Rubbettino, il “libro” più difficile…

Il patron dello storico marchio editoriale calabrese sotto pressione dal Pd di Zingaretti per la candidatura a governatore (oggi, forse, faccia a faccia tra i due). L'operazione porta anche il timbro di Loiero e rievoca vecchie disfide catanzaresi ma non mancano insidie né pericoli...

Nicola Zingaretti non viene dalla scuola dei sondaggi a tutti i costi e prima di tutti i costi ma sta imparando alla svelta, giura chi lo frequenta senza accessiva cadenza. E propone e dispone ormai non senza aver dato un’occhiata all’ultima delle rilevazioni, a maggior ragione poi quando si “cimenta” per le terre di Calabria. Il guaio però (per le trame dei partiti) è che una volta questi “termometri umorali” li commissionavano solo le grandi segreterie mentre oggi, con poco meno di 5mila euro e una fatturina, li può ricevere chiunque in pochi giorni via email. Figurarsi poi un imprenditore del calibro di Florindo Rubbettino, figlio d’arte e di Calabria e griffe pioneristica nel campo dell’editoria libraria. Su di lui ha gettato lo sguardo ammiccante il Nazareno. Oggi il marchio editoriale se la battaglia ogni anno con orgoglio alla Fiera internazionale del Libro di Torino e non sono pochi i grandi saggisti nazionali che nella rubrica del telefono lo hanno memorizzato accanto alla Mondadori o alla Feltrinelli. Questo per dire che di strada se ne è fatta dalla stampa “piana” nel cuore della Presila, siamo a Soveria Mannelli. Modello vincente ma senza fretta, quello di Rubbettino. Sedimentato negli anni e con serietà e non senza sberle in viso agli albori. Buon sangue non ha mentito e oggi i due figli dello storico fondatore (Florindo e Marco, profili bassi ma di sostanza) si distinguono con orgoglio su scala nazionale e si sono divisi le competenze degli asset. Su Florindo il Nazareno ha concentrato nelle ultime ore i “corteggiamenti” più incisivi ma al probabile faccia a faccia delle prossime ore non ci sarà solo Zingaretti con il suo ultimo sondaggio ma uno persino più raffinato se lo porterà in tasca anche lui, Florindo Rubbettino. Questo per dire che dopo la stretta di mano e il caffè nessuno dei due potrà fingere di non aver capito che le carte da poker quelle sono e le conoscono assai bene tutti e due. Con i Cinquestelle di Calabria più divisi della Berlino degli anni Settanta (con o senza marchio sulle schede tarati complessivamente ben sotto il 10%). Con la bandiera del Pd che per quanto possa esibire rinnovamento conterraneo accelerato non è stata capace di arrivare nemmeno al ballottaggio a Lamezia (anche qui, complessivamente, mai sopra il 15% nelle rilevazioni). Con Mario Oliverio e le sue truppe già in strada da un pezzo e nello stesso ipotetico campo da gioco, impossibile allo stato da tarare come peso elettorale anche se non è difficile immaginare che sempre da quel “terreno” drena. Ma soprattutto con un centrodestra che troverà (non senza spargimenti di sangue al proprio interno) un nome per quell’unità formale ma sufficiente a superare in tutti i sondaggi il 50% Zingaretti avrà ben poco (di politico) da offrire e con cui chiacchierare con l’editore dei libri tra i più affermati del Mezzogiorno. E fingendo di disegnare scalate verso l’alto e verso la Cittadella in realtà, il segretario con l’ultimo sondaggio in mano che poi è lo stesso che si porta da casa Rubbettino, solo una brillante e dignitosa e rigenerante sconfitta può proporre a Florindo. Della serie, proviamo perdendo bene a coltivare una new generation più illuminata dentro e fuori il partito e chissà che in cuor loro (pur pesando poco oggi) i grillini purosangue non ci diano una mano dentro il segreto dell’urna. Dove non ci vedeva Stalin figurarsi Di Maio o Morra, peraltro senza “occhiali”. Questo il progetto “editoriale” di Zingaretti su trasmissione dati di Stefano Graziano e Nicola Oddati. Scegliere comunque un profilo alto, tra i più alti in giro (dopo i “rifiuti” di Gualtieri e Talarico). Non la scommessa su di un giovane da “coltivare” (Stasi su questo fronte è in pole) ma direttamente un big per tentare la strada della “ossigenazione” virile della sconfitta. Di quelle che seminano però anche per il futuro.

Toccherà al capostipite della griffe che siede ogni anno alla Fiera interlazionale del Libro di Torino decidere poi sul da farsi. E intravedere la stampa di un “paracadute”, la “copertina” del giorno dopo, il 27 gennaio. Il giorno che Salvini immagina per “battezzare” la bandiera piazzata più a Sud nella storia della Lega, sia pure dietro la controfigura di qualcuno colorato di azzurro. Ma tra uomini adulti e nel caso di specie anche di “affari” tutto può essere contemplato e razionalizzato. Come si perde allora? Con quali uscite politiche ma anche mediatiche di sicurezza? Inevitabile mettere sul tavolo già da oggi le “fidejussioni” più credibili. Il secondo posto comunque così da entrare in consiglio regionale? E chi è in grado di garantire con questi chiari di luna almeno il secondo posto? Ma poi, può essere il “semplice” ingresso a Palazzo Campanella lo “zuccherino” adrenalinico per un imprenditore del calibro di Florindo Rubbettino? Dalla Fiera del Libro di Torino alle sedute di commissione con Arruzzolo e Tallini (con tutto il rispetto, sia ben chiaro, per due nomi presi a caso?). Oppure Zingaretti mette sul piatto il probabilissimo voto politico anticipato e c’è un seggio blindato per Rubbettino pronto, giusto il tempo di farsi questa “passeggiata” preliminare dietro le urne di Calabria? O magari c’è dell’altro ancora nel “piatto” dell’offerta, persino di altra natura e non per forza di natura esclusivamente politica? Questione di ore, al massimo entro il week end, e si saprà. Si conoscerà la risposta “editoriale” di Florindo Rubbettino. Il capostipite dello storico marchio editoriale sul quale nome molto ha lavorato e sospinto Agazio Loiero. Lui sì che ricorda bene le rievocazioni che è capace di suscitare il solo nome di Rubbettino in campo. E ricorda ancora meglio, l’ex governatore, quando da Soveria Mannelli se la battagliavano i primi anni e non senza bestemmie contro un altro marchio che poi negli anni ha preso altre strade, quello di Abramo. Grafiche e stampa di Soveria Mannelli contro grafiche e stampa di Catanzaro. Ci si contendeva la generosssima commessa della stampa del Bur (allora si chiamva così) della Regione Calabria. Bei soldini. La spuntava sempre Abramo. E il fondatore del marchio di Soveria si arrabbiava e non capiva il perché. Ironia della (poca) sorte oggi le due griffe potrebbero affrontarsi nuovamente, stavolta dietro le urne. Stavolta non per la stampa del Burc (oggi si chiama così e non serve quasi nemmeno più stamparlo) ma per la Regione intera. Per il comando. Certo oggi è cambiato quasi tutto da quelle disfide industriali memorabili nel campo dell’editoria di Calabria. E i ruoli sul piano generale si sono persino invertiti. Solo il risultato, ora come allora e per strani giochi del destino, rischierebbe di ripetersi…

                                                                                                           I.T.