«Il Tar e chi vi fa ricorso “complici” del Covid nelle scuole»

Sale di quota sui social la rabbia della gran parte dei genitori che assistono impotenti alle sentenze (da remoto). Sullo sfondo del rischio pandemico una possibile azione di risarcimento danni. Il professor Tosi (Bocconi): «Continuare a dire che le aule sono sicure è irrispettoso nei confronti dei ragazzi e di tutto il personale scolastico»

Ancora una volta, ancora e sempre il Tar «come se non avesse niente altro da fare il giorno» commenta masticando amaro una delle tante mamme che dai gruppi wa a facebook si annidano e sfogano rabbia montante contro l’ennesima ordinanza del Tribunale amministrativo regionale che riapre aule in piena pandemia. L’ultima, delle incursioni della magistratura amministrativa, nei confronti del sindaco di Catanzaro Sergio Abramo. Che a metà strada tra prudente amministrazione e recepimento di una direttiva Asp decide di chiudere tutte le scuole in considerazione del galoppare della variante inglese. Dopo di che scatta anche per lui e per la città capoluogo la trappola del Tar, evidentemente non più riservata solo e soltanto a Nino Spirlì. Il tempo di formulare un ricorso (copia e incolla dei tanti sparsi in giro), raccogliere firme di rito che non mancano mai, simulare la “consegna” di una marca da bollo da 600 euro e ingaggiare uno studio legale qualsiasi magari in cerca di vetrina e il gioco è fatto. Il Tar non manca mai e non delude mai, soprattutto da remoto poi, comodamente in versione monocratica da casa e al riparo da qualsivoglia rischio contagio. Hai visto mai. Gioco fatto quindi, come sempre. Dalla Cittadella al Comune di Catanzaro e ovunque qualcuno ci provi a chiudere preventivamente e per un certo periodo le scuole prima che sia troppo tardi il messaggio è chiaro. Una marca da bollo da 600 euro (ma se non la si può comprare si risolve lo stesso…) uno studio legale battagliero e positivamente in cerca d’autore e qualche autografo in calce che non si fa fatica a rintracciare di questi tempi, la primavera è alle porte e non è facile tenere i figli ma soprattutti i genitori a casa. E dire che nel caso di Catanzaro era stata proprio l’Asp a chiedere ai sindaci di chiudere per prudenza le scuole. Così come del resto aveva fatto per ben due volte Nino Spirlì, l’ultima delle quali fino al 21 marzo (puntualmente revocata dal Tar) a corollario di una decina di giorni che invece (con didattica in presenza) rischiano di segnare una svolta nel contagio tra i banchi. A Lamezia la tensione è alta, tanto per dire. A Catanzaro ci manca poco poco. Il Cosentino poi è una pentola in ebollizione e quotidianamente si segnalano casi Covid nelle scuole e negli asili che facilmente dilagano nello spazio di pochi giorni. Si comincia con un caso e al termine del tracciamento ci sono sempre compagni di classe coinvolti. Da qui la rabbia della gran parte dei genitori esposti chiaramente a favore della didattica a distanza, soprattutto in questa fase che è considerata da tutti gli esperti la più critica. Il tutto, ovviamente, dentro l’anfiteatro social dove non è improbabile leggerne di ogni. «Decide tutto la magistratura in Calabria, è una vergogna…» sentenzia amaramente un papà. «Se i nostri figli vengono contagiati in questo periodo nelle classi è solo colpa del Tar e di chi vi fa ricorso, ci sono le prove che i focolai a scuola si sviluppano anche se uno lo ha portato da fuori il Covid». E poi ancora «la scuola può anche non avere colpe ma poi diventa luogo del contagio…». Finché non arriva da qualche parte una specie di “promessa”, non invidiabile. «Prima o poi qualcuno che se la passa male in famiglia e che ha le prove del contagio avvenuto a scuola farà pagare i danni a tutti quelli che hanno voluto per forza tenere le scuole aperte».
I cancelli, insomma, li riapre sempre il Tar dalle nostre parti e chi li chiude può farci poco. Ma si illude chi pensa che sia solo o prevalentemente calabrese la diatriba, la faccenda. Perché su scala nazionale, il dibattito, è più vivo che mai. A segnare un punto pesante a favore della linea della prudenza in classe, la linea della prevenzione e della saggezza per qualche settimana, non è uno qualsiasi oggi. Con qualche cognizione in più rispetto al Tar monocratico (e da casa) e rispetto agli studi legali che hanno fin qui ingaggiato le (facili) battaglie. È il professor Tosi, tra le altre cose ordinario alla Bocconi, a dire la sua interpellato sul punto. Netto il suo pensiero, non privo di critiche anche nei confronti del fresco governo di Mario Draghi. «Continuare a dire che la scuola è sicura è irrispettoso nei confronti dei ragazzi e di tutto il personale scolastico» confessa. Tosi è autore di uno studio sull’impatto del Covid nelle scuole e non ha buone notizie da comunicare. «Aule piccole, senza sistemi di areazione, ridicolo distanziamento e nessuna possibilità di scamparla con la variante inglese. Un habitat mica male per il contagio…». Ma la sua, quella del prof., non è una reprimenda solo al sistema della scuola ma anche, se non soprattutto, a chi tiene i fili in mano. «Annunciare ora la riapertura delle scuole farebbe quasi pensare che siano diventate sicure. E invece non è cambiato niente. Insicure erano e insicure restano. La verità è che annunciando la riapertura si cerca di mettere una pezza a quanto non fatto da parte di chi ci governa. Per la sicurezza nelle scuole non è stato fatto niente…».

I.T.