«Sono solo due paginette». Nicola Gratteri sente il “pizzico” della critica e a suo modo non fugge dal palcoscenico mediatico (e poteva anche farlo). È griffato, il pulpito, è il Corriere della Sera. Le «due paginette» sono quell e che ha “prestato” sottoforma di prefazione al libro del dottor Bacco e del giudice in Corte d’Assise di Messina Giorgianni. Libro che nelle categorie Covid contemporanee non va a finire certamente nello scaffale di chi ha sempre creduto al virus e alla s ua micidiale virulenza. Diciamo un libro “scettico”, per usare un eufemismo. Non solo nei confronti dell’infezione difficilmente a tutt’oggi negabile quanto nei confronti della sua genesi protocollata, del terrorismo confezionato nonché del suo epilogo a p agamento, ovviamente con il mercato delle vaccino affidato alle fatture più grosse. Nicola Gratteri “presta” le sue «due paginette» (le ha definite così al Corsera) nella misura in cui, è sempre sua la descrizione, si è limitato a raffigurare il grande bus iness del “male criminale” dietro e post Covid, con le mafie pronte a succhiare tutto il sangue possibile e in ogni forma possibile. Evidentemente senza entrare, né avrebbe potuto del resto, in teoresi scentifiche o tardo complottiste. Il procuratore capo di Catanzaro spiega di più, a spasso tra i principali quotidiani nazionali. Che non solo non è praticabile nei suoi confronti la catalogalizzazione tra terroristi o negazionisti del virus, ovviamente. Quanto, se proprio lo si vuole trascinare, è vero semm ai il contrario nel senso che ha vaccinato ora e protetto con dispositivi prima tutto il suo ufficio (concetto sempre suo stampato sui media nazionali). E difficilmente sarebbe potuto accadere il contrario. Eppure Gratteri, evidentemente, la “puntura” sul braccio delle critiche l’ha sentita. Quel pizzico che si sente al braccio, proprio come l’ago al momento del vaccino. Poteva non spiegare nulla, a proposito delle «due paginette» prestate a Bacco e Giorgianni. E men che meno illustrare le prevenzioni e la profilassi adottate contro il Covid nell’ufficio giudiziario più importate della regione, con in testa lui ovviamente. Eppure l’ha fatto. Ha descritto il senso delle «due paginette» prestate al libro e visto che c’era ha anche illustrato il rapporto con il Covid suo e dell’ufficio che dirige. Poteva non farlo. Così come forse poteva anche destinare quelle «due paginette» sulle mafie a braccetto con il Covid ad altri libri, magari meno ambigui o scientificamente meno azzardati nei confronti del virus. Ma tant’è. In quelle «due paginette» c’è il verbo del più esposto e osannato dei magistrati antimafia a raccontare che dietro ogni pandemia c’è chi poi, per solito con cattive intenzioni e non per forza con la pistola in mano, viene a raccogliere i cocci per strada. Stop. Altro non c’è in quelle «due paginette». Eppure tanto è bastato per inscenare un altro rito, prevalentemente mediatico ma di tanto in tanto anche politico, contro il procuratore di Catanzaro. Che naturalmente non essendo parente stretto di Dio né infallibile per discendenza ontologica, è soggetto alle critiche e anche mediatiche come ogni vertice di istituzione e per di più pubblicamente esposto come lo è un magistrato antimafia a cui non dà fastidio la ribalta. Tutt’altro. Però le «due paginette» con sospetta complicità anti Covid rischiano di apparire davvero troppo leggere, come attacco, per uno che semmai se la deve battere tra Riesame, Corte d’Appello e Cassazione a proposito di “giudizi” al suo incedere esposto ai quattro venti contro tutto il crimine di Calabria. E non è una partita semplice anche perché gli inciampi sono sempre dietro l’angolo. A conti fatti, se doveva essere questo “l’ultimo assalto” a Gratteri, quello delle «due paginette», appaiono al contrario poco più che “un’assicurazione sulla vita” per lui. Al massimo una “pistola” spuntata…
I.T.