«La Calabria è la prima regione d’Italia ad aver vaccinato con la prima e seconda dose tutti gli ospiti delle rsa ed è una delle tre regioni ad aver iniziato la vaccinazione dei fragili».
Le parole di cui sopra sono di Nino Spirlì, un temerario e ottimista per natura. Non ha peccati seriali in materia e al più può essere accusato di eccesso di fiducia. La vaccinazione dei cosiddetti fragili è iniziata, è vero, sia pure in forma proporzionalmente assai ridotta. Ma siamo proprio sicuri che in cassaforte c’è conservata la seconda dose per chi ha fatto la prima? Un massaggio sul braccio, 20 minuti di monitoraggio dopo l’inoculazione, la firma e poi “ci vediamo tra una ventina di giorni”. Ma saranno mai richiamati? All’appello, non icolutate e attualmente non rintracciabilli, mancano poco meno di 80mila fiale di cui 60mila letteralmente sparite dal radar da un bel pezzo. Che fine hanno fatto? Sono finite in mani “diverse” e altre rispetto alle categorie preferenziali previste dal governo o hanno del tutto oltrepassato il perimetro della legalità? Da molti centri del Cosentino, ma “urla” ne arrivano anche dal resto della regione, un grido di allarme diventa stratificato ormai. E coinvolge sindaci e prime linee Asp. Allo stato non è assolutamente chiaro se sarà possibile per tutti inoculare la seconda dose, quella del richiamo. Uno scenario che viene non a caso tenuto sottotraccia, sotto il livello dell’acqua. Mancano dosi per tutti e per completare il ciclo. Si procede per ora “all’inglese”, con metodo britannico e cioè intanto inoculando la prima dose e poi a Dio piacendo. Oltremanica una scelta scientifica questa, metodologica. Persino di successo, per ora. Da queste parti potrebbe trattarsi invece della pezza peggiore del buco. Procedere cioè puntando a “dimenticare” l’ammanco iniziale, intanto procediamo… Che fine hanno fatto 60/80mila vaccini in Calabria?
Ma se chi si è appena vaccinato rischia (soprattutto nel Cosentino) di non conoscere nei tempi stabiliti la seconda dose c’è chi, al contrario, chissà che farebbe per averne almeno una. Sono gli ultraottantenni, costretti all’uso della piattaforma che come un videogioco li sbatte come minimo a 100 chilometri da casa. Piattaforma di Poste disegnata per le metropoli e grandi aree urbane, intarscambiando quartieri e hub come fossero ipermercati ma sempre rimanendo nel perimetro della stessa città. In Calabria, al contrario, può capitare a un nonnino di Nocara di trovare la sua fiala a Gioia Tauro, o a Siderno. Perché quella sotto casa sua se l’è presa uno di Scilla. A scalare, nei paradossi, i 70enni che secondo i medici rappresentano la categoria più a rischio e per diversi fattori (escono di più degli ultraottantenni e fanno i “nonni”, cioè vengono più a contatto con i nipoti che a loro volta vanno a scuola). In Calabria questa categoria che è ancora sul campo ed è più a rischio, gli ultrasettantenni, è stata vaccinata ancora pochissimo. Solo 15926 fiale contro le 40455 dei cinquantenni, tanto per dire. Se non siamo ai giovani avvocati della Toscana poco ci manca. Eppure, a dar retta all’inguaribile ottimista Spirlì, «i dati delle ultime ore cominciano a essere non solo confortanti, ma anche più che soddisfacenti. Sulla quantità si è arrivati a un 79% di copertura tra le dosi ricevute e le dosi effettuate. Dobbiamo cominciare a sottolineare quanto di buono la Calabria sta facendo, nelle rsa e per i fragili. Fermo restando che tutto dipende dalla disponibilità di vaccini…». Già, dipende dai vaccini certo. Da quelli consegnati ma anche da quelli “spariti” e chissà dove. E poi dipende anche dalle seconde dosi che al momento non sono certe per tutti. Dipende dai “fragili” e dai “nonnini” sbarcati a più di 100 chilometri da casa e giusto che ci siamo può dipendere anche dal piano Covid che ancora non c’è in Calabria, a Covid ormai “invecchiato” sul campo. Cotticelli dopo aver scoperto in diretta che toccava a lui redigerlo è stato costretto a inscenare dimissioni travestite da fuga. Longo invece questo rischio non lo corre, almeno questo. Del piano regionale Covid preferisce farne a meno del tutto. Nonostante il Covid. Ma l’importante, però, è degustare il bicchiere mezzo pieno (purché sia uno solo…) e prenderla con ottimismo. Del resto il generale Figliuolo cos’altro è venuto a fare in Calabria. Per spargere tranquillità. Con la sua penna in testa e la divisa multicolor ha “dipinto” come ottimale la situazione. Meglio di così. Il giorno dopo però, da Roma, tutti spediti in zona rossa…
I.T.