Traffico di influenze illecite e associazione mafiosa: indagati e arresti eccellenti

Operazione "Thomas" della Dda di Catanzaro, tre custodie cautelari tra cui il direttore del credito cooperativo crotonese. Sullo sfondo il clan Aracri. Coinvolti per "ingerenze anche Pino Tursi Prato e Nicola Adamo

 La Dda di Catanzaro, nell’ambito dell’inchiesta “Thomas”, ha emesso un’informazione di garanzia nei confronti di Nicola Adamo, ex vicepresidente della Regione  Calabria. Nel corso delle indagini che hanno portato all’operazione di stamattina, con l’esecuzione di tre arresti da parte della Guardia di finanza di Crotone, “sono stati acquisiti elementi – riferisce una nota stampa della Dda – relativi a un traffico di influenze illecite. Asse di congiunzione fra i diversi ambienti della societa’ calabrese era il presidente della Banca di credito cooperativo del Crotonese Ottavio Rizzuto”, che e’ una delle tre persone arrestate nel corso dell’operazione. In tale contesto, informazioni di garanzia sono state notificate a Nicola Adamo ed a Giuseppe Tursi Prato, ex consigliere della Regione  Calabria, “gia’ condannato nel 2004 – e’ detto nel comunicato della Dda – per vari reati, fra cui quello di associazione mafiosa, per il reato di traffico di influenze illecite (art.346 bis del Codice penale”.Tre persone sono state arrestate questa mattina dalla Guardia di Finanza di Crotone insieme al Nucleo Speciale Polizia Valutaria sulla base di un provvedimento emesso dal Tribunale di Catanzaro per associazione di tipo mafioso, estorsione, abuso d’ufficio, traffico di influenze illecite, omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale, accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, reati tutti aggravati dalle modalità mafiose. Destinatari delle misure sono un medico cardiologo di un ospedale romano in servizio anche presso diversi studi medici nella Capitale, a Reggio nell’Emilia e a Cutro, in provincia di Crotone, Ottavio Rizzuto, attuale Presidente del Consiglio di Amministrazione della Banca Credito Cooperativo del Crotonese e già Dirigente Area Tecnica presso il Comune di Cutro dal 2007 al 2015, e Rosario Le Rose, un imprenditore cutrese. Nei confronti di Nicolino Grande Aracri, alias ‘Mano di gomma’, Capo della Locale di ‘ndrangheta di Cutro e capo crimine della Provincia, attualmente detenuto in regime di 41 bis presso la casa circondariale Opera di Milano, è stato notificata l’informazione di garanzia. Nelle sue mani, secondo quanto accertato dagli inquirenti, la mafia locale ha esercitato una tale influenza sul Comune di Cutro da gestire di fatto numerosissimi appalti. L’appartenenza ma anche le relazioni massoniche di alcuni fra gli indagati sono un altro aspetto verificato dagli investigatori. Diverse le perquisizioni effettuate dai finanzieri nella sede legale della banca di Credito Cooperativo del Crotonese e nelle filiali di Cutro e di Isola di Capo Rizzuto e che hanno messo in luce le ‘agevolazioni’ e i ‘favoritismi’ che Rizzuto avrebbe effettuato a vantaggio delle cosche di ‘ndrangheta locali in ragione delle funzioni ricoperte nel tempo, con particolare riferimento all’imprenditore Rosario Le Rose, il quale, attraverso l’attività commerciale Idro Impianti Srl, è risultato essere affidatario di tutte le commesse del Comune di Cutro, dal 2007 al 2015, operando in sostanziale regime di monopolio. (segue) Terminale economico della locale di ‘ndrangheta ‘Grande Aracri’ sarebbe stato il cardiologo, che avrebbe effettuato – secondo il pool a capo del procuratore capo Nicola Gratteri – investimenti di natura imprenditoriale in esecuzione di un programma associativo deliberato dal boss della cosca per assicurare il controllo su villaggi turistici attraverso la diretta gestione di servizi condominiali essenziali, società costituite ad hoc e utilizzate dall’associazione criminale entrambe rappresentate proprio dalla moglie del medico. Sotto la lente dei finanzieri anche le ‘condotte delittuose’ di quattro ‘colleghi’ del Corpo, in servizio e in congedo, che, attraverso l’abusiva consultazione delle banche dati in uso, prendevano informazioni riservate coperte dal segreto istruttorio in favore di terzi, informandoli su attività di polizia giudiziaria o economico finanziaria in corso, ma anche non denunciando reati o fatti da approfondire. Parallelamente alle indagini di polizia giudiziaria i Finanzieri di Crotone hanno svolto accertamenti che hanno permesso di certificare le sperequazioni tra i redditi dichiarati e i patrimoni effettivamente posseduti in relazione alle quali le Fiamme Gialle hanno sequestrato 4 attività economiche e relativi compendi aziendali, 83 beni immobili, 16 auto, depositi bancari, polizze assicurative, per un valore di oltre 15 milioni di euro.