I tre giorni di Rubbettino, il “libro” più difficile…

Il patron dello storico marchio editoriale calabrese sotto pressione dal Pd di Zingaretti per la candidatura a governatore si prende 72 ore per decidere. «Voglio riflettere bene». L'operazione porta anche il timbro di Loiero e rievoca vecchie disfide catanzaresi ma non mancano insidie né pericoli...

«Non so cosa deciderò ma qualora dovessi orientarmi positivamente la mia sarebbe una candidatura autonoma dai partiti, fortemente orientata in senso civico, tesa a far emergere quanto più interessante c’è nella società civile calabrese, a prescindere dalle provenienze territoriali».
Sobrio, sufficientemente vago, serio. Florindo Rubbettino sta sul “nì” che a seconda delle sfumature politiche (e umorali) può star bene tanto per il sì quanto per il ciao, alla prossima. L’incontro con Zingaretti c’è stato e la proposta del segretario del Nazareno pure. Ora tocca al patron della griffe editoriale decidere e, c’è da giurarci, non sarà per niente facile. Per intanto ci si vede o ci si sente entro domenica perché Rubbettino ha chiesto tre giorni pieni pieni per rifletterci bene. Sullo sfondo buone ragioni per crederci ma altrettante per darsela a gambe. Anche perché i sondaggi che tutti e due hanno in tasca (Rubbettino e Zingaretti) parlano chiaro e nessuno dei due ha potuto far finta di niente. Come se non ci fossero. Del resto con poco meno di 5mila euro e una fatturina, i sondaggi, li può ricevere chiunque in pochi giorni via email. Figurarsi poi un imprenditore del calibro di Florindo Rubbettino, figlio d’arte e di Calabria e griffe pioneristica nel campo dell’editoria libraria. Su di lui ha gettato lo sguardo ammiccante il Nazareno. Oggi il marchio editoriale se la battaglia ogni anno con orgoglio alla Fiera internazionale del Libro di Torino e non sono pochi i grandi saggisti nazionali che nella rubrica del telefono lo hanno memorizzato accanto alla Mondadori o alla Feltrinelli. Questo per dire che di strada se ne è fatta dalla stampa “piana” nel cuore della Presila, siamo a Soveria Mannelli. Modello vincente ma senza fretta, quello di Rubbettino. Sedimentato negli anni e con serietà e non senza sberle in viso agli albori. Buon sangue non ha mentito e oggi i due figli dello storico fondatore (Florindo e Marco, profili bassi ma di sostanza) si distinguono con orgoglio su scala nazionale e si sono divisi le competenze degli asset. Su Florindo il Nazareno ha concentrato i “corteggiamenti” più incisivi ma nel faccia a faccia con Zingaretti ognuno ha avuto in tasca quote numeriche sufficienti per sapere che la strada è in salita. Questo per dire che dopo la stretta di mano e il caffè nessuno dei due ha potuto fingere di non aver capito che le carte da poker quelle sono e le conoscono assai bene tutti e due. Con i Cinquestelle di Calabria più divisi della Berlino degli anni Settanta (con o senza marchio sulle schede tarati complessivamente ben sotto il 10%). Con la bandiera del Pd che per quanto possa esibire rinnovamento conterraneo accelerato non è stata capace di arrivare nemmeno al ballottaggio a Lamezia (anche qui, complessivamente, mai sopra il 15% nelle rilevazioni). Con Mario Oliverio e le sue truppe già in strada da un pezzo e nello stesso ipotetico campo da gioco, impossibile allo stato da tarare come peso elettorale anche se non è difficile immaginare che sempre da quel “terreno” drena. Ma soprattutto con un centrodestra che se troverà (non senza spargimenti di sangue al proprio interno) un nome per quell’unità formale ma sufficiente lo si dà in tutti i sondaggi sopra il 50% Zingaretti ha avuto ben poco (di politico) da offrire e con cui chiacchierare con l’editore dei libri tra i più affermati del Mezzogiorno. E fingendo di disegnare scalate verso l’alto e verso la Cittadella in realtà, il segretario con l’ultimo sondaggio in mano che poi è lo stesso che si porta da casa Rubbettino, solo una brillante e dignitosa e rigenerante sconfitta ha potuto proporre a Florindo. Della serie, proviamo perdendo bene a coltivare una new generation più illuminata dentro e fuori il partito e chissà che in cuor loro (pur pesando poco oggi) i grillini purosangue non ci diano una mano dentro il segreto dell’urna. Dove non ci vedeva Stalin figurarsi Di Maio o Morra, peraltro senza “occhiali”. Questo il progetto “editoriale” di Zingaretti su trasmissione dati di Stefano Graziano e Nicola Oddati. Scegliere comunque un profilo alto, tra i più alti in giro (dopo i “rifiuti” di Gualtieri e Talarico). Non la scommessa su di un giovane da “coltivare” (Stasi su questo fronte è in pole) ma direttamente un big per tentare la strada della “ossigenazione” virile della sconfitta. Di quelle che seminano però anche per il futuro.
