, inarrestabile. Realizzando in prospettiva il più perfido dei paradossi e cioè quello di aver sedimentato una miriade di scialuppe di salvataggio in giro senza più la nave, però. Della serie, se il mare si mette brutto come si arriva a riva? L’universo del civismo senza la “stella cometa” del Pd, anzi “carnefice” del Pd stesso, porterà da qualche parte? Il secondo degli equivoci è sostanziale e non di prospettiva.

Il civismo è per definizione l’avventura prima in politica (attraverso le campagne elettorali) e poi nelle pubbliche amministrazioni di chi politico non è e non è mai stato o è diventato, di recente, il travestimento (necessario) del politico che teme di essere ormai trombato?

Ai posteri, e ai prossimi esperimenti civici, le ardue risposte…

                                                                                                                                                           I.T.