L’occhio, il radar, la Dda di Catanzaro sulla relazione dei commissari antimafia a Rende lo aveva già buttato in fase di “gestazione”. Di elaborazione. In un gioco di squadra con la prefettura la magistratura antimafia è stata già messa al corrente, prima in via informale e ora in via ufficiale, di quanto scovato e messo nero su bianco dai commissari. Testo che è valso inesorabilmente lo scioglimento (clamoroso) del Comune per condizionamenti mafiosi ma testo che ora potrebbe anche condurre a nuove e importanti indagini, sempre della Dda, verso nuovi orizzonti. Dal possibile voto di scambio politico mafioso, in parte già “ospitato” in Reset. A versanti del tutto inediti come la concessione o vendita di comodo di alcuni immobili fino al perimetro più intrigante per i magistrati, l’edilizia e la vendita di terreni a forma di oro.
Il riferimento va al Psc approvato in gran fretta prima dello scioglimento, il colossale cambio di destinazione d’uso di sterminati metri quadrati di terreno da agricoli a edificabili e residenziali. Un giro di affari, a regime, quantificabile in un miliardo di euro. Terreni che potrebbero già essere stati acquistati da imprese importanti (e chiacchierate) in tempi non sospetti con scritture private o veri e propri rogiti notarili con la garanzia da parte dell’amministrazione comunale che una volta approvato il Psc il tutto sarebbe diventato edificabile e residenziale. Proprio come si fa con il piombo che diventa oro. Non a caso nel testo redatto dalla commissione di accesso, poi trasmesso dal prefetto di Cosenza Vittoria Ciaramella all’esecutivo, vi sono capitoli dedicati al Piano Strutturale Comunale (Psc) in relazione proprio alla titolarità dei terreni ricompresi negli interventi previsti dallo strumento urbanistico. Il Psc, approvato in fretta e furia dalla maggioranza prima dello scioglimento, è stato successivamente “sospeso” dal prefetto Giuffrè pochi giorni dopo l’insediamento. Chi ha comprato quei terreni lungo la dorsale est dell’area urbana, zona Santa Rosa e Santa Chiara? Chi ha fornito garanzie che tutti quei chilometri quadrati di fango ed erba incolta sarebbero presto diventati cantieri per residence, grattacieli, villette, parchi e centri commerciali? E soprattutto, al netto del profilo delle imprese e delle titolarità dei terreni che è ora al vaglio inevitabilmente dei magistrati, il tutto è avvenuto senza compartecipazione o scambio di interessi?
Edilizia quindi, il piatto forte (e mai indagato fin qui) di Rende e non da oggi. Qualcosa ha sbirciato la commissione e qualcosa deve avere intuito il prefetto ma ora tocca alla Dda provare a capirci di più. C’è edilizia di rimando anche nel capitolo dedicato alla vicenda relativa allo storico stadio “Marco Lorenzon” e ai rapporti tra l’imprenditore Fabio Coscarella, ex presidente del “Rende Calcio” e il Comune. Questione di canoni di pagamento legati alla concessione dell’impianto sportivo, lavori di adeguamento mai effettuati attraverso la ricostruzione dei fatti prospettata dalla commissione di accesso. Ma è indubbiamente il Psc a tenere tutti con il fiato sospeso. Amministratori e costruttori. Con un miliardo di euro dentro di affari, a regime, può essere accaduto di tutto in una città con il consiglio sciolto per condizionamenti mafiosi…
I.T.