Fusione a caldo

Passa la proposta di legge (nel "pacco" Omnibus) a firma di Molinaro sull'unione (coatta) dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero. Solo consultivi eventuali referendum nonché decorativo ogni pronunciamento dei consigli comunali. Ma è guerra, oltreché con la costituzionalità della materia anche dentro la maggioranza

Chissà perché ad un certo punto Fausto Orsomarso si fa attraversare da un brivido di “minoranza” lungo la schiena e affida a facebook una sostanziale opposizione a se stesso, o al suo stesso partito che evidentemente in Calabria non controlla più se mai ha controllato. La proposta di legge sulla fusione a “freddo” e dall’alto dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero è da stralciare, consiglia il senatore un tempo notevole assessore. Messaggio indirizzato non tanto a Roberto Occhiuto, Pietro Molinaro e Filippo Mancuso. Quanto ai suoi, o cosiddetti tali. E partire dal consigliere Luciana De Francesco in Morrone, Fratelli d’Italia e di Cosenza come lui, che invece ha tirato dritto dritto per la sua (nuova) strada. Unione dei Comuni doveva essere e unione (coatta) è stata, con buona pace dell’ultimo appello di Orsomarso che ai consiglieri regionali di Fdi da un orecchio è entrato, e dall’altro è uscito fatto salvo un ultimissimo tentativo in aula proprio a ridosso delle 19. Ma ad un certo punto c’ha pensato Giuseppe Graziano il “generale” a cantare la messa alle opposizioni da dentro e fuori la maggioranza (con Pd e Cinquestelle più cespugli ormai fuori da un pezzo il palazzo del consiglio). Intanto approviamola, poi si vedrà se apporre delle modifiche. Il modo più “rossanese” possibile, per Graziano, per mettersi a centrocampo alla napoletana. Della serie, io una mano la offro a Roberto Occhiuto ma sub judice. Lui la darà a noi? E già perché nel frattempo si consuma la ritirata dal gruppone da parte di Talerico, fresco di aula ma non di pelo. Sulla falsa riga dell’unione coatta di Cosenza teme altre imboscate su Catanzaro e alza il freno a mano. Fa il suo mestiere, fa l’avvocato. O viene ritirata la proposta di Molinaro (vero intestatario o prestanome ma non artefice della faccenda) oppure io mi ritiro. E Graziano fu, a raccogliere il centro che c’è nell’aula.

La proposta passa, come è ovvio che fosse. Ma quante partite in una partita sola. Partite anche in quel che non s’è giocato, come l’opposizione sull’Aventino che ha consumato la sua di disfida, con il Pd a dare carte e tempi. Il resto tutto dentro la maggioranza. Quella che si vede, e quella che traspare. Molinaro che deve strappare a Simona Loizzo la scena del Carroccio. De Francesco con lo strappo su Orso (Wanda Ferro a navigar su altri e più alti scenari). Il gruppo consiliare nel suo insieme che risponde e deve rispondere a Roberto Occhiuto e poi, se restano tempi e occasioni, alle feste di partito. Chi intuisce si adegua. Con fa finta di non capire è mezzo piede al di fuori. Chi proprio non vuol capire deve avere santi e soldati in paradiso perché la guerra sarà lunga e logorante. Ci vogliono fiato e munizioni.

Per intanto il progetto rivoluzionario di Roberto Occhiuto va avanti. Non con tutta la maggioranza, ma con quelli che hanno capito. E tra questi con quelli che hanno colto che su Cosenza e dentro le viscere dell’area urbana di Cosenza ci sono conti non chiusi e partite che valgono il futuro. Tra il dissesto solo rinviato di Palazzo dei bruzi e l’ingresso degli uomini in divisa a Rende è un attimo. Basta chiudere gli occhi e sognare un nuovo ospedale in zona universitaria e una città unica che ha messo miracolosamente da parte vecchie e imbarazzanti cartelle. Alcune piene di euro a debito. Altre con cognomi scomodi e che fanno arrossire.

Infondo non serve molto. Un grande e metaforico falò e si ricomincia. Con codice fiscale tutto nuovo. Ma anche con ricordi tutti vecchi…

I.T.