Il Tribunale di Salerno è legittimato a ritenere in essere il proprio procedimento giudiziario nei confronti del presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e del deputato Giorgio Mulè. E’ infatti da considerarsi sospesa, perché esiste conflitto tra poteri dello Stato, la doppia delibera del luglio 2022 con cui la Giunta per le immunità parlamentari ha pronunciato l’improcedibilità dello stesso procedimento a carico dei due ex deputati all’epoca dei fatti contestati colleghi di partito in Forza Italia.
Lo ha deciso la Corte Costituzionale con l’ordinanza n. 154 del 18 luglio a firma del presidente di sezione Silvana Sciarra con relatore Nicolò Zanon. La Consulta si è pronunciata su ricorso avanzato dal Tribunale di Salerno nel febbraio di quest’anno proprio contro le delibere della Giunta delle immunità con cui di fatto il Parlamento aveva reso immuni dal procedimento Roberto Occhiuto e Giorgio Mulè.
Si tratta di un procedimento giudiziario piuttosto complicato, soprattutto sul piano simbolico, e pendente in sezione civile nel quale il magistrato Marisa Manzini (all’epoca dei fatti contestati procuratore aggiunto presso il Tribunale i Cosenza) chiede ristoro non patrimoniale proprio nei confronti di Roberto Occhiuto e Giorgio Mulè, accusati di presunta diffamazione. La “scena del reato” è una conferenza stampa a tratti drammatica che Roberto Occhiuto e Girgio Mulè tengono negli uffici della Camera. Parole di fuoco e accuse insidiose nei confronti dell’allora sostituito procuratore di Cosenza Marisa Manzini “rea” di aver organizzato indizi giudiziari nei confronti dell’allora sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, il fratello del presidente della Regione Calabria Roberto. I due deputati di Forza Italia accusano apertamente Manzini di aver adoperato, con tecniche di mala giustizia, una vera e propria persecuzione nei confronti di Mario Occhiuto. E per di più, di averlo fatto sotto la guida sinergica dell’allora presidente della commissione Antimafia Nicola Morra, che secondo i denuncianti sarebbe stato il vero regista delle operazioni. E’ una vicenda insidiosissima per la politica e la magistratura calabrese e sono anche i giorni in cui a casa del senatore Morra viene confezionata una registrazione con accuse gravi nei confronti dell’allora sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. Registrazione che arriva “fatalmente” proprio sulla scrivania di Manzini dopo essere transitata nottetempo in una caserma di corpo di polizia.
I due deputati di Forza Italia, Occhiuto e Mulè, accusano Manzini di aver accettato e quindi predisposto “agguati giudiziari” contro il sindaco di Cosenza ottenendo in cambio il senatore Morra obiettivi politici e Marisa Manzini incarichi in commissione Antimafia. Quello in conferenza stampa è un Roberto Occhiuto al veleno, insieme a Mulè. Diffidente e sospettoso nei confronti di alcune pratiche della magistratura inquirente cosentina. Ben altro rispetto al presidente di Regione che oggi difende e blinda l’operato della magistratura calabrese complessivamente intesa. Inevitabile la denuncia per diffamazione da parte del magistrato Marisa Manzini con pronunciamento di improcedibilità da parte della Giunta per le immunità nel quale si afferma che i due deputati hanno espresso loro opinioni nell’ambito dell’azione parlamentare. Il Tribunale di Salerno ha invece opposto ricorso nei confronti di queste delibere sostenendo che la presunta diffamazione non sarebbe intervenuta nella funzione del compito parlamentare ma bensì soggettivamente inquadrabile. Da qui la richiesta da parte del Tribunale di Salerno di sussistenza di conflitto tra poteri dello Stato che la Corte Costituzionale “dichiara ammissibile ai sensi dell’art 37 della legge n. 87/1953”. L’iter giudiziario civile per diffamazione nei confronti di Roberto Occhiuto e Giorgio Mulè, quindi, può andare avanti. Così come resta non pregiudicata, secondo la Consulta, ogni altra iniziativa che intenderà intraprendere il Parlamento.
Presunta diffamazione, non più sospeso il procedimento giudiziario nei confronti di Roberto Occhiuto e Giorgio Mulè
La Consulta accoglie il ricorso del Tribunale di Salerno presentato contro due delibere della Giunta per le immunità. Per i giudici esiste conflitto tra poteri dello Stato