Toccherà al capostipite della griffe che siede ogni anno alla Fiera interlazionale del Libro di Torino decidere sul da farsi. In tre giorni. E intravedere la stampa di un “paracadute”, la “copertina” del giorno dopo, il 27 gennaio. Il giorno che Salvini immagina per “battezzare” la bandiera piazzata più a Sud nella storia della Lega, sia pure dietro la controfigura di qualcuno colorato di azzurro. Ma tra uomini adulti e nel caso di specie anche di “affari” tutto può essere contemplato e razionalizzato. Come si perde allora? Con quali uscite politiche ma anche mediatiche di sicurezza? Inevitabile mettere sul tavolo già da oggi le “fidejussioni” più credibili. Il secondo posto comunque così da entrare in consiglio regionale? E chi è in grado di garantire con questi chiari di luna almeno il secondo posto? Ma poi, può essere il “semplice” ingresso a Palazzo Campanella lo “zuccherino” adrenalinico per un imprenditore del calibro di Florindo Rubbettino? Dalla Fiera del Libro di Torino alle sedute di commissione con Arruzzolo e Tallini (con tutto il rispetto, sia ben chiaro, per due nomi presi a caso?). Oppure Zingaretti ha messo sul piatto il probabilissimo voto politico anticipato e c’è un seggio blindato per Rubbettino pronto, giusto il tempo di farsi questa “passeggiata” preliminare dietro le urne di Calabria? O magari c’è dell’altro ancora nel “piatto” dell’offerta, persino di altra natura e non per forza esclusivamente politica? Entro domenica si saprà. Si conoscerà la risposta “editoriale” di Florindo Rubbettino. Il capostipite dello storico marchio editoriale sul quale nome molto ha lavorato e sospinto Agazio Loiero. Lui sì che ricorda bene le rievocazioni che è capace di suscitare il solo nome di Rubbettino in campo. E ricorda ancora meglio, l’ex governatore, quando da Soveria Mannelli se la battagliavano i primi anni e non senza bestemmie contro un altro marchio che poi negli anni ha preso altre strade, quello di Abramo. Grafiche e stampa di Soveria Mannelli contro grafiche e stampa di Catanzaro. Ci si contendeva la generosssima commessa della stampa del Bur (allora si chiamva così) della Regione Calabria. Bei soldini. La spuntava sempre Abramo. E il fondatore del marchio di Soveria si arrabbiava e non capiva il perché. Ironia della (poca) sorte oggi le due griffe potrebbero affrontarsi nuovamente, stavolta dietro le urne. Stavolta non per la stampa del Burc (oggi si chiama così e non serve quasi nemmeno più stamparlo) ma per la Regione intera. Per il comando. Certo oggi è cambiato quasi tutto da quelle disfide industriali memorabili nel campo dell’editoria di Calabria. E i ruoli sul piano generale si sono persino invertiti. Solo il risultato, ora come allora e per strani giochi del destino, rischierebbe di ripetersi…
I.T.