In principio, e semper, fecit la cronaca. Hai visto mai.
Il Tar del Lazio decide di “nascondere” ancora le carte al tavolo da gioco. E che “gioco”. Negato all’ex sindaco di Rende Marcello Manna e all’ex amministrazione l’accesso agli atti. Esoterica resta ancora la relazione dei commissari che è valsa lo scioglimento per mafia del Comune di Rende. Di che morte si è “morti” non si sa, si naviga nel regno degli innumerevoli omissis che appaiono e scompaiono nella di lei (relazione) sintesi griffata e timbrata dal prefetto che in altra relazione ancora invia il de profundis al ministro. Questa sì, è ad evidenza pubblica per istituzione ma è poco, troppo poco per scavare negli omissis. Niente relazione perché, a tradurre l’intraducibile e arido sistema linguistico dei Tar, si è troppo parte in causa per smascherare tutte le (400 circa) pagine della relazione con tutti quegli omissis. Per cui si resta sciolti per mafia con la mafia rinvenuta dentro quella relazione che però è impresentabile a chi, di scioglimento per mafia, ha riempito valigie abbandonando il Comune. E abbadonando Rende, il perimetro che fa più male a vederlo così. Il perimetro dell’Unical, delle neuroscienze e dell’ingegneria artificiale. Il perimetro che con nuovi commissari dentro prova ora a non far mancare quasi nulla alla distratta umanità, tutto sembra immutato e inviolato e persino attività e presidi anche oggetto di indagine della Dda e certamente “ospitati” in relazione omissata sono lì al loro posto. Un calice di birra all’Oktoberfest (celebrata anche quest’anno con il municipio sciolto per mafia e con i commissari nuovi dentro) e via.
Di che morte si è “morti”, però, tecnicamente nulla può sapersi. E non lo sa nemmeno, appunto, chi ha fatto le valigie.
Prossima tappa del contorto e paradossale iter giudiziario un ricorso straordinario dell’ex sindaco Marcello Manna direttamente al Capo dello Stato. Previo parere del Consiglio di Stato saltando a piè pari il giudizio protocollato del Tar. È un tentativo, quello di far arrivare sul tavolo di Mattarella la faccenda. In gran fretta e senza giudizi preliminari di supporto, magari negativi. Si vedrà, anche questa partita la si conoscerà dentro un 2023 maledetto e malefico per Rende.
È il 26 aprile quando il prefetto di Cosenza, su estratto della relazione dei commissari e del comitato per l’ordine e la sicurezza, mette su carta la fine della gestione ordinaria. La sua relazione è severa per induzione, trascrive per legge quello che trova già confezionato. Un palleggio veloce tra ministro e presidente della Repubblica e a giugno lo scioglimento per mafia del Comune di Rende si può fare. Prima del de profundis del prefetto, contenuto nella relazione inviata al ministro degli Interni, Manna chiede di essere sentito ma lettera morta restano ambizione e risultato. Niente di niente. Si procede spediti. Il destino ormai è segnato. Gran parte “giocato” nel 2022 però, a cavallo tra incursioni della Dda e della procura di Cosenza con in mezzo l’arrivo dei commissari antimafia in municipio. Occhio alle date, ai significanti e ai signficati.
Il 31 agosto del 2022 irrompe Reset, scorribanda della Dda di Catanzaro. Manna, tra gli altri, è indagato per voto di scambio con misura cautelare appresso. Il 29 settembre il tribunale del Riesame di Catanzaro revoca però la misura per mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Qualche giorno dopo, tuttavia, si insedia lo stesso la commissione d’accesso antimafia. Siamo ai primi di ottobre del 2022, immediatamente dopo la revoca totale della misura cautelare al sindaco con annesso reintegro in relazione al processo Reset.
Sulla carta deve stare lì dentro solo 3 mesi, la commissione. Ne chiede e ne ottiene altri 3. La guida il prefetto a riposo Reppucci. Con lui Zanfini, dirigente di polizia e Pini, comandante del Reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri di Cosenza (attivo sul piano investigativo sia in Reset che in Malarintha).
Poco più di un mese dopo l’ingresso dei commissari in Comune ecco la seconda incursione della magistratura. Stavolta è quella ordinaria di Cosenza a “bussare” alla porta. All’inchiesta viene dato il nome di Malarintha, tutto un programma nell’epigrafe. Nuovamente il sindaco nel mirino assieme ad assessori, dirigenti, impiegati. Un altro terremoto. In progress però, tempi tecnici, tutte le misure cautelari adottate nei confronti degli amministratori coinvolti nell’inchiesta vengono revocate dal Riesame prima e, dopo il ricorso della procura di Cosenza, dalla Cassazione. La musica più o meno è la stessa come sopra, mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Resta “impicciato” solo l’ex assessore Munno ma per ipotetici reati commessi quando aveva a che fare con l’amministrazione di San Vincenzo La Costa.
La commissione d’accesso in ogni caso, rinchiusa come in una camera iperbarica a rintracciare carte capaci di generare misure cautelari nel frattempo in gran parte revocate da Riesame o Cassazione, va avanti spedita fino al confezionamento della relazione finale. Che diventa essenziale ed esiziale per quella del prefetto. Non prima però d’aver celebrato e consumato l’ultimo “atto”, il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblico. La procura di Catanzaro e quella di Cosenza, rappresentate in audizione, si schierano e motivano il parere favorevole allo scioglimento di Rende. Sono protagonisti d’ufficio del comitato ma sono anche i due distretti che nel frattempo hanno mandato militari di polizia giudiziaria in Comune. Ontologicamente e deontologicamente motiva un parere impronunciabile, in mancanza di carte generose di notizie di reato da leggere, il sindaco di Cosenza Franz Caruso. Della serie, sempre a tradurre, non si può sciogliere un municipio senza sapere realmente perché. Motiva in dialettiva invece un netto sì, in direzione dello scioglimento di Rende per mafia, il presidente della Provincia di Cosenza e oggi presidente Anci Rosaria Succurro.
È un quasi plebiscito. Il sì è confezionato (quasi) alla perfezione. Al prefetto nella sua di relazione a forma di de profundis non resta che il collage tra relazione dei commissari (esoterica ai più) e i pareri del comitato per l’ordine e la sicurezza. Il resto lo fa il ministro, nell’auspicio che abbia almeno letto quanto arrivato da Cosenza. E, inevitabilmente, il Capo dello Stato a forma di “notaio”. Lo stesso che però potrebbe ora trovarsi sul tavolo e d’urgenza il ricorso di Marcello Manna. Sempre Rende, sempre la stessa faccenda. Una comunità, per niente qualsiasi, in modalità “sospensione”. Eterna sospensione. Ancora a metà tra omissis e verità. Incursioni militari e revoche. E politica, mai sparita del tutto. Magari nemmeno in prefettura. E chissà se un giorno agli “avventori” coraggiosi della città unica dell’area urbana per legge non sarà tornato in qualche modo utile, più o meno casualmente, lo scioglimento nell’acido del pezzo più pregiato…
d.m.