Verso la chiusura degli ospedali di Paola e Corigliano

La commissione del ministero orientata ad accorpare gli spoke su Cetraro e Rossano

Una ispezione ministeriale dentro le viscere degli ospedali sotto l’egida dell’Asp di Cosenza. A scrutarne requisiti e margini di sicurezza, o insicurezza. Non la prima, ovviamente, di ispezioni. E probabilmente nemmeno l’ultima. Ma per certi aspetti fatale, stavolta. Siamo alle “pendici” della tragica vicenda di Cetraro, la mamma che muore per il gesto più inconsapevole e innato che ci possa essere, mettere al mondo un figlio. Segue controllo a Cetraro e dentro, a ruota, gli altri presidi a commisurare razionalità, fabbisogni, rischi, sprechi. E una drammatica conclusione sul tavolo del ministro, mancherebbe solo la firma. La chiusura degli ospedali di Paola e Corigliano così da far chiamare spoke i presidi di Cetraro e Rossano. Cetraro ad accorpare Paola e Rossano a “mangiarsi” Corigliano. Ma per provare a decodificare la genesi di questo probabile e clamoroso provvedimento, se “partorirà”, non è sbagliato fare più passi indietro.
La rete ospedaliera dell’Asp di Cosenza è composta da tre ospedali spoke. Uno è quello di Castrovillari, allocato in una unica sede. Gli altri due sono, appunto, Corigliano Rossano e Paola Cetraro, dislocati su due distinte strutture ospedaliere. Per lo Ionio una a Rossano e l’altra a Corigliano e per il Tirreno una a Paola e l’altra a Cetraro. Il bacino di utenza dell’Asp di Cosenza è pari ad oltre 700.000 abitanti distribuiti su 155 comuni. In aggiunta agli ospedali spoke insistono sul territorio della provincia gli ospedali di zona disagiata e cioè S. Giovanni in Fiore, Acri e Trebisacce. Ancora ibrida è la struttura ospedaliera di Paria a Mare malgrado una sentenza del Consiglio di Stato ed il commissario ad acta che ne ha decretato la riapertura. Ciò sebbene alla stessa siano stati attribuiti i codici regionali per i ricoveri e gli accessi al pronto soccorso. Nella relazione di fine mandato dell’ex dg Mauro è presente una parte dedicata al programma operativo 2016/2019 redatta da tecnici incaricati per la verifica dei requisiti strutturali prescritti dalle norme sull’accreditamento, presenti sugli spoke e sugli ospedali di zona disagiata. Grazie alla conoscenza sulla presenza o meno degli stessi, si è proceduto alla elaborazione di proposte progettuali e della programmazione sanitaria aziendale, coerente con i contenuti del programma di azione commissariale di “messa in sicurezza”, trasmesso dal commissario delegato con nota n. 241/11 dalla presidenza del Consiglio dei ministri ai commissari straordinari delle aziende sanitarie. La programmazione della seconda fase è rivolta alla messa in sicurezza dei presidi ospedalieri, in particolare per ciò che concerne le situazioni di degrado edilizio che non consentono il corretto funzionamento delle strutture atte a garantire l’assistenza sul livello ospedaliero per le utenze del comprensorio provinciale. Per la situazione apprezzata è stato previsto e richiesto un finanziamento complessivo di € 76. 229.146,00 per i presidi ospedalieri (per come da allegato prospetto). Si è proceduto a redigere la scheda anagrafica sintetica delle strutture sanitarie in materia antisismica unitamente alla stima dei costi per la sola verifica sismica struttura per struttura. È stato anche approvato un piano di riqualificazione energetica da parte dell’Asp delibera 753/ 2018 ed è stato presentato il relativo progetto alla Regione Calabria. L’Asp ha altresì verificato lo stato delle procedure per l’acquisto di beni e servizi ed annualmente ha prodotto il piano di fabbisogno per il personale al dipartimento Tutela della salute ed alla struttura commissariale. Allo stato nulla è stato assegnato all’Asp, in termini di risorse per il recupero dei requisiti strutturali dei presidi ospedalieri. In termini minimali è stata autorizzata qualche assunzione dopo il blocco del turn over con data a decorrere dal 2009. Ragione, questa, per cui gli operatori per tutte le professionalità destinate alla diagnosi cura ed assistenza sono fortemente carenti. Nel settembre scorso dopo la vicenda della morte durante l’espletamento del parto, come detto a Cetraro, di una giovane donna presso il punto nascita, la commissione ministeriale nominata dal ministro della Salute è scesa in Calabria ed ha proceduto a verifiche sui presidi ospedalieri per valutarne il possesso dei requisiti prescritti dalla normativa per l’accreditamento delle strutture. E da voci attendibili si apprende che vista la condizione relativa ai requisiti strutturali ed organizzativi la commissione avrebbe valutato interventi finalizzati in prima battuta ad organizzare i due spoke di Tirreno e Sibaritide allocandoli su un unico plesso ospedaliero dove accorpare servizi e personale. Per il Tirreno avrebbero individuato il presidio di Cetraro e per lo Ionio quello di Rossano. Questo per limitare, come si può con le attuali risorse umane e con i limiti strutturali, il gap tra quanto prescritto in termini strutturali ed organizzativi e quanto in essere. Ovviamente in attesa dello sblocco delle assunzioni e dell’allocazione delle risorse da investire per il recupero dei requisiti strutturali richiesti dalla vecchia gestione dell’Asp nel mese di aprile del 2018. Mentre l’accorpamento del personale per gli spoke di Ionio e Tirreno riduce, ma non elimina, le difficoltà anche a rispettare la L. 161/2014 (direttiva europea sull’orario di lavoro). Per tale ragione le Asp e le Ao hanno già subito sanzioni da parte dell’Ispettorato del Lavoro. Accorpare quindi migliora ma non risolve il problema. In aggiunta a ciò, si deve immediatamente dare seguito alle assunzioni dei vincitori degli avvisi espletati con graduatorie approvate. Così come convogliare le risorse economiche su un unico presidio ospedaliero in questo caso Cetraro per il Tirreno e Rossano per lo Ionio dà sì possibilità di fare economia di scala ma mortifica però le realtà di Paola e Corigliano, alla faccia dei buoni propositi manifestati a piè sospinto in più occasioni da parte di Sapia nei suoi interventi sul tema. Appare evidente però che, essendosi risolto il problema dell’impresa aggiudicataria per la realizzazione dell’Ospedale della Sibaritide, per tale realtà ci sono buone probabilità che in un tempo ragionevole che è quello previsto dal capitolato della gara d’appalto dei lavori per la realizzazione dello stesso entro tre anni il problema giunga a soluzione definitiva. Altra storia per la realtà del Tirreno dove non è programmato l’ospedale unico nonostante gli onerosi investimenti per recuperare al possesso dei requisiti quelli esistenti ad oggi cioè Paola e Cetraro e sebbene tale opzione sia stata prospettata per come scaturito da un tavolo tenutosi all’Asp al quale hanno preso parte Mauro, i sindaci pro tempore di Paola e Cetraro, il Commissario ad acta pro tempore ed i tecnici della Regione e dell’Asp. Ma è pur sempre la sanità di Calabria, poco più che una sanità da campo. E in attesa di costruire grandi e funzionali ospedali tutti nuovi si può sempre chiudere quello che c’è. Dopotutto, pur moribondi, si arriva facilmente da Paola a Cetraro in pochi minuti